"Il pontificato di Papa Francesco
ha toccato le menti e i cuori"
Alle esequie assistono 200.000 persone. Incontro simbolico tra Trump e Zelensky
In una piazza San Pietro stracolma di capi di Stato, teste coronate, fedeli e pellegrini, si sono svolti i funerali di Papa Francesco. Un lungo applauso ha accompagnato l’uscita del feretro dalla basilica. A presiedere la cerimonia, in lingua latina, è stato il decano del Collegio cardinalizio, il cardinale Giovanni Battista Re. I concelebranti erano 980, fra cardinali, vescovi e sacerdoti; c’erano poi 200 ministri della Comunione e oltre 4mila presbiteri nella parte destra del sagrato, dove si trova la statua di San Pietro.
Predisposti 225 pissidi per i fedeli, mentre per i sacerdoti sono stati preparati 80 calici e altrettante pissidi. Davanti l’altare, sulla destra, l’icona della Salus Populi Romani. In piazza c’erano 200.000 persone. Tra i leader che hanno partecipato ai funerali, anche il presidente Usa Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, immortalati in una foto faccia a faccia su due sedie tra le navate di San Pietro poco prima dell’inizio dei funerali. Un incontro altamente simbolico che potrebbe diventare storico se si dovessero raggiungere risultati per arrivare alla pace, così come chiedeva a gran voce il pontefice.
“Il suo pontificato ha toccato le menti e i cuori”, ha detto nell’omelia il cardinal Re. “In questa maestosa piazza di San Pietro, nella quale Papa Francesco tante volte ha celebrato l’eucarestia e presieduto grandi incontri nel corso di questi 12 anni, siamo raccolti in preghiera attorno alle sue spoglie mortali col cuore triste, ma sorretti dalla certezza della fede che ci assicura che l’esistenza umana non termina nella tomba, ma nella casa del padre in una vita di felicità che non conoscerà tramonto”.
“Di fronte all’infuriare delle tante guerre di questi anni, con orrori disumani e con innumerevoli morti e distruzioni“, ha detto ancora il cardinale, “Papa Francesco ha incessantemente elevato la sua voce implorando la pace e invitando alla ragionevolezza, all’onesta trattativa per trovare le soluzioni possibili, perché la guerra – diceva – è solo morte di persone, distruzioni di case, ospedali e scuole. La guerra lascia sempre il mondo peggiore di come era precedentemente: essa è per tutti sempre una dolorosa e tragica sconfitta”.
E poi il ricordo della sua ultima immagine, “che rimarrà nei nostri occhi e nel nostro cuore. Quella di domenica scorsa, Solennità di Pasqua, quando Papa Francesco, nonostante i gravi problemi di salute, ha voluto impartirci la benedizione dal balcone della basilica di San Pietro e poi è sceso in questa piazza per salutare dalla papamobile scoperta tutta la grande folla convenuta per la Messa di Pasqua. Nonostante la sua finale fragilità e sofferenza, Papa Francesco ha scelto di percorrere questa via di donazione fino all’ultimo giorno della sua vita terrena. Egli ha seguito le orme del suo Signore, il buon Pastore, che ha amato le sue pecore fino a dare per loro la sua stessa vita”.
E infine: “Papa Francesco soleva concludere i suoi discorsi e i suoi incontri dicendo: ‘Non dimenticatevi di pregare per me’. Caro papa Francesco, ora chiediamo a te di pregare per noi e che dal cielo benedica la Chiesa, benedica Roma, benedica il mondo intero, come domenica scorsa hai fatto dal balcone di questa basilica in un ultimo abbraccio con tutto il popolo di Dio, ma idealmente anche con l’umanità che cerca la verità con cuore sincero e tiene alta la fiaccola della speranza”.
Durante la celebrazione le sei preghiere dei fedeli sono state lette in francese, arabo, portoghese, polacco, tedesco e cinese e dopo la Comunione si sono svolte l’Ultima commendatio, l’ultima raccomandazione a Dio perché accolga l’anima del defunto nella gloriosa comunione dei santi, e la Valedictio, il commiato, ossia l’ultimo saluto prima della sepoltura, con la Supplica della Chiesa di Roma cui è seguita l’orazione pronunciata dal cardinale Baldo Reina, vicario generale per la diocesi di Roma, e, in greco, la Supplica delle Chiese Orientali, e la successiva orazione del patriarca di Antiochia dei greco-melchiti Youssef Absi.
Al termine, il cardinale Re ha incensato con l’acqua benedetta il feretro che è stato portato nella basilica di San Pietro e da lì, con un corteo funebre, nella basilica di Santa Maria Maggiore per la sepoltura. Il corteo è uscito dallo Stato della Città del Vaticano dalla Porta del Perugino per poi attraversare la Galleria Principe Amedeo di Savoia-Aosta e proseguire lungo corso Vittorio Emanuele. Giunto a piazza Venezia, ha svoltato su via dei Fori Imperiali fino al Colosseo, continuando su via Labicana e via Merulana, fino a raggiungere piazza Santa Maria Maggiore.
La tumulazione nel loculo della navata laterale della basilica liberiana, tra la Cappella Paolina e la Cappella Sforza, è stata preceduta dal canto di 4 salmi e accompagnata da 5 intercessioni, poi è stato intonato il Padre Nostro. Dopo la preghiera finale, sulla bara contenente le spoglie di Papa Francesco sono stati impressi i sigilli del cardinale camerlengo di Santa Romana Chiesa, Kevin Joseph Farrell, della prefettura della Casa Pontificia, dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Romano Pontefice e del Capitolo Liberiano.
Conclusi questi gesti, il feretro è stato deposto nella tomba e asperso con l’acqua benedetta. Poi l’ultima formalità: il notaio del Capitolo Liberiano ha redatto l’atto autentico che fa fede dell’avvenuta tumulazione e lo ha letto ai presenti. Lo hanno firmato, quindi, il cardinale camerlengo, il reggente della Casa Pontificia, monsignor Leonardo Sapienza, il maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, monsignor Diego Ravelli e infine il notaio.