Cronaca

Cittadinanza "Ius Sanguinis":
anche in provincia costa 600 euro

In diversi comuni del territorio si sta introducendo una nuova tassa per il riconoscimento della cittadinanza "ius sanguinis". "Negli ultimi anni abbiamo avuto molte richieste, che rischiano di intasare gli uffici comunali" ha commentato il sindaco di Sospiro Fausto Ghisolfi

600 euro per richiedere il riconoscimento della cittadinanza, più una cifra tra i 200 e i 300 euro per ogni ricerca storica in archivio: a tanto ammonta la tassa che nelle ultime settimane stanno introducendo diverse amministrazioni italiane, territorio cremonese incluso.
In stretta sintesi, si tratta di un contributo da versare per chiedere il riconoscimento della cittadinanza italiana per “ius sanguinis”, ossia per il fatto di avere tra i propri antenati un italiano.

Questo è stato possibile grazie ad un emendamento approvato a dicembre e presente nell’ultima legge di bilancio: un’eventualità considerata da molti salvifica, necessaria per arginare la valanga di domande arrivate negli ultimi anni in particolar modo dai paesi del Sud America come Brasile e Argentina, terra di emigrazione italiana tra la fine del 1800 e l’inizio del ‘900.
Domande che nel tempo hanno mandato in tilt gli uffici pubblici dei piccoli comuni e non solo, come confermato anche dal sindaco di Sospiro Fausto Ghisolfi

“La cittadinanza ottenuta grazie allo ‘iure sanguinis’ – ha commentato Ghisolfi – evidentemente apporta dei benefici alle persone che la richiedono: sono piuttosto numerose e talvolta intasano gli uffici comunali. Quello di cui ci siamo resi conto è che, dato il numero, l’incidenza e la frequenza delle domande, potrebbero esserci degli abusi, che noi non riusciamo naturalmente a valutare. Pertanto, l’introduzione di queste tariffe potrebbe creare anche un deterrente”.

Si pensi, per esempio, che proprio a Sospiro, che conta oggi poco più di 3.000 abitanti, solo nel 2024 le richieste di trascrizione della cittadinanza attraverso questo canale hanno superato la cinquantina.
Oltre alla tassa di 600 euro, i comuni hanno anche introdotto un contributo per le ricerche storiche d’archivio, sempre per la medesima ragione.

“Parliamo di certificazioni che riguardano persone nate all’inizio del ‘900 – ha proseguito a riguardo Ghisolfi – o, più spesso, nel XIXesimo secolo. Occorre, quindi, fare delle ricerche accurate e approfondite, con informazioni non sempre precise: i nomi talvolta non corrispondono o la data indicativa non combacia; sono delle indagini piuttosto complesse”.
Andrea Colla

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