Cronaca

Firma cremonese tra i 130 tecnici
contrari a limitare le Zone 30

E' quella di Filippo Bonali, referente tecnico Fiab Cremona ed estensore del Biciplan cittadino

Filippo Bonali, ingegnere ambientale, estensore del Biciplan del Comune di Cremona e referente dell’area tecnica di Fiab Cremona, è tra i 130 tecnici che hanno firmato una lettera aperta contro la recentissima dirrettiva del Ministero dei Trasporti che limita l’istituzione delle Zone 30 nei Comuni. Architetti, ingegneri, urbanisti, economisti che lavorano nelle città, in aziende di consulenza.

Filippo Bonali

“Come tecnici ed esperti da anni impegnati sui temi della pianificazione e della progettazione della mobilità e dei trasporti con specifica attenzione alle aree urbane, esprimiamo la nostra profonda preoccupazione per l’involuzione che il nostro paese sta subendo e che lo allontana sempre più dalle scelte attuate da tutti i paesi dell’Unione Europea e dalla comunità internazionale”, si legge in un passaggio.

In base a quando previsto nel documento, le eventuali deroghe al limite  dei 50 km/h “devono essere perimetrate in relazione a strade o tratti di strada tassativamente individuati, nonchè giustificati laddove sussistano particolari condizioni che giustificano l’imposizione di limiti diversi”.

Ad esempio, in base al tasso di incidentalità, alla presenza di ospedali, scuole, asili, centri sportivi, o esigenze temporanee.

La direttiva voluta dal minstro Salvini nasce come risposta all’introduzione del limite dei 30 all’ora a Bologna su circa il 70% dell’estensione cittadina; tra i firmatari della lettera aperta che ne contesta le motivazioni, c’è lo staff tecnico della Città Metropolitana di Bologna ma soprattutto liberi professionisti come Stefano Boeri e Marco Ponti.

“Ha fatto bene il sindaco di Bologna Lepore a far notare che vogliono sommergere di burocrazia le città. Invece di pensare di riordinare il codice della strada – afferma Filippo Bonali  – la direttiva va a tarpare le ali a chi prova a fare sicurezza“, sottoscrivendo le posizioni già espresse dal presidente di Fiab Cremona Piercarlo Bertolotti sulla necessità di pensare a “Città 30” più che a “Zone 30”.

“A Cremona – aggiunge – abbiamo troppi cartelli che parlano di limite 30 ma quasi nulla che davvero impedisca ad un’ auto di accelerare a dismisura. Ha ragione l’assessore Pasquali a dire che servono modifiche strutturali alle strade. Tanti passaggi pedonali andrebbero protetti e illuminati di più e vediamo quanti  marciapiedi vengono sormontati da auto. Se le strade fossero adeguate, a cominciare dalle zone scolastiche, si potrebbero forse liberare agenti della Polizia Locale che oggi sono costretti a fare da protettori degli attraversamenti”.

IL CONTENUTO DELLA LETTERA APERTA A SALVINI – “Con l’emanazione della “Direttiva sulla disciplina dei limiti di velocità nell’ambito urbano ai sensi dell’art.142 del Nuovo Codice della Strada” il Ministro si è infatti opposto in modo esplicito all’iniziativa assunta dal Comune di Bologna di applicare su un’ampia parte (70%) delle strade comunali il limite di velocità di 30 km/h (Città 30).

Si tratta di una posizione poco comprensibile, non basata su alcuna evidenza tecnica o sperimentale, che si pone in netto contrasto con quanto viene suggerito dai massimi istituti sovranazionali come l’OMS e il Parlamento Europeo, oltre che dal Piano Nazionale della Sicurezza Stradale dello stesso MIT, e che ignora quanto è da tempo ampiamente praticato con risultati innegabilmente positivi in molte altre città nel mondo.

Contemporaneamente il MIT si è fatto portatore delle modifiche al Codice della Strada attualmente in discussione in Commissione Trasporti, in particolare per le parti destinate a depotenziare le norme sulla ciclabilità introdotte dalla legge 120/2020, comprese le strade ciclabili, le corsie ciclabili, gli attestamenti avanzati e il doppio senso ciclabile.

Anche in questo caso si tratta di una posizione priva di qualunque giustificazione tecnica, che non tiene conto dell’esperienza di moltissime realtà estere e che dimentica che, da quando sono stati introdotti, questi dispositivi hanno consentito al nostro paese di compiere significativi progressi verso il recupero della ciclabilità come modo di trasporto alternativo.

È inoltre opportuno sottolineare come gli interventi citati, in diversi casi, sono stati in tutto o parzialmente finanziati con fondi del PNRR per la Missione 2-Rivoluzione verde e transizione ecologica- in capo allo stesso MIT; ne consegue che le ventilate modifiche alla normativa vigente comporterebbero una ridefinizione dei progetti in atto e delle risorse, pena la mancata erogazione dei finanziamenti da parte del Programma NEXT Generation EU”.

Vengono poi evidenziate le statistiche sulla maggiore incidentilità legata alla velocità in area urbana e le direttive europee in materia. Tra le richieste dei 130 tecnici, “che il Ministero non solo non contrasti, ma agevoli l’iniziativa di Bologna e delle altre città che intendono adottare il modello di Città 30, che possono costituire un importante esperimento sulla cui base formulare norme e indirizzi in modo più corretto e informato; che non si riduca ma anzi si ampli la possibilità di utilizzare sistemi avanzati di telecontrollo delle infrazioni, compreso il limite dei 30 km/h in ambito urbano; che si emani una normativa nazionale sui dispositivi di moderazione del traffico, sulla base di quanto sperimentato dai paesi che presentano tassi di incidentalità e mortalità stradale ben inferiori a quello italiano. gbiagi

 

 

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...