Cronaca

"Ti taglio la gola e brucio tutto"
Minacciò don Codazzi, a processo

Un 30enne nigeriano è a processo per aver minacciato don Pierluigi Codazzi, responsabile della Casa dell’Accoglienza di Cremona, e Attilio, un ex dipendente. L’episodio risale alla notte tra il 21 e il 22 marzo 2020, in piena epoca Covid. All’ospite nigeriano era stato negato il permesso di rientrare oltre le 23, rifiuto che aveva fatto scattare una reazione violenta dell’imputato, che li aveva minacciati ripetutamente, dicendo che avrebbe tagliato la gola a loro e alle loro famiglie e che avrebbe dato fuoco a tutta la Casa dell’Accoglienza. L’imputato, accusato di minaccia aggravata dall’abuso di ospitalità, è difeso dall’avvocato Cristina Pugnoli.

Don Codazzi ha già rimesso la querela e oggi avrebbe dovuto testimoniare sui fatti, ma l’assenza dell’ex dipendente ha costretto il giudice a rinviare l’udienza al 5 giugno. In quella data si vedrà se anche Attilio rimetterà la querela o se invece il processo andrà avanti.

Una notte movimentata, quella trascorsa alla Casa dell’Accoglienza: la sera del 21 marzo alle 23, come raccontato all’epoca dei fatti nella denuncia di don Codazzi, l’imputato e un altro ospite avevano preteso di uscire per andare a comprare le sigarette al Carrefour, ma il don aveva ricordato loro il regolamento che obbligava tutti a rientrare entro le 23, altrimenti non avrebbero più potuto accedere nella struttura se non la mattina successiva. Don Codazzi aveva inoltre ricordato loro che per via delle disposizioni per il Covid non era il caso di uscire per dei motivi futili.

Don Codazzi

A quel punto il responsabile della Casa dell’Accoglienza era stato investito di insulti: “Prete di m…”, Figlio di …”, “Bastardo”. Poi erano arrivate le minacce di morte, con il 30enne che sosteneva che avrebbe bruciato tutto. Don Codazzi, nel tentativo di calmare l’imputato, era anche stato violentemente strattonato e spinto, tanto da sbattere contro una fioriera. L’imputato, come riferito dalla vittima, “era ubriaco e visibilmente alterato“. In difesa del don era accorso Attilio, uno dei dipendenti, ma il nigeriano aveva minacciato di morte entrambi.

Alla fine sembrava che gli animi si fossero calmati e che il 30enne avesse raggiunto la sua camera. E invece lui e l’altro ospite erano usciti e quanto erano tornati avevano preteso di rientrare. Al rifiuto del dipendente, che era in portineria, il nigeriano aveva ripreso con le minacce di morte e aveva colpito con estrema violenza il portone con calci, pugni e spintoni. Da lì era partita la chiamata alla polizia. E intanto il nigeriano si era tolto i vestiti ed era rimasto in strada completamente nudo, sostenendo che si sarebbe vendicato e che tutti l’avrebbero pagata con la vita. Gli agenti lo avevano portato via.

Successivamente, però, si era ripresentato alla Casa dell’Accoglienza. “Era tranquillo e chiedeva di poter rientrare”, aveva raccontato don Codazzi nella denuncia. “Gli ho detto di no, vista la gravità dell’accaduto, ma mi sono adoperato per trovare una sistemazione diversa per lui, cosa che poi ho fatto”.

Sara Pizzorni

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