Cronaca

Botte nel matrimonio combinato
Marito condannato a tre anni

Lui, l’imputato, è un indiano di 33 anni. E’ a Cremona da quando ne aveva dieci. Nel 2018 i suoi genitori, come da tradizione, lo avevano fatto sposare in India con una connazionale di 32 anni. Un matrimonio combinato. La coppia non si era nemmeno mai vista, se non in foto. Nel marzo del 2022 lei lo aveva raggiunto a Cremona. Il 33enne è finito a processo per maltrattamenti e oggi è stato condannato ad una pena di tre anni, uno in più di quanto aveva chiesto il pm onorario.

L’imputato, assistito dall’avvocato Raffaella Parisi, parla bene l’italiano e lavora come bergamino. La moglie, invece, ha dovuto testimoniare affiancata da un’interprete. In aula la 32enne aveva raccontato che all’inizio andava tutto bene, ma poi erano iniziati i problemi. “Litigavamo spesso e ci insultavamo a vicenda“, aveva detto la vittima, che aveva riferito che i litigi con le violenze fisiche erano successi quattro volte in tutto.

Il marito, complice l’alcol e l’assunzione di stupefacenti, l’aveva afferrata per il collo e presa a sberle e per i capelli. “Una volta mi ha anche dato un calcio e picchiata con la scarpa sulla pancia”, aveva riferito l’indiana. E lui l’aveva anche minacciata. A sedare le liti intervenivano spesso il fratello dell’imputato e sua moglie, che vivevano nello stesso condominio.

Il 24 luglio del 2023, la donna aveva sporto denuncia ed era stata trasferita in una casa protetta. “Ho continuato a sperare che le cose cambiassero”, aveva riferito lei, “ma non mi andava più di soffrire“.

“Con lei non andava mai bene niente”, si era difeso l’imputato, che aveva negato di aver colpito la moglie. Anzi: l’uomo aveva detto di essere stato graffiato dalla donna al culmine di uno dei frequenti litigi. “Non eravamo in sintonia, non andavamo d’accordo. Avevo dieci anni quando sono arrivato a Cremona. La pensiamo in due modi diversi, abbiamo due culture differenti“.

I due non vivono più insieme ma sono ancora marito e moglie.

Nella requisitoria, il pm onorario ha parlato di un “quadro conflittuale di un rapporto nato nel matrimonio combinato”, e che l’imputato, “dedito all’uso di alcol e droghe, diventava violento con la moglie”. La difesa, invece, ha puntato sulle “differenze culturali” della coppia, “con mentalità differenti”.

“La vittima”, ha detto l’avvocato Parisi, ha riferito di sporadiche discussioni”. “I litigi sono stati solo tre e anche lui aveva chiamato le forze dell’ordine. “La moglie”, ha sostenuto il legale, “non si è allontanata per paura, ma perchè il matrimonio le stava stretto. Ciò che è successo è da attribuire a conflitti di coppia lungi dall’essere maltrattamenti, ma fatti sporadici”. Il giudice, però, non è stato del medesimo avviso. La difesa ricorrerà in Appello.

Sara Pizzorni

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