Preso a sprangate per vendetta
Tentato omicidio: chiesti otto anni
Cinque gli indiani finiti davanti al giudice per aver pestato un connazionale nel parcheggio del CremonaPo. Due imputati si sono resi irreperibili

Otto anni e quattro mesi. E’ la richiesta del pm nei confronti di un giovane indiano accusato di tentato omicidio di un connazionale, reato compiuto con diverse aggravanti, tra cui i futili motivi e la premeditazione. L’imputato, assistito dall’avvocato Alessandro Vezzoni, è stato processato con il rito abbreviato. Il 25 giugno il giudice deciderà.
Sotto accusa ci sono altri quattro connazionali di età compresa tra i 22 e i 29 anni. In tre sono già stati rinviati a giudizio per il pestaggio di un 25enne indiano avvenuto il pomeriggio del 23 novembre 2023 nel parcheggio del CremonaPo. Per loro, assistiti dagli avvocati Cesare Grazioli, Alessandro Vezzoni ed Elena Guerreschi, il processo si aprirà il prossimo 9 settembre. Due di loro, intanto, sono evasi dagli arresti domiciliari e si sono resi irreperibili.
La vittima era stata colpita con una spranga di ferro e con un martello e finita in ospedale con la frattura scomposta dell’ulna e un trauma cranico per un totale di 81 giorni di prognosi. Secondo la ricostruzione degli agenti della Squadra Mobile, quel giorno gli imputati avevano preparato un’imboscata al connazionale arrivato in treno in città con due amici per fare acquisti al centro commerciale.
Gli aggressori erano spuntati da una siepe, lo avevano circondato e poi preso a sprangate e a martellate. “Adesso gli spacchiamo la testa, gli spacchiamo le gambe e le braccia, colpisci la testa!, ammazzalo”, dicevano, mentre lo colpivano. “Questa volta ti abbiamo solo fatto a pezzi. La prossima volta ti ammazziamo“.

Il 25enne aveva tentato disperatamente di fuggire, ma era stato raggiunto e colpito con una sprangata al braccio. Dopo il pestaggio, gli aggressori erano fuggiti in direzione di via Sesto, e un testimone, all’arrivo della polizia, aveva riferito di aver visto un gruppo di ragazzi che rincorreva un giovane, e che uno di loro aveva in mano un martello con il quale lo aveva colpito alla testa.
Un altro testimone aveva visto il gruppo allontanarsi a bordo di un’auto della quale aveva trascritto la targa. Dalle indagini era emerso che la targa della macchina era intestata alla madre di uno dei componenti del gruppo. Una volta identificati, tre dei cinque indiani erano finiti agli arresti domiciliari.
Secondo gli investigatori, il movente del pestaggio era attribuibile ad una vendetta nei confronti del 25enne da parte di uno degli imputati. I due erano stati coinquilini e colleghi di lavoro in una cooperativa. Il 25enne si era lamentato con il datore del lavoro del connazionale, “spesso ubriaco e molesto”. Per l’accusa, quella avvenuta al parcheggio del CremonaPo sarebbe stata una spedizione punitiva. Un atto “premeditato”.
Per l’unico indiano processato con il rito abbreviato, per il quale oggi il pm ha chiesto la condanna, il difensore, l’avvocato Vezzoni, ha stilato una memoria di trenta pagine. Il legale contesta la sua presenza sul posto, o quantomeno una condotta marginale.
“Il mio cliente”, ha spiegato Vezzoni, “ha già versato un acconto per il risarcimento del danno, ha fatto 15 mesi di arresti domiciliari e ha sempre osservato tutte le prescrizioni, a differenza di quelli che sono fuggiti”. L’avvocato Vezzoni ha anche chiesto la derubricazione del reato in lesioni: “la persona offesa ha riportato una frattura all’avambraccio e dal pronto soccorso si parla di escoriazioni superficiali alla testa“.
Sara Pizzorni