Stagione d'Opera, il 12 dicembre
al Ponchielli in scena "Rigoletto"
La Stagione d’Opera del Teatro Ponchielli prosegue con Rigoletto di Giuseppe Verdi, in scena giovedì 12 dicembre (ore 20 e in replica il 14 dicembre ore 15.30). Prima opera del Verdi maturo, segna un nuovo percorso che sfocia nella “trilogia popolare”, insieme a Il trovatore e La traviata.
Questo nuovo allestimento porta la firma di Matteo Marziano Graziano, giovane regista d’opera d’avanguardia con sede a Berlino, noto per il suo approccio artistico innovativo e trasformativo. Con una profonda conoscenza della performance contemporanea, delle installazioni artistiche e del teatro musicale sperimentale, Graziano si è affermato come coreografo queer visionario, regista teatrale, performer e artista interdisciplinare. Sul podio il M° Alessandro D’Agostini, reduce dal grande successo della sua interpretazione di Madame Butterfly nella passata stagione.
LA TRAMA
Rigoletto, gobbo buffone di corte, tenta disperatamente di mantenere segreta l’esistenza della figlia Gilda ai cortigiani, molti dei quali desiderano vendicarsi di lui per le sue beffe crudeli. Gilda, ignara delle insidie del mondo che la circonda, si è innamorata del frivolo e incostante Duca di Mantova, credendolo un povero studente. Il Duca, con astuzia e inganno, si è introdotto nella casa di Rigoletto per corteggiare appassionatamente Gilda, sfruttando la sua innocenza e ingenuità. In seguito, i cortigiani del Duca rapiscono Gilda, credendola l’amante di Rigoletto e la conducono a corte.
Gilda, sedotta e tradita dal Duca, cade in preda alla disperazione, mentre Rigoletto, consumato dalla collera e dal dolore, giura di vendicarsi del torto subito. Per questo, ingaggia un sicario, Sparafucile, affinché uccida il Duca. Tuttavia, in un tragico colpo di scena, Gilda, ancora innamorata del Duca nonostante tutto, si sacrifica al suo posto, sostituendosi a lui e morendo pugnalata.
DENTRO LA STORIA
Rigoletto è un personaggio complesso, il cui corpo disabile lo rende oggetto di scherno e di emarginazione. La sua condizione fisica non risponde ai canoni della normalità e dell’accettabilità sociale, costringendolo a vivere come un reietto in un mondo crudele. Per sopravvivere, Rigoletto sfrutta la sua disabilità, trasformandola in un macabro spettacolo che diverte e disgusta la corte del Duca. Questo compromesso gli permette di essere incluso come membro della corte, ma al prezzo della propria dignità e umanità.
Intrappolato in questa morsa sociale, Rigoletto oscilla tra la vergogna di sé stesso, l’iper-protezionismo nei confronti della figlia Gilda, e un profondo desiderio di vendetta contro il Duca, che considera il responsabile della sua sofferenza. Il concept di Rigoletto si articola attorno al tema della Spaccatura, che emerge con forza in ogni aspetto dell’opera, dai personaggi alle scene, fino ai costumi. Il termine Spaccatura, che deriva dal longobardo spahhan, significa fendere, creare crepe in qualcosa.
Verdi, con quest’opera, pone una luce critica su una società profondamente guasta, corrotta e divisa, dove l’assenza di moralità nei confronti delle donne, la mancanza di compassione verso i corpi diversi, e la ricerca sfrenata del potere personale a costo della corruzione e dei favoritismi, rivelano un mondo in cui i valori umani sono stati irrimediabilmente compromessi.
LA PRODUZIONE
Il concept della produzione non vuole essere un semplice atto di denuncia, ma piuttosto un invito a una riflessione profonda sulla nostra società contemporanea, sui nostri angoli ciechi e sulle crepe che ancora oggi dobbiamo sanare. In questa interpretazione, la Spaccatura diventa non solo un tema narrativo, ma anche un elemento visivo e simbolico che permea l’intera messa in scena.
Le scenografie, progettate da Francesca Sgariboldi, giocano con linee spezzate e trasparenze, creando un’atmosfera di tensione e di incertezza che riflette l’animo tormentato dei personaggi. I costumi di Laurent Pellissier, realizzati con materiali di riciclo e tecniche di upcycling quali il patchwork e il boro-boro giapponese, accentuano questa divisione, utilizzando forme e colori che separano nettamente il mondo della corte, opulento e decadente, da quello di Rigoletto, oscuro e deformato.
Anche le luci di Cristian Zucaro contribuiscono a sottolineare le fratture emotive e morali dell’opera, con giochi di ombre e tagli di luce che amplificano il senso di disagio e alienazione (Note di regia di Matteo Graziano Marziano).