Cronaca

Maxi frode ai danni dell'Ue:
un arresto anche a Cremona

C’è anche un cremonese, finito agli arresti domiciliari, tra le 24 persone raggiunte da un’ordinanza cautelare personale nell’ambito di una maxi operazione della Guardia di Finanza di Venezia, che ha portato alla disarticolazione di un’organizzazione criminale dedita alla frode, nei confronti dell’Unione Europea, nell’ambito dei finanziamenti del Pnrr.

L’uomo, un 41enne con precedenti per riciclaggio e ricettazione, era rappresentante legale di una delle società fittizie che hanno chiesto finanziamenti indebiti, asserendo di possedere i requisiti di legge, che invece non aveva. L’accusa, nei suoi confronti, è di truffa e false comunicazioni sociali.

Tra gli arrestati, otto persone sono finite in carcere, 14 agli arresti domiciliari e due hanno ricevuto l’interdizione a svolgere attività professionale e commerciale. Nell’ambito dell’operazione sono stati sequestrati 600 milioni di euro.

Le Fiamme Gialle – che hanno agito con il coordinamento del giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma, Mara Mattioli, su richiesta del Procuratore Europeo Delegato, Donata Patricia Costa – sono entrate in azione nella mattinata di giovedì in diverse regioni (Veneto, Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Lazio, Campania e Puglia), anche con l’ausilio di unità cinofile “cash dog”. Le operazioni hanno interessato diversi Paesi europei, con il coinvolgimento delle forze di polizia slovacche, rumene e austriache.

Le attività di frode attribuite al sodalizio criminale, con il coinvolgimento di svariati prestanome e l’ausilio di quattro professionisti, hanno in una prima fase riguardato iniziative progettuali per decine di milioni di euro, finanziate a valere sul Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), nell’ambito della Digitalizzazione, Innovazione e Competitività nel sistema produttivo. Progetti che in realtà non sono mai stati avviati.

Ma la frode del Pnrr è solo la punta dell’iceberg dell’attività dell’organizzazione. Gli investigatori hanno infatti scoperto come, utilizzando spesso le stesse società, il gruppo criminale fosse dedito anche alla creazione di crediti inesistenti nel settore edilizio (bonus facciate) e per il sostegno della  capitalizzazione delle imprese (Ace), per circa 600 milioni di euro.

Non è tutto: le attività di polizia giudiziaria hanno consentito altresì di individuare, mediante l’uso della tecnica del “follow the money”, le condotte ritenute di riciclaggio e autoriciclaggio di ingenti profitti illeciti attuate attraverso un complesso reticolato di società fittizie costituite ad hoc anche in Austria, Slovacchia e Romania. Per ricostruire i flussi finanziari illeciti gli investigatori hanno approfondito oltre 100 segnalazioni di operazioni sospette (provenienti anche da Financial Intelligence Unit estere) che, insieme all’acquisizione di documenti e indagini bancarie, hanno consentito di individuare i presunti promotori, i partecipi e gli agevolatori del sodalizio criminale, con i differenti ruoli ricoperti da ognuno.

A valle di questi, si è individuato quindi un altrettanto raffinato apparato di riciclaggio, agevolato anche dall’utilizzo di tecnologie avanzate (come Virtual Private Network, server cloud dislocati in Paesi poco collaborativi, cryptoasset, specifici software di intelligenza artificiale per aumentare la velocità di produzione dei documenti falsi) e di società di cartolarizzazione dei crediti al fine di occultare e proteggere, da un lato, l’illegale business del sodalizio da eventuali controlli posti in essere dalle forze di polizia e, dall’altro, trovare nuove modalità di monetizzazione dei crediti inesistenti.

Tra i valori sottoposti a sequestro, spiccano appartamenti e ville signorili, importanti somme in criptovalute, orologi di alta fascia (Rolex), gioielli (Cartier), oro e auto di lusso (tra cui Lamborghini Urus, Porsche Panamera e Audi Q8).

Laura Bosio

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