I familiari delle vittime di mafia
incontrano gli studenti di Cremona

Al Torriani prosegue il ciclo di incontri Cento passi verso il 21 marzo, iniziato la scorsa settimana. Proprio il 21 ricorrerà la 30esima Giornata nazionale in memoria delle vittime delle mafie.
Nella mattinata di giovedì si è tenuta una doppia conferenza, con ospiti due familiari di vittime innocenti di mafia: Marisa Fiorani – madre di Marcella, uccisa dalla mafia a soli 26 anni – e Marino Cannata, figlio di Domenico, ucciso da una bomba nel 1972.
I due relatori hanno raccontato le storie dei propri familiari, catturando l’attenzione dei ragazzi in platea. L’aula magna del Torriani ha ospitato – oltre i propri studenti – gli alunni del Ghisleri, con circa 300 alunni presenti. In più, ben 11 classi di altre scuole hanno partecipato a distanza, tramite un collegamento aperto anche al pubblico.
Tanti i ragazzi coinvolti quindi, in un’iniziativa di sensibilizzazione che mira a diffondere quanto più possibile il valore della lotta alle mafie. “È proprio questa la finalità che noi come Centro di Promozione della Legalità ci diamo ormai da diversi anni”, spiega la dirigente Simona Piperno, aggiungendo che occorre far sì che i ragazzi capiscano l’importanza di ribellarsi alla violenza, con la denuncia come prima forma di ribellione.
Il 21 marzo si terrà un corteo a Trapani in memoria delle vittime. Cremona parteciperà all’iniziativa con un corteo locale che, spiega la dirigente Piperno, coinvolgerà circa 700 studenti.
Marisa Fiorani è madre di Marcella Di Levrano, assassinata a 26 anni per aver testimoniato e rivelato i nomi dei boss mafiosi che gestivano il traffico di eroina a Brindisi. La sua testimonianza fu fondamentale per il maxiprocesso di Lecce, in cui venne accertata l’esistenza della Sacra Corona Unita.
Marisa tiene in mano il diario di sua figlia. Porta i pensieri scritti da Marcella sempre con sé: “sono un aiuto, un conforto per me, ma è anche una ricchezza che spesso io trasmetto a chi li ascolta, a chi li sa ascoltare.”
Marcella aveva deciso di testimoniare alla questura di Lecce facendo nomi e cognomi, senza dire niente ai propri familiari, in un atto di coraggio e senza nulla in cambio. 3 anni dopo, nel 1990, Marcella non tornò a casa. Il suo corpo fu ritrovato quasi un mese dopo, in un bosco nei pressi di Brindisi. La madre Marisa non seppe la verità per tanti anni. Fu l’associazione Libera ad aiutarla nella sua lotta, e quando ottenne l’accesso agli atti, scoprì il vero motivo dell’assassinio: sua figlia era diventata una testimone scomoda.
Da allora, Marisa Fiorani ha preso la decisione di raccontare nelle scuole la storia di Marcella: “è una scelta che ho fatto tanti anni fa. La scelta per far rivivere la forza e il coraggio di mia figlia. – E aggiunge – I ragazzi che ascoltano devono conoscere la storia, e che quello che è successo a Marcella non deve accadere a nessuno di loro. Per questo io mi batto ancora, e sacrifico ogni giorno in questo impegno.”
Marino Cannata è invece figlio di vittima di mafia e rappresentante dei famigliari nell’associazione Libera. Marino viveva a Polistena, nella piana di Gioia Tauro, in una grande casa in campagna. Il nonno aveva avviato coltivazioni di ulivi e agrumi, diventando proprietario terriero.
Un giorno, iniziarono ad arrivare lettere anonime al nonno, con la richiesta di pagare un pizzo di 300 milioni di lire e la minaccia di rapimento dei nipoti e piazzamento di bombe se il pagamento non fosse avvenuto. Il nonno e tutta la famiglia si sono sempre rifiutati.
Nella notte del 16 aprile 1972 la ‘Ndrangheta piazzò due bombe: la prima in un bar del centro, la seconda proprio in casa Cannata.
L’esplosione colpì Domenico, che era sceso al piano terra per controllare se ci fosse qualcuno dopo aver visto del fumo. Morì pochi minuti dopo, tra le braccia della moglie, di Marino e della figlia più grande.
“Noi facciamo il lavoro che è giusto da familiare fare, con molto coraggio, perché non è semplice, credetemi. Però è giusto, perché possa essere un esempio ai giovani, ai meno giovani, a tutti”, spiega Marino Cannata.
Marino racconta con piacere che negli incontri organizzati da Libera si trovano sempre giovani interlocutori che hanno voglia di ascoltare e reagire a quello che i familiari di vittime di mafia hanno subito.
Camilla Gnaccarini