Chiesa

Le affinità di pensiero tra don
Primo Mazzolari e Papa Francesco

Molte le affinità tra Papa Francesco e don Primo Mazzolari, condivise nel loro pensiero e nella loro visione della Chiesa e della società. Ad analizzarlo, sul sito della Diocesi, Don Umberto Zanaboni, vicepostulatore della causa di beatificazione di don Mazzolari.

Chiesa povera per i poveri. Entrambi hanno avuto a cuore una Chiesa vicina agli ultimi, agli emarginati e ai bisognosi. Don Mazzolari parlava di una Chiesa che doveva essere “di tutti e particolarmente dei poveri”, mentre Papa Francesco ha più volte ribadito l’importanza di una “Chiesa povera per i poveri”.

Misericordia e accoglienza. Entrambi hanno insistito sulla centralità della misericordia. Don Mazzolari parlava di una Chiesa che non giudica ma accompagna, mentre Papa Francesco ha posto la misericordia al centro del suo pontificato. Nella loro scelta preferenziale per i poveri e gli ultimi, la loro attenzione nei confronti di chi ha sbagliato è davvero grande e significativa. Francesco, per esempio, ha visto nei carcerati i più gravi tra i feriti della vita e voleva farsi vicino a ciascuno di loro.

Pacifismo e rifiuto della guerra. Don Mazzolari, avendo vissuto sulla propria pelle due conflitti mondiali, era un convinto pacifista, criticando la guerra e promuovendo il dialogo. Papa Francesco non ha mai smesso di condannare i conflitti, chiedendo la costruzione di ponti invece che muri. Le parole gridate dal parroco di Bozzolo nel suo celebre Tu non uccidere sono l’eco del ritornello martellante che il Pontefice non ha perso occasione di richiamare pubblicamente.

Chiesa in uscita. Mazzolari parlava di una Chiesa che doveva “sporcarsi le mani” andando incontro alle persone, specialmente ai più deboli: “A cosa serve avere le mani pulite se poi le tieni in tasca? Bisogna usarle, le mani!”). Papa Francesco ha ripreso questo concetto con l’idea della “Chiesa in uscita”, che non deve restare chiusa nelle sue sicurezze, ma andare verso le periferie esistenziali.

Attenzione ai lavoratori e alla giustizia sociale. Entrambi hanno mostrato una grande sensibilità verso le condizioni dei lavoratori e la necessità di una giustizia sociale più equa. Don Mazzolari si è battuto per il riscatto dei contadini e degli operai, così come Papa Francesco ha denunciato le ingiustizie del capitalismo sfrenato. E questa loro battaglia non è frutto di un’ideologia, ma della loro profonda fede nel Cristo che è chiaro nell’affermare che “Qualunque cosa avete fatto al più piccolo dei miei fratelli l’avete fatto a me”.

Dialogo con i lontani e con i non credenti. Mazzolari cercava il dialogo con chi era distante dalla fede, senza escludere nessuno: “Il lontano è il più delle volte un cuore retto, un’anima quasi sempre sofferente, un fratello al quale è mancata un’assistenza, una difesa, un esempio degno della verità” (I lontani, 1938). Papa Francesco ha più volte sottolineato l’importanza del dialogo con atei, agnostici e persone di altre fedi. Per entrambi il cristianesimo deve essere inclusivo, capace di parlare a tutti, senza distinzioni.

“Dove c’è il Vangelo, c’è rivoluzione. Il Vangelo non lascia quieti, ci spinge: è rivoluzionario”. Il cuore pulsante della spiritualità di don Primo Mazzolari e del suo ministero pastorale si può racchiudere in queste splendide e potenti parole di Papa Francesco pronunciate nell’Udienza di mercoledì 2 gennaio 2019. Il parroco di Bozzolo fu veramente un animo inquieto. La sua inquietudine nasceva da una triste constatazione, che i cristiani che hanno in mano il Documento più rivoluzionario della storia, per loro ignavia e pigrizia, se non per interessi nascosti e compromessi con i potenti di turno, sono seduti, apatici. “Il Vangelo è tutto – diceva don Primo nella sua celebre opera La più bella avventura – fuorché parola negativa: è vita, fuoco, fermento, passione divina”.

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