Anche due cremonesi a Roma
per il Giubileo dei diaconi

Anche due cremonesi hanno partecipato, dal 21 al 23 febbraio a Roma, al Giubileo dei Diaconi: Angelo Papa e Mario Pedrinazzi, i due diaconi permanenti di Castelleone, accompagnati dai propri famigliari.
Il Giubileo dei Diaconi è stato il quarto dei 36 eventi in programma in questo anno giubilare. Tre giorni di preghiera e riflessione cui hanno preso parte oltre seimila diaconi, provenienti da circa cento Paesi del mondo: tra questi, quasi 4mila diaconi permanenti dall’Italia, 1.300 dagli Stati Uniti, 656 dalla Francia, 350 dalla Spagna, 230 dal Brasile, 160 dalla Germania, 150 dal Messico.
Nel pomeriggio di venerdì 21 febbraio è stata offerta una catechesi, sul tema “Segni concreti di speranza nel ministero diaconale”, con condivisione di esperienze. Nella mattinata di sabato 22 febbraio all’auditorium Conciliazione si è svolto l’incontro internazionale dal titolo “Diaconi in una Chiesa Sinodale e Missionaria: per essere Testimoni di Speranza” e a seguire la possibilità del pellegrinaggio alla Porta Santa.
Diaconi permanenti e ordinandi diaconi si sono ritrovati sabato pomeriggio in Aula Paolo VI per un momento di confronto sulla testimonianza e il ruolo del diacono all’interno di una Chiesa sinodale e missionaria. Il cardinale Lazarus You Heung-sik, prefetto del Dicastero per il Clero, ha guidato l’incontro: «I diaconi sono uomini di comunione – ha detto –, ponti tra il sacerdozio ministeriale e il sacerdozio comune dei fedeli».
L’evento giubilare è culminato domenica 23febbraio con la Messa nella basilica di San Pietro. Il Papa, ricoverato al Gemelli, ha delegato a presiedere l’Eucaristia il vescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione. Durante la celebrazione in ventitré (due dal Brasile, sei dalla Colombia, uno dalla Francia, tre dall’Italia, tre dal Messico, due dalla Polonia, tre dalla Spagna, tre dagli Stati Uniti) hanno ricevuto l’ordine sacro del diaconato.
Monsignor Fisichella, prima di leggere il testo dell’omelia preparata dal Papa per il Giubileo dei diaconi, gli ha dedicato il suo pensiero: «Mi fa particolarmente piacere dover dare lettura dell’omelia che Papa Francesco avrebbe lui stesso comunicato a tutti quanti voi in questa domenica particolare. Nella celebrazione eucaristica, dove la comunione assume la sua dimensione più piena e più significativa, sentiamo Papa Francesco, benché in un letto di ospedale, vicino a noi, lo sentiamo presente in mezzo a noi. E questo ci obbliga a rendere ancora più forte, più intensa la nostra preghiera perché il Signore lo assista nel momento della prova e della malattia».
Diverse le sottolineature sul ministero del diaconato, colte nell’omelia. Anzitutto, il perdono, per il Papa, “è elemento indispensabile per ogni cammino ecclesiale e condizione per ogni convivenza umana”. “Per crescere insieme, condividendo luci e ombre, successi e fallimenti gli uni degli altri, è necessario saper perdonare e chiedere perdono, riallacciando relazioni e non escludendo dal nostro amore nemmeno chi ci colpisce e tradisce”, il commento all’esortazione di Gesù”: “Amate i vostri nemici”. Perdonare, allora, “vuol dire preparare al futuro una casa accogliente, sicura, in noi e nelle nostre comunità”. “Il diacono, investito in prima persona di un ministero che lo porta verso le periferie del mondo, si impegna a vedere – e ad insegnare agli altri a vedere – in tutti, anche in chi sbaglia e fa soffrire, una sorella e un fratello feriti nell’anima, e perciò bisognosi più di chiunque di riconciliazione, di guida e di aiuto”, il ritratto di Francesco sui protagonisti di questo appuntamento giubilare.
“Il lavoro gratuito che svolgete, dunque, come espressione della vostra consacrazione alla carità di Cristo, è per voi il primo annuncio della Parola, fonte di fiducia e di gioia per chi vi incontra”. Ha scritto ancora il Papa, nel testo dell’omelia letto da mons. Fisichella. “Accompagnatelo il più possibile con un sorriso, senza lamentarvi e senza cercare riconoscimenti, gli uni a sostegno degli altri, anche nei rapporti con i vescovi e i presbiteri, come espressione di una Chiesa impegnata a crescere nel servizio del Regno con la valorizzazione di tutti i gradi del ministero ordinato”. “Il vostro agire concorde e generoso sarà così un ponte che unisce l’Altare alla strada, l’Eucaristia alla vita quotidiana delle persone; la carità sarà la vostra liturgia più bella e la liturgia il vostro più umile servizio”, assicura Francesco.
“Allargare le vostre famiglie a chi è nel bisogno, là dove vivete”. È uno dei compiti dei diaconi, indicato nel testo dell’omelia preparata da Francesco per il Giubileo dei diaconi. “Dare senza chiedere nulla in cambio unisce, crea legami, perché esprime e alimenta uno stare insieme che non ha altro fine se non il dono di sé e il bene delle persone.
E ancora: “San Lorenzo, vostro patrono, quando gli fu chiesto dai suoi accusatori di consegnare i tesori della Chiesa, mostrò loro i poveri e disse: ‘Ecco i nostri tesori!’. È così che si costruisce la comunione: dicendo al fratello e alla sorella, con le parole, ma soprattutto con i fatti, personalmente e come comunità: ‘Per noi tu sei importante’, ‘Ti vogliamo bene’, ‘Ti vogliamo partecipe del nostro cammino e della nostra vita’. Questo fate voi: mariti, padri e nonni pronti, nel servizio, ad allargare le vostre famiglie a chi è nel bisogno, là dove vivete”. Secondo il Papa, la missione dei diaconi, “che vi prende dalla società per immettervi nuovamente in essa e renderla sempre più un luogo accogliente e aperto a tutti, è una delle espressioni più belle di una Chiesa sinodale e in uscita”. “Vivere ogni nostro ministero con un cuore umile e pieno di amore e ad essere, nella gratuità, apostoli di perdono, servitori disinteressati dei fratelli e costruttori di comunione”, l’invito finale.
Una parole dedicata ai diaconi Papa Francesco l’ha voluta riservare anche nel testo dell’Angelus che non ha potuto pronunciare: “Voi vi dedicate all’annuncio della Parola e al servizio della carità; svolgete il vostro ministero nella Chiesa con parole e opere, portando l’amore e la misericordia di Dio a tutti”, ha ricordato, proseguendo con l’invito: “Vi esorto a continuare con gioia il vostro apostolato e – come ci suggerisce il Vangelo di oggi – ad essere segno di un amore che abbraccia tutti, che trasforma il male in bene e genera un mondo fraterno. Non abbiate paura di rischiare l’amore!”.
Per i due diaconi permanenti cremonesi sono stati tre giorni molto intensi, contrassegnati dall’esperienza giubilare vissuta con le proprie famiglie e nei quali c’è stata anche una sincera e fruttuosa condivisione di vite e di esperienze diaconali.