Il Tar Lombardia sospende
l'apertura della stagione di caccia
Il Tar Lombardia ha accolto la richiesta di sospensiva presentata giovedì scorso da alcune associazioni ambientaliste. L’inizio della caccia all’avifauna, infatti, è stato spostato al 2 ottobre, così come da indicazioni Ispra. Il Tar di Milano ha quindi sospeso il calendario deciso da Regione Lombardia due mesi fa e accogliendo il ricorso di diverse associazioni ambientaliste quali Lac, Wwf, Lndc, Lipu, Lav.
Per queste associazioni l’apertura della caccia al 15 settembre, secondo la Direttiva Uccelli europea, l’Ispra e la stessa legge quadro 157, «pregiudica la conservazione di moltissime specie ancora alle prese con le cure della prole». Regione Lombardia in una nota precisa che il decreto del Tar è limitato all’avifauna: è quindi possibile cacciare lepri, minilepri, conigli selvatici, volpi e cinghiali.
“Una decisione – secondo l’assessore all’Agricoltura Alessandro Beduschi – che lascia increduli e che penalizza profondamente i cacciatori lombardi e l’intera amministrazione regionale, che aveva presentato un calendario equilibrato”.
“Contestare il nostro provvedimento, adottato oltre due mesi fa, a ridosso dell’apertura della stagione venatoria – aggiunge -, è un chiaro tentativo di arrecare il massimo danno possibile, senza nemmeno entrare nel merito dei contenuti del calendario”.
“L’amministrazione regionale – promette Beduschi – non si fermerà qui, in quanto continueremo a difendere con forza il diritto dei cacciatori lombardi e a sostenere un calendario venatorio che è frutto di un’attenta pianificazione e di equilibrio.
È però triste e per certi versi inaccettabile che un’attività che solo in Lombardia impegna decine di migliaia di cittadini che pagano regolarmente le licenze e che hanno dei diritti costituzionali, sia in balia di tecnicismi burocratico giudiziari”.
Da ricordare anche l’appello alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Regione, Ispra, commissario alla Psa, lanciato dal Wwf che chiede di sospendere le trasferte dei cacciatori in altri ambiti di caccia per evitare il rischio di diffusione della Peste suina: sono infatti centinaia i cacciatori che si recano a caccia nelle province dove ci sono focolai di Psa e che potrebbero inconsapevolmente trasformarsi in vettori della malattia. La stessa Coldiretti chiede “senso di responsabilità da parte di tutti per salvaguardare un comparto strategico per il settore agroalimentare italiano”.