Fondi Tamoil, ultima tranche di
audizioni dell'ufficio di presidenza
Ultima riunione venerdì pomeriggio in Comune sulla destinazione dei fondi del risarcimento Tamoil. A intervenire l’ultima tranche dei soggetti convocati dall’Ufficio di presidenza con funzione di commissione consiliare. Tra questi, anche il presidente della Provincia, Roberto Mariani. “Prima di avviare un progetto ambientale, credo sia fondamentale capire quali siano le esigenze del territorio da quel punto di vista” ha detto.
“C’è stato uno studio epidemiologico fatto da Ats Val Padana, e credo che per una programmazione ambientale vera sia necessario proseguire tale studio. La città che ha subìto difficoltà ambientali legate all’attività Tamoil deve essere il principale utilizzatore di queste risorse. Serve una analisi compiuta e non di circostanza”.
Tra gli altri soggetti che sono stati ascoltati, l’architetto Maurizio Ori, che ha proposto un intervento di riqualificazione per il parco del Po e del Morbasco. E ancora, il presidente di Legambiente Cremona, Pierluigi Rizzi ha suggerito che vengano posti in essere interventi di mitigazione e adattamento del territorio cittadino e delle campagne circostanti, da integrare nei piani urbanistici dei Comuni, nelle politiche agricole e nella pianificazione territoriale.
“L’infrastruttura verde a Cremona deve essere connessa nelle sue diverse parti” ha spiegato. “Servono nuovi boschi urbani e aree verdi. Si deve praticare una rigenerazione urbana che riporti le zone alberate al loro ruolo, impedendo che vengano usate come parcheggi. E’ necessario costruire corridoi ecologici lungo corsi d’acqua pubblici. Vorremmo che fossero realizzate delle fasce verdi di mitigazione ambientale lungo la tangenziale e lungo la A21. Sarebbe interessante anche connettere l’area ex polveriera col corso del Morbasco, passando sotto via Milano”.
Non sono mancati gli interventi delle società Canottieri. In particolare, Maurizio Segalini della Bissolati ha evidenziato come Tamoil stia ancora inquinando e che sarebbe necessario monitorare tutta l’area circostante il deposito. “Abbiamo fatto un nuovo monitoraggio un mese fa e nella prima falda il livello di inquinamento è aumentato notevolmente” ha spiegato. “La barriera non funziona e il liquido continua a passare. Crediamo che le tubature Tamoil non garantiscano che il surnatante sia contenuto e non esca nelle are limitrofe”.
Per Segalini è quindi necessario “un monitoraggio complessivo del terreno attorno alla raffineria Tamoil, ma anche l’eventuale sversamento di idrocarburi nel Po”. Infine il presidente della Bissolati, come intervento su cui investire, ha proposto un progetto di illuminazione vegetale per realizzare aree verdi illuminate che possano così essere fruibili per la popolazione anche la sera.
Per Assocanottieri, come ha evidenziato il presidente Valerio Demaldè, sarebbe necessario riqualificare il lungofiume, mentre Ats Val Padana ha proposto l’applicazione sul territorio cremonese di due progetti che la stessa agenzia sta sperimentando e che riguardano la prevenzione di patologie legate a questioni ambientali. “Sono progetti pensati per l’implementazione di programmi operativi per la definizione del modello integrato salute-ambiente-clima. Si può altresì agire sulle principali fondi di emissioni di polveri sottili, come gli impianti di riscaldamento e il traffico veicolare”.
Tra gli intervenuti, anche il rettore dell’Università di Brescia, Francesco Castelli, che insieme ad alcuni colleghi ha manifestato la disponibilità dell’ateneo a dare una mano al Comune laddove servisse la realizzazione di un progetto. La prof. Marialuisa Volta, docente di UniBs, ha illustrato alcuni meccanismi che riguardano il nostro territorio e la formazione dell’inquinamento atmosferico: “A Cremona c’è soprattutto il problema del particolato secondario, detto pm2,5, che sulla salute ha un impatto decisamente peggiore. Tuttavia la proiezione, di qui al 2030, è di una riduzione del problema. Dunque, è importante agire a livello regionale per migliorare la qualità dell’aria, ma anche a livello cittadino, con un proprio Piano aria e clima”.
Infine è intervenuto Alessandro Angella, dirigente Settore Ambiente del Comune di Parma che ha portato l’esperienza in atto nel suo territorio sul contratto di clima. Si tratta di “un piano d’azione che comprende 130 azioni suddivise in 5 settori chiave, insieme a 10 azioni legate alla governance e alla sensibilizzazione dei cittadini”.
Al suo interno sono individuati anche gli investimenti necessari per far raggiungere a Parma la neutralità climatica entro il 2030. Le strategie delineate nel piano d’azione includono l’elettrificazione del territorio, la pianificazione verde, la mobilità sostenibile, la circolarità delle risorse, la politica alimentare, la riforestazione urbana, l’istruzione e la formazione. L’obiettivo è quello di una riduzione totale dell’85% delle emissioni entro il 2030 e di una ulteriore riduzione del 15% da attuare attraverso misure compensative oppure nuovi interventi che possano aumentare i già ambiziosi obiettivi di sostenibilità presenti nel piano I cinque settori nei quali le azioni ricadono sono: edilizia, trasporti, gestione rifiuti, produzione industriale, agricoltura, verde Pubblico e uso del suolo.
Laura Bosio