Cremona in Minecraft
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Mancano pochi giorni alla chiamata alle urne, con l’apertura dei seggi dalle ore 7 alle 23 di domenica 8 giugno e dalle 7 alle 15 di lunedì 9 giugno. I quesiti referendari a cui la cittadinanza sarà sottoposta saranno 5 in totale, con 5 schede di colore diverso che saranno consegnate ai cittadini votanti. Di questi referendum, 4 sono sul tema di tutele per i lavoratori dipendenti e uno riguarda i requisiti per l’ottenimento della cittadinanza italiana.
Innanzitutto, è utile avere ben chiaro cosa sia un “referendum abrogativo”. Regolato dall’art. 75 della Costituzione, con questo tipo di referendum si propone ai votanti l’abrogazione – ovvero la “cancellazione” – totale o parziale di una legge o un atto avente forza di legge. Il popolo, tramite il proprio voto, ha quindi il potere di modificare direttamente le leggi eliminando atti già esistenti, senza però creare nuove norme. Il compito di legiferare spetta infatti ad altre istituzioni, prima fra tutte il Parlamento.
Questo spiega perché tutte le schede dei referendum abrogativi iniziano con una dicitura del tipo “Volete voi abrogare…“, seguita da una serie di numeri di articoli e commi delle leggi prese in considerazione, finendo per essere poco comprensibili a meno di essere diligentissimi giuristi o di avere una biblioteca di giurisprudenza a portata di mano.
Ecco perché, di seguito, si cercherà di spiegare il contenuto dei quesiti, scheda per scheda, in modo semplificato. Sarà poi libertà del lettore approfondire ulteriormente i dettagli, informandosi sulle varie argomentazioni delle fazioni politiche, sia a favore che contro.
Per farla semplice: votando SÌ, si vota per cambiare la situazione attuale, abrogando e quindi cancellando le norme menzionate nella scheda. Votando NO, si vota per non abrogare, quindi per lasciare tutto così com’è. Importante tenere a mente che, per i referendum abrogativi, è necessario raggiungere una partecipazione superiore al 50% degli aventi diritto di voto, il cosiddetto quorum.
Se non si raggiunge il quorum, qualunque sia l’esito, il referendum sarà ritenuto invalido. Se si entra in cabina e si decide di fare scheda bianca o nulla, si verrà comunque conteggiati nel quorum. Resta la libertà del cittadino di scegliere di ricevere solo alcune schede e di astenersi dal votare in quesiti specifici.
Entriamo ora nel merito dei vari quesiti.
Quesito n. 1 (scheda verde chiaro): Contratto di lavoro a tutele crescenti – Disciplina dei licenziamenti illegittimi: Abrogazione. (Qui il FAC SIMILE)
Si tratta di un decreto legislativo del Jobs Act, ovvero l’insieme dei provvedimenti presi dal governo Renzi in materia di Diritto del lavoro. La norma in questione riguarda le sanzioni al datore di lavoro in caso di licenziamento illegittimo. Ad oggi, i lavoratori assunti a partire da marzo 2015, se vengono licenziati in modo illegittimo, hanno diritto ad un risarcimento monetario. Con l’abrogazione (se vincono i SÌ), si tornerebbe alla norma precedente dello Statuto dei Lavoratori e della Legge Fornero, che prevede – oltre al risarcimento – anche l’obbligo del datore di lavoro di riassumere il dipendente ingiustamente licenziato in casi particolarmente gravi; tuttavia, si prevederebbe un risarcimento massimo 24 mensilità, contro le 36 mensilità del Jobs Act.
Quesito n. 2 (scheda arancione): Piccole imprese – Licenziamenti e relativa indennità: Abrogazione parziale. (Qui il FAC SIMILE)
Si rimane in tema di licenziamento illegittimo, proponendo di abrogare una parte di una legge del 1966, secondo cui il tetto massimo di risarcimento come sanzione a una piccola impresa che licenzia ingiustamente un dipendente è di 6 mensilità. Abrogando la legge, sarebbe il giudice a decidere a quanto deve ammontare il risarcimento, valutando caso per caso senza tetti massimi.
Quesito n. 3 (scheda grigia): Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi. (Qui il FAC SIMILE)
Si ritorna ad un decreto legislativo del Jobs Act, che sancisce che un contratto a tempo determinato di massimo 12 mesi può essere stipulato senza indicare una motivazione. Con l’abrogazione, si obbligherebbe il datore a motivare il perché intende stipulare un contratto a termine – e non a tempo indeterminato – indipendentemente dalla durata dichiarata, in base alle causali previste dai contratti collettivi nazionali.
Quesito n. 4 (scheda rosso rubino): Esclusione della responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici: abrogazione. (Qui il FAC SIMILE)
Si parla di infortuni in caso di appalto. Facendo un esempio: ad oggi, l’azienda A che appalta un lavoro ad un’azienda B, non è responsabile di rischi e infortuni subiti dagli operai dell’azienda B. Con l’abrogazione si eliminerebbe la norma del 2008 che esclude l’azienda appaltatrice dalla responsabilità, per cui – tornando al nostro esempio – l’azienda A sarebbe anch’essa responsabile.
Quesito n. 5 (scheda gialla): Cittadinanza italiana – Dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana. (Qui il FAC SIMILE)
Cambiamo totalmente argomento. Con questo quesito si propone di abrogare parte della legge del 1992 secondo cui una persona extracomunitaria maggiorenne può richiedere la cittadinanza dopo 10 anni di residenza legale. Con l’abrogazione, si tornerebbe al limite della norma precedente, ovvero di 5 anni. Rimarrebbero invariati i requisiti di conoscenza della lingua italiana, reddito stabile, assenza di condanne penali e integrazione nella società. Qui occorre fare due osservazioni: la prima, è che comunque i tempi burocratici di approvazione della richiesta sono in media di 3 anni; la seconda, è che l’ottenimento della cittadinanza italiana implica anche l’ottenimento della cittadinanza europea, con conseguente libertà di movimento all’interno dell’Unione Europea.
Camilla Gnaccarini