Giovani e violenza: a Pizzighettone
incontro con Simonetta Matone
Baby gang e violenza giovanile, revenge porn e cambiamenti sociali, tanto radicati quanto imprevedibili.
Tematiche di strettissima attualità, quelle protagoniste dell’incontro che si è tenuto nella serata di venerdì nell’aula magna della scuola media di Pizzighettone, organizzato dall’amministrazione comunale.
Protagonista l’ex magistrato e onorevole della Lega Simonetta Matone: la dottoressa, nota al grande pubblico anche grazie a partecipazioni in note trasmissioni televisive, durante la sua carriera ha svolto ruoli cruciali e strettissimo contatto delle fragilità giovanili, anche come sostituto procuratore nel tribunale dei minorenni di Roma.
Proprio sui ragazzi e sulla loro violenza, l’Onorevole Matone ha voluto fare un’attenta analisi.
“La violenza giovanile – ha commentato – che è diventata esponenziale, è sintomatica di un grande disagio ma anche di una società che non funziona, dove i ragazzi non hanno la cultura del limite: vivono spesso delle situazioni violente a casa, che li portano a ripetere questo tipo di comportamenti fuori. Dobbiamo riflettere su questo, perché sta diventando una specie di epidemia”.
Tanto è cambiato negli ultimi anni anche grazie o per colpa delle nuove tecnologie e dei social, tra le novità sottolineate dall’onorevole anche il ruolo giocato delle ragazze nelle bande giovanili.
“Io ho lasciato la procura verso il tribunale per i minorenni nel 2008 – ha proseguito l’onorevole Matone – all’epoca le baby gang c’erano ma erano limitate, per esempio, soltanto alle comunità rom; non vi erano baby gang di italiani. Viceversa, adesso le baby gang esistono in tutte le categorie sociali”.
“Assistiamo inoltre – ha aggiunto l’ex magistrato – ad un nuovo fenomeno, che è la violenza delle femmine: personalmente, non mi è mai capitato di processare baby gang di ragazze, anche se adesso leggo sui social e sui giornali che anche loro purtroppo fanno la loro parte”.
Violenza che può andare poi a sfociare in tragiche conseguenze anche sociali; tra questi, non ultimi i casi di femminicidi.
Un problema reale e sempre più pressante, a cui bisogna presto dare risposte.
“Dobbiamo lavorare sui centri antiviolenza – ha concluso l’onorevole – nelle società evolute, come per esempio quella lombarda, dobbiamo dare la certezza di dare ascolto a chi chiede aiuto; bisogna educare i ragazzi e i ragazzini al culto della non violenza, non in senso tendenzialmente pacifista ma per acquistare la consapevolezza della gravità del fenomeno e di cosa bisogna fare per tirarlo fuori”.
Andrea Colla
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