Bloccarono il lavoro alla Prosus
per 2 giorni, 20 operai a giudizio
Mentre i lavoratori della Prosus sono nuovamente sul piede di guerra, ormai da mesi, “contro il sistema di appalti e cooperative all’interno dell’azienda”, è approdato in aula il processo relativo ad una protesta con cui un gruppo di lavoratori, una ventina, aveva, nel 2019, bloccato per due giorni il lavoro dell’azienda, provocandole un danno, come ha detto l’allora presidente in carica Gianfranco Caffi, di 300mila euro.
Secondo la procura, il 22 e 23 maggio i lavoratori imputati avrebbero, con un presidio di protesta, impedito fisicamente l’entrata e l’uscita degli automezzi carichi di carne, stazionando vicino al varco di accesso al cantiere attiguo all’azienda Cooperativa Produttori Suini Pro-Sus, costringendo Gianfranco Caffi, l’allora presidente del Cda dell’azienda, a incontrare il delegato sindacale Roberto Montanari e a firmare un accordo con il quale si impegnava a sottoscrivere un nuovo appalto di servizi, con fornitore diverso dalla cooperativa “3T”, che garantisse la riassunzione di 19 lavoratori che non erano stati riconfermati dalla cooperativa.
“Era la mattina del 22 maggio 2019 quando sono stato avvisato che era in atto occupazione dell’azienda da parte di alcune persone, e che questo impediva lo svolgimento dell’attività aziendale” ha raccontato Caffi, seduto al banco dei testimoni.
I manifestanti, circa una 40ina, comprese donne e bambini familiari degli operai, si erano schierati in diverse zone dell’azienda, come ha ricostruito uno dei poliziotti della digos intervenuti sul posto. Il gruppo più sostanzioso era all’interno e bloccava l’ingresso carraio principale, con un sit in. Un altro gruppo impediva l’accesso all’ingresso di carico merce, mentre un ultimo gruppo bloccava l’ingresso posteriore, dove accedevano i camion che portavano gli animali.
Una volta appurata la situazione, Caffi aveva chiamato le forze dell’ordine: “In quelle condizioni non era possibile lavorare” ha sottolineato. “In seguito a questa azione l’azienda ha subito un danno economico importante”. La situazione si è sbloccata solo quando, il giorno dopo, Caffi ha incontrato le i delegati, che lo hanno, secondo l’accusa, costretto ad accettare le condizioni imposte dal rappresentante sindacale, siglando una bozza di accordo tra Prosus e sindacato di base. “Mi sono impegnato a sensibilizzare la cooperativa affinché riassumesse i dipendenti licenziati” ha detto ancora Caffi al giudice.
Al banco dei testimoni anche il delegato sindacale Roberto Montanari (Usb logistica), che ha raccontato come la situazione dei lavoratori fosse critica: “Si volevano unire una serie di rivendicazioni, in quanto c’erano una serie di lavoratori interinali che con il nuovo appalto non erano stati riassunti. Ma vi sono anche altri problemi, legati al mancato riconoscimento di diverse cose. Il problema di fondo è il sistema malato degli appalti”.
Le indagini della Digos, come è emerso in aula, si sono basate sulla visione delle immagini girate dalla polizia scientifica intervenuta sul posto, grazie alle quali è stato possibile identificare i manifestanti. Dopo aver sentito le testimonianze, il processo è stato rinviato al 14 giugno, per le ultime testimonianze e la discussione finale. LaBos