Cronaca

Fuggì a Parigi dopo "lo sfregio"
Tradito dal selfie sotto l'Arco

L'imputato deve rispondere del reato di sfregio permanente. Il pm ha chiesto 5 anni e 4 mesi

Il caso dell’aggressione avvenuta attorno alle 22,30 del 4 settembre scorso in piazza Roma a Cremona ai danni di un 46enne italiano, ferito al volto con il coccio di una bottiglia di birra, aveva destato clamore in città e innescato diverse polemiche sul tema della sicurezza. Dopo il fatto, l’autore del gesto, Said, tunisino di 23 anni, incensurato, era fuggito a Parigi da amici e durante il soggiorno si era fatto un selfie sotto l’Arco di Trionfo, uno dei maggiori simboli della Ville Lumière.

Gli agenti della Questura di Cremona, però, anche grazie ai rapporti di cooperazione internazionale di polizia, aveva sempre tenuto monitorata l’analisi dei social network, e proprio grazie a quel selfie era stato possibile rintracciare il tunisino e rendere esecutivo il mandato di arresto europeo emesso dal tribunale di Cremona. Dopo 24 giorni in carcere a Parigi, Said era stato rimpatriato in Italia.

L’avvocato Giribaldi

Oggi il ragazzo, assistito dall’avvocato Stefania Giribaldi, è comparso davanti al gup per essere giudicato con il rito abbreviato per il reato di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso. Per l’imputato, il pm ha chiesto 5 anni e 4 mesi di reclusione per lo sfregio permanente, mentre il difensore ha puntato sulla “provocazione” e ha chiesto di derubricare il reato in quello più lieve di lesioni. Il giudice non ha deciso: ha disposto di sentire la presunta vittima e chiesto l’acquisizione dei documenti medici per valutare l’entità delle lesioni, con rinvio al 18 settembre.

La scena dell’aggressione era stata ripresa dalle immagini di videosorveglianza del centro cittadino. Quella sera l’imputato era in piazza Roma con amici quando aveva notato la presenza del 46enne, che conosceva. Il tunisino lo aveva raggiunto e tra i due, per motivi sentimentali legati ad una ex, era scoppiata una lite. Secondo la ricostruzione, al culmine della discussione, l’italiano avrebbe sferrato una testata al tunisino, che nel colpo aveva perso un incisivo, e a quel punto il 23enne gli aveva scagliato contro un coccio di bottiglia. L’italiano ha ammesso di aver cercato di dare una testata al rivale, ma ha sostenuto di non averlo colpito, mentre la difesa del tunisino sostiene che il 46enne non era stato sfregiato al volto con il coccio, ma solo ferito al mento. “Una ferita da tre punti di sutura”, ha minimizzato l’avvocato Giribaldi, che ha chiesto di far cadere l’accusa di sfregio permanente e di considerare la provocazione, in quando ad iniziare la lite sarebbe stato proprio il 46enne. “Un conto”, ha detto il legale, “è prendere un coccio di bottiglia e lanciarlo, un altro è prenderlo come fosse un coltello per sfregiare una persona”.

Sara Pizzorni 

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