Cronaca

2 Giugno: il valore della Repubblica
nella lectio di Viroli agli studenti

Una estesa riflessione sui valori della Repubblica nel primo appuntamento a Cremona per la Festa del 2 Giugno, questa mattina in sala Quadri del Comune di Cremona. Una appassionata lectio del filosofo Maurizio Viroli – professore di Comunicazione politica all’Università della Svizzera Italiana a Lugano, professore emerito dell’Università di Princeton nonché Professor of Government all’Università del Texas (Austin) – ha introdotto le celebrazioni che proseguiranno per tutta la mattina.

Di fronte agli studenti del Torriani e del Manin, Viroli ha ripercorso gli eventi storici che condussero al referendum, sottolineando come la soppressione delle libertà durante il Ventennio fascista sia stata la più grave delle colpe commesse dal regime. Per poi attualizzare il senso della repubblica come forma istituzionale che, sola, può garantire il bene comune.

Il filosofo ha ricordato come le repubbliche nascano ma possano anche decadere in fretta e come le tentazioni autoritaristiche siano sempre dietro l’angolo anche tra i più giovani: “In Inghilterra, secondo un sondaggio del gennaio 2025, quindi pochi mesi fa, c’è una percentuale altissima di giovani che preferirebbe che non ci si dovesse preoccupare delle elezioni e del Parlamento. Questa è l’Inghilterra, la culla della civiltà.

“Forse servirà a poco, ma io vorrei provare a parlare a quei giovani, pacatamente, ai giovani che ammirano il fascismo, che ne sentono il fascino, e sono tanti”. Ha quindi ricordato come il fascismo abbia irregimentato i giovani nelle varue forme associative praticamente rese obbligatorie, al fine di renderli leali “nei confronti del regime. Studiavano su un testo unico in tutte le scuole, nel quale si esaltavano la mentalità e le conquiste del fascismo, soprattutto la guerra, le guerre coloniali … Per le donne in particolare, il fascismo non mise mai in discussione il ruolo subalterno delle donne nella società italiana. Insegnavano alle ragazze economia domestica, cucito, visite assistenziali agli ospedali, manifestazioni di beneficenza. La donna del fascismo doveva essere soprattutto moglie e madre, non una presenza attiva su base di eguaglianza nella vita culturale, nella vita politica, nella vita sociale”

Poi, la riflessione sulla frase che si sente spesso dire: “‘Ma il fascismo ha fatto anche cose buone’ – ha detto lo studioso. Ebbene, parlino i fatti. Fra il 1925 e il 1927  –  con il pieno appoggio della monarchia, perché non poteva il governo emanare leggi che non fossero approvate dal re – il governo Mussolini ha emanato le cosiddette leggi fascistissime.
Furono leggi che hanno tolto agli italiani la libertà di parola e di stampa, la libertà a partiti politici e sindacati. Ha regolato la libertà di sciopero, ha istituito il Tribunale Speciale per la difesa dello Stato, al fine di perseguire anche gli antifascisti. Fra il 1921 e il 1935 il regime di Mussolini ha scatenato la brutale repressione in Cirenaica e la guerra di conquista in Etiopia.

“Nel settembre del 1938 ha emanato le famigerate leggi razziali che definivano i cittadini di razza ebraica cittadini di dignità inferiore e quindi ha autorizzato la loro deportazione nei campi. Il 10 giugno del 1940 il Re, su consiglio di Mussolini ha dichiarato la guerra all’Inghilterra, contro la Francia già sconfitta, ha mandato i giovani italiani a morire in Africa, in Grecia, nei Balcani, in Russia. Nel settembre del 1943 ha fondato per ordine di Hitler la Repubblica Sociale Italiana.

“Le presunte cose buone che il fascismo ha fatto secondo alcuni sarebbero queste: le colonie, le opere di bonifica, le opere assistenziali. Ma a mio giudizio quelle cosiddette cose buone non sono tali, per la semplice ragione che Mussolini le ha fatte non per il bene degli italiani, ma per rafforzare il consenso al regime, il consenso di uomini e di donne. Nessuna bonifica, nessuna colonia, nessun concordato con la Santa Sede, nessuna opera sociale compensa la perdita della libertà”

“La Repubblica, che oggi festeggiamo, nacque come alternativa politica e ideale rispetto al regime fascista e alla monarchia che lo ha voluto e sostenuto fino al 25 luglio 1943″

“Mi fa piacere – ancora Viroli –  lo ritengo doveroso, ricordare che ad arrestare Mussolini il 25 luglio 1943, fu un gruppo di carabinieri comandato da Giovanni Frignani. Arrestato poi dai nazisti, Frignani fu giustiziato alle Fose Ardeatine il 24 marzo del 1944″.

Infine il monito e la responsabilizzazione delle masse: “Oggi come ieri, il maggiore pericolo per la repubblica è rappresentato dal potere del denaro e dai demagoghi, le repubbliche muoiono ce lo insegna la storia. Solo i cittadini posso aiutare la Costituzione e le Leggi democratiche a mantenerle in vita”.

La mattinata in sala Quadri ha visto la partecipazione del prefetto Giannelli, del sindaco Virgilio, del presidente della Provincia Mariani, del presidente del Consiglio Luciano Pizzetti e del presidente della Camera di Commercio Cr-Mn-Pv Auricchio.  Protagonisti sono stati gli studenti, con la proiezione del video realizzato dai ragazzi del Torriani che  documenta il corteo effettuato in occasione della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, promossa da Libera il 21 marzo, nel segno di una primavera di legalità e giustizia.
Giuliana Biagi

 

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