Cronaca

"Macchè estorsione! I soldi della
schedina mi spettavano di diritto"

L'imputato, un 29enne accusato di estorsione nei confronti di un amico dell'oratorio, si è difeso, negando le minacce e sostenendo di aver agito in piena correttezza

“Non l’ho mai minacciato, nè danneggiato in alcun modo. Gli ho chiesto solo i soldi della vincita della schedina che mi spettavano di diritto, ma sempre con rispetto. Siamo sempre stati amici, lui era nel nostro gruppo in oratorio, era in compagnia con noi, io ero l’unica persona che lo difendeva, non mi sarei mai aspettato mi trascinasse in tribunale“.

Così si è difeso oggi il 29enne straniero nato a Cremona accusato di estorsione per aver approfittato della fragilità della presunta vittima, un 30enne cremonese amico di oratorio, per farsi consegnare del denaro. Somme via via crescenti, fino ad arrivare ad un ammontare complessivo di 20.000 euro. I fatti contestati vanno dalla fine del 2019 a luglio del 2022.

L’avvocato Tabaglio

I due ragazzi abitavano nello stesso quartiere e si erano conosciuti all’oratorio San Francesco del quartiere Zaist. Inizialmente l’imputato avrebbe chiesto piccole somme per urgenze momentanee, ma poi le richieste sarebbero diventate sempre più costanti e consistenti, con chiamate quasi tutti i fine settimana. Il 30enne, che aveva già testimoniato in aula, si sarebbe lasciato intimorire. “Gli dicevo di sì perchè mi faceva paura”, aveva detto.

Oggi l’imputato, assistito dall’avvocato Massimo Tabaglio, ha spiegato il 30enne andava a giocare la schedina per un gruppetto di ragazzi dell’oratorio. “Andava lui perchè gli altri erano tutti minorenni e io non potevo andare nella sala scommesse perchè mio padre non voleva. Per la schedina avevo messo 30 euro e ne avevo vinti 1.200. Lui, però, mi aveva confessato che non era andato a giocare, e quindi avevamo concordato che mi dovesse restituire 700 euro. Ma non me li ha mai dati. Diceva che doveva fare dei lavori in casa, ma l’ho visto in giro con l’auto nuova. Sapevo anche che doveva dei soldi ad altri ragazzi nel giro delle scommesse“.

L’avvocato Spampinato

I genitori del 30enne si erano accorti che qualcosa non andava dall’estratto conto della banca che indicava numerosi prelievi fatti dal ragazzo: 650, 550, 900, 850 euro, per un ammontare di 20.000 euro. “Mio figlio si è fatto prendere dalla paura”, avevano riferito i genitori nella scorsa udienza. “L’imputato lo ricattava, gli diceva che se non gli dava il denaro lui sarebbe andato a dire sia a noi che ad altre persone che mio figlio rubava i soldi in casa”.

Sulle numerose telefonate che il 30enne aveva ricevuto, oggi l’imputato ha spiegato che non lo aveva contattato per chiedergli i soldi, ma per organizzare i gruppi per le partite di calcetto. “Certo”, ha sottolineato l’imputato, “ogni tanto capitava che gli chiedessi quei 700 euro che mi doveva, ma non l’ho mai minacciato. In oratorio, come aveva detto anche il don, ero un punto di riferimento perchè cerco di avere un buon rapporto con tutti, sia con gli amici che sul lavoro.

Nel processo, il 30enne si è costituito parte civile attraverso l’avvocato Vito Alberto Spampinato. Il 26 marzo il giudice emetterà la sentenza. 

Sara Pizzorni

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