Oasi felina, Apac: "Ecco perché
non abbiamo partecipato a bando"

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Costi troppo elevati, poca chiarezza nelle prescrizioni e l’impossibilità di fare un sopralluogo preventivo alla struttura: queste le principali motivazioni che hanno indotto le associazioni di volontariato dedite alla cura degli animali a non partecipare al bando pubblicato dal Comune di Cremona per la gestione della nuova oasi felina cittadina, collocata in via Brescia.
“Con grande rammarico, abbiamo dovuto rinunciare” spiega Caterina Severino, presidente di Apac Cremona, che per decenni ha gestito il “gattile” di via Bissolati. “Siamo un’associazione locale, di piccole dimensioni, e le richieste avanzate dal Comune per la gestione dell’Oasi, insieme alle spese previste, erano troppo onerose. Già sosteniamo numerosi costi per cibo, cure veterinarie e per tutta la nostra attività ordinaria di cura dei gatti, senza contare che Apac ha altre 30 colonie feline da gestire. Una delle problematiche più evidenti riguarda il sistema anti-scavalco installato. Dall’esterno, a mio avviso, non sembra sufficiente: servirebbe una copertura in rete, cosa peraltro che, secondo il bando, dovrebbe accollarsi il gestore. Si tratta però di un’installazione che ha un costo molto elevato, una cifra ben superiore alle nostre possibilità”.
A mancare, secondo l’associazione, è stata anche una condivisione preventiva: “Non abbiamo potuto fare un sopralluogo “guidato” prima di partecipare al bando, cosa che ci ha reso anche difficile fare valutazioni” continua la presidente. “Ci è dispiaciuto molto non partecipare, perché riteniamo che il progetto sia valido, ma serviva una maggiore condivisione con le associazioni”.
Non è tutto: il bando, secondo Severino, sarebbe anche poco chiaro. “Non si capisce bene cosa preveda il regolamento di ingresso e uscita dei gatti. Nei documenti della manifestazione di interesse pubblicata sulla piattaforma Sintel, ci sono affermazioni contraddittorie: si dice che i gatti delle colonie possono entrare, ma in realtà il loro trasferimento richiede autorizzazioni da parte del Comune e dell’Ats veterinaria.
Inoltre, l’Oasi dovrebbe accogliere solo gatti neurologici, con problemi di salute o non reintegrabili nelle colonie. Ma cosa succede con gli altri gatti in difficoltà? Ogni giorno ci troviamo ad affrontare casi di abbandoni, cucciolate, rinunce di proprietà perché un anziano entra in Rsa o perché il proprietario è deceduto. Questi gatti non potrebbero entrare nell’Oasi. Il problema del randagismo in città non riguarda solo le colonie feline, ma una realtà più ampia che va considerata nel suo complesso. Serve una soluzione chiara e condivisa, coinvolgendo anche Ats”.
Altro aspetto poco chiaro del bando, è quello che riguarda le incombenze di apertura, chiusura e sorveglianza dell’Oasi. “Cosa significa esattamente “sorveglianza”?” si chiede Severino. “I volontari, per definizione, dedicano il loro tempo libero a queste attività, ma non possono garantire una presenza fissa. Sarebbe stato utile capire se il Comune prevedeva una figura dedicata”.
A fronte di questa situazione, diventa sempre più difficile gestire i gatti randagi in città, in attesa della nuova struttura di riferimento. “La situazione in via Bissolati, è complicata, anche se grazie all’impegno dei volontari siamo riusciti a trovare adozioni per molti gatti e a normalizzare un po’ le cose” conclude la presidente Apac.
Laura Bosio