Tamoil: niente più cause con
Flora e Dopolavoro Ferroviario
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Sotterrata l’ascia di guerra tra l’ex raffineria Tamoil e le due società cremonesi Flora e Dopolavoro Ferroviario. Sia Flora che Dopolavoro hanno rinunciato alle cause in corso. Lo scorso maggio la Corte d’appello di Brescia aveva dato ragione a Tamoil, che non doveva risarcire la Flora con 67.000 euro, ribaltando la sentenza del tribunale di Cremona relativa al risarcimento di quella somma calcolata come la differenza delle maggiori spese sostenute dalla società per l’acqua pubblica attinta dall’acquedotto tra il 2007 e il 2009. Ma per utilizzare l’acqua pubblica ci voleva la concessione e la società cremonese non aveva prodotto il provvedimento. Dunque niente risarcimento.
Quando scoppiò il caso Tamoil si fecero i rilievi per stabilire l’inquinamento da idrocarburi, e per la Flora emerse che la piscina era contaminata, e di conseguenza il sindaco firmò l’ordinanza con la quale vietava alle canottieri l’utilizzo dei propri due pozzi. E dunque si passò all’utilizzo dell’acquedotto pubblico, con bollette più salate. Scattò la causa contro Tamoil e il tribunale di Cremona diede ragione alla società. Ma a maggio l’Appello ha ribaltato tutto. Per l’utilizzo delle acque pubbliche è necessario un provvedimento concessorio rilasciato dall’autorità competente. Ora la questione è chiusa in via definitiva.
Niente causa anche da parte del Dopolavoro Ferroviario, grazie ad un accordo raggiunto con Tamoil sulla strada di accesso alla società di proprietà della raffineria. Nel civile, restano aperti invece due fronti: i risarcimenti chiesti dalla Bissolati e dal ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica. L’obiettivo della Bissolati, convinta del “malfunzionamento” della barriera idraulica, è quello di ottenere un risarcimento per i danni subiti. A luglio la Cassazione aveva dato ragione alla società, respingendo il ricorso promosso da Tamoil Italia e Tamoil Raffinazione, secondo cui competente era il giudice amministrativo.
Ora una causa per il risarcimento danni a Tamoil l’ha intentata il ministero, dopo 12 anni di silenzio.
Sara Pizzorni