Morto di malaria: risarciti
i genitori di Lorenzo Pagliari
Sarà risarcito anche il collega di lavoro che come Lorenzo si era ammalato di malaria. La difesa valuta riti alternativi. Non è escluso un patteggiamento

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Sono stati risarciti, Amos e Cristina, i genitori di Lorenzo Pagliari, il 38enne cremonese specialista elettronico dell’Ocrim, stroncato dalla malaria dopo un viaggio di lavoro in Camerun. La coppia, assistita dagli avvocati Davide Barbato, di Cremona, e Nicola Gaudenzi, di Milano, che hanno parlato di un “congruo risarcimento”, esce quindi dal procedimento per omicidio colposo contro Alberto Antolini, amministratore delegato dell’azienda cremonese di via Massarotti, specializzata nella fornitura di impianti molitori, mangimifici e lavorazioni di cereali, della società Ocrim spa, e del medico del lavoro Nicoletta Bussacchini.
Sarà risarcito anche il collega di lavoro di Lorenzo, in questi giorni all’estero, che un giorno prima del 38enne era finito nel reparto di Malattie infettive dell’ospedale per malaria. Ora la difesa Ocrim, rappresentata dall’avvocato Marco Gamba, e quella del medico del lavoro con l’avvocato Lariana Sagrini, stanno valutando di chiedere al gup riti alternativi. Non è escluso che si vada ad un patteggiamento. Lo si deciderà nell’udienza del prossimo 5 maggio.

Per gli imputati, il pm Davide Rocco aveva già chiesto il rinvio a giudizio per il decesso, attribuito alla malaria, di Pagliari, morto nel reparto di Terapia Intensiva del Maggiore il 31 dicembre dell’anno scorso, e di lesioni gravissime nei confronti del collega di lavoro, anche lui di ritorno dal Camerun.
Per la procura, l’azienda non avrebbe correttamente seguito tutte le disposizioni di sicurezza per i due dipendenti in trasferta in Africa che prima di partire non si erano sottoposti alla profilassi anti malarica. Profilassi non obbligatoria, ma consigliata in quelle zone dell’Africa dove il rischio di infezione è presente tutto l’anno. Lorenzo era rientrato dal Camerun il 13 dicembre. A Natale aveva accusato i primi sintomi che il 30 dicembre, un giorno prima di morire, lo avevano portato al ricovero. Quella che lo aveva colpito era stata una forma di malaria particolarmente aggressiva.

Lorenzo aveva soggiornato in Camerun dal 21 novembre al 13 dicembre del 2013, mentre il collega dall’8 al 21 dicembre. Al loro rientro, secondo l’accusa, non sarebbero stati fornite “precise indicazioni o istruzioni operative da parte del datore di lavoro e del medico aziendale relative al monitoraggio dei lavoratori trasfertisti al rientro da un paese a rischio malaria, nonchè di una specifica informazione in merito”.

Nel documento di valutazione rischi redatto e sottoscritto il 6 settembre del 2023, ci sarebbe stata “una omissione di valutazione dei rischi per i lavoratori in trasferta nei Paesi a rischio di malattie infettive endemiche”, così come sarebbe stata omessa “la predisposizione di adeguate procedure operative allo scopo di fornire ai lavoratori presidi inerenti le misure di prevenzione e sulle misure organizzative, procedurali e igieniche da adottare al fine di evitare, prevenire e ridurre l’esposizione ai rischi correlati alla presenza di patogeni endemici, nella fase preparatoria alla trasferta, durante lo svolgimento della trasferta, nonché nei periodi successivi del ritorno nel paese di origine, con conseguente sorveglianza sanitaria dei lavoratori”.

“Non vogliamo vendetta, ma solo giustizia, perchè morire di malaria oggi è una cosa assurda”, avevano detto a suo tempo i genitori di Lorenzo, che vorrebbero realizzare iniziative in ricordo del loro amato figlio. “Speriamo”, si erano augurati, “che si riesca ad avere giustizia anche nei confronti di tutti lavoratori e che non succeda mai più quello che è successo a Lorenzo“.
Sara Pizzorni