Abusi sulle bimbe, genitori sotto
accusa: "Ci facevano cose brutte"

Un papà e una mamma sono a processo con le pesanti accuse di violenza sessuale aggravata e corruzione di minori. Vittime, secondo l’accusa, sarebbero le loro due figlie piccole, che a causa di questi episodi erano state tolte ai genitori e ospitate in una comunità.
Le ragazzine si erano confidate con assistenti sociali, psicologi ed educatori, tutti testimoni chiamati a processo a riferire i racconto delle minori.
Secondo l’accusa, il padre, che sarebbe stato spesso ubriaco, avrebbe colpito una delle figlie di nove anni con schiaffi e con cinghiate sulle parti intime, per poi costringerla a subire atti sessuali. L’altra ragazzina, invece, di nemmeno 14 anni, sarebbe stata toccata in plurime occasioni nelle parti intime. Ad entrambe, poi, avrebbe anche mostrato foto e video dal contenuto pornografico.

Da quanto raccontato da una delle piccole, nell’ottobre del 2018, durante una gita sul fiume, dopo aver bevuto alcolici e fumato, l’uomo, insieme ad alcuni amici, le aveva fatto “cose brutte”. Un’espressione, questa, come spiegato in aula dai testimoni, che ricorreva spesso nelle parole delle bambine.
“Cose brutte”, sempre il padre con un amico, le avrebbe fatte anche nella casa di famiglia nel dicembre del 2018, quando l’imputato avrebbe portato una delle figlie in camera da letto per sottoporla ad abusi sessuali.
Durante un Capodanno, invece, nel corso di una festa nell’abitazione degli imputati, con gli invitati intenti ad assumere bevande alcoliche, una delle minori, che quella sera aveva la febbre ed era sdraiata sul divano, avrebbe subito nuovi abusi.

A processo, la figura della madre è stata definita come “indifferente” a ciò che accadeva, senza mai intervenire in difesa delle figlie. “Spesso la mamma”, è stato detto in aula, “le portava dal nonno per evitare cose peggiori”. Per l’accusa, avrebbe omesso qualsiasi forma di intervento tempestivo a tutela delle figlie, senza impedire violenze e abusi.
Una delle ragazzine aveva anche scritto un diario in cui aveva raccontato ciò che accadeva in famiglia. Sosteneva di essere molto arrabbiata con i suoi genitori, soprattutto con il padre, che le faceva delle “cose brutte”.
Le due ragazze, come riferito in udienza dagli assistenti sociali, “erano molto agitate, turbate, e quando erano iniziati gli incontri protetti non volevano vedere il papà, del quale avevano molta paura“.
Il prossimo 23 giugno, dopo l’ultimo testimone del pm e l’eventuale esame degli imputati, il collegio dei giudici emetterà la sentenza. Madre e padre sono assistiti dagli avvocati Massimo Tabaglio e Federico Sartori, mentre le parti civili sono rappresentate dagli avvocati Maria Laura Quaini e Fabio Galli.
Sara Pizzorni