Cronaca

Sicurezza: in commissione il ritratto
di una generazione in crisi d'identità

Chi sono i minorenni identifcati e in alcuni casi sottoposti a misure cautelari negli ultimi episodi di violenza a Cremona? Una descrizione del loro sradicamento e della mancanza di punti di riferimento sociali e famigliari è arrivata dal comandante della Polizia Locale Iubini nell'ultima Commssione Sicurezza in Comune.
Sul fronte della prevenzione, Pizzetti apre al possibile impiego delle forze armate: "Purchè serva per liberare risorse tra le forze dell'ordine per presidiare altre zone".

Un quadro sociologico dei ragazzi che si rendono protagonisti di atti di violenza, come quelli che stanno turbando i cremonesi dall’inizio dell’anno: aggressioni a persone inermi avvicinate con la scusa di una sigaretta o di qualche spicciolo; il drammatico pestaggio al barman della Ciocco; il pugno al titolare del kebab, le aggressioni al disabile di viale Po e all’anziano di via Mincio. Sono alcuni degli episodi venuti alla luce, ma molti probabilmente sono accaduti senza balzare alle cronache.

Il quadro delineato dal comandante della Polizia Locale Luca Iubini nella commissione sicurezza di lunedi scorso, nata da una interrogazione del consigliere di Forza Italia Andrea Carassai e da una richiesta specifica di Maria Vittoria Ceraso, rappresenta una generazione di giovani senza certezze nè punti di riferimento. Nessun collegamento a un fatto specifico, trattandosi di vicende che riguardano in gran parte minori e che ancora pendono davanti all’autorità giudiziaria, ma appunto una riflessione generale sulla tipologia di ragazzi che diventano protagonisti in negativo della vita cittadina.

“Molti dei soggetti intercettati in queste operazioni – ha spiegato Iubini – sono minorenni e appartengono all’area della periferia sociale. Sono ragazzi, diciamo così, che si trovano ‘incastrati’ nell’essere figli di immigrati senza riuscire ad essere pienamente italiani ma non avendo più nemmeno le modalità del Paese d’origine dei genitori. Vivono probabilmente un conflitto interiore, da quanto riscontriamo e da come si comportano quando vengono fermati, hanno un approccio caratterizzato da rabbia e aggressività che deriva da difficoltà oggettive quali famiglie in difficoltà non solo economica, ma anche prive di strumenti culturali. E’ un problema ampio e direi generazionale”.

A questa base problematica si sovrappone poi l’abuso di sostanze alcoliche o psicotrope che spostano “la devianza nell’area della criminalità”, ha aggiunto Iubini. Sono quindi soggetti con “problematiche identitarie famigliari difficili alle spalle; alcuni con situazioni ancora più difficili, magari con genitori provenienti da diversi Paesi, uno europeo e uno extraeuropeo e quindi con il problema dell’identità ancora più forte.  Le unioni miste spesso rendono ancora più complicato il dialogo all’interno della famiglia”.

Da qui il loro muoversi in gruppi, anche piuttosto consistenti, in centro città, con fare aggressivo.

Nel dibattito è intervenuto anche Alessandro Portesani: “La prevenzione, e quindi agire sui comportamenti delle persone, è qualcosa che richiede tempo e fondi per portare a dei risultati.  Non vi sono, che io sappia, interventi di riduzione del danno significativi, stante la chiusura di molte risorse economiche che invece in passato erano garantite da finanziamenti nazionali. E’ un bene che ci sia la volontà di investire sugli interventi di prevenzione e questi mi vedranno sicuramente concorde, ma oggi occorre affrontare una situazione emergenziale, con strumenti anche emergenziali”. Portesani ha quindi appoggiato la mozione di Jane Alquati (Lega) che verrà riproposta in Consiglio Comunale, che chiede di introdurre in città il divieto di consumo di alcol in tutti i luoghi pubblici fuori da bar, plateatici e da sagre o eventi organizzati, e in tutto il territorio cittadino, non solo il centro storico.

Una proposta ritenuta però di difficile applicazione, come hanno sottolineato le consigliere Eleonora Sessa e Vittoria Loffi.

“Condivido quello che dice Portesani”, è poi intervenuto sul finale  Luciano Pizzetti. “Ci vuole prevenzione e anche l’elemento della repressione, non esiste esiste una cosa senza l’altra. Il punto è la tempistica e la dinamica profonda che sta dietro a ogni aspetto.  L’istituzione politica è carente del pilastro dell’istituzione sociale, intendendo con ciò famiglia, scuola, oratori, tutti luoghi di integrazione, convivenza e di educazione al civismo, tutti fortemente indeboliti. L’istituzione politica da sola non è in grado di sopperire e non possiamo attendere che la scuola e la famiglia tornino ad essere ciò che erano”.

Ma per quanto riguarda la proposta di limitare il consumo d’alcol negli spazi pubblici cittadini, “l’efficacia di una norma sta nella sua applicabilità: se noi facciamo norme che poi non sono applicabili, quella norma stessa diventa disincentivante.
Sappiamo che ci sono carenze di organico nella polizia di Stato; la Locale è in difficoltà nonostante le nuove assunzioni, tant’è che chiediamo anche un intervento dei parlamentari per supportare la situazione.
Se in queste condizioni carichiamo di ulteriori funzioni di controllo territoriale organici che sono già all’osso,  in tutta onestà dobbiamo ammettere che non saremo in grado di mettere in atto queste nuove disposizioni”.

E a proposito della mozione di Fratelli d’Italia che arriverà in consiglio per chiedere l’adesione a Strade Sicure quindi con la presenza di militari in strada, “con qualche piccola modifica personalmente non sono contrario, purchè sia nell’ottica di liberare energie e di potere così potenziare il controllo del territorio in altri luoghi”, conclude il presidente del Consiglio.
Giuliana Biagi

 

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