Cronaca

Il Torriani saluta le prof. Murianni
e Bertozzi, colonne della matematica

La prof Giovanna Murianni e l'ingresso dell'IIS Torrani

Dopo 30 anni all’Istituto Torriani, ultimi giorni di lavoro agli esami di maturità per Giovanna Murianni, professoressa di Matematica al Liceo delle Scienze Applicate, da un decennio nella sezione B, docente molto stimata da colleghi e studenti non solo per le doti professionali ma anche umane.

“Professione insegnante per sempre. La prof.ssa Giovanna Murianni potrà anche andare in pensione, ma avrà sempre una cattedra al Torriani e un posto speciale nei nostri cuori”, sta scritto in un post sulla pagina Fb dell’istituto dove  l’insegnante compare con una lavagnetta che recita “I migliori anni della nostra vita”.

“E’ una foto che mi hanno fatto di sorpresa”, confessa, “eravamo al pranzo di classe con la quinta e stavamo facendo un gioco, chiedendoci quale film o canzone avrebbe potuto rappresentare quei momenti…. a me è venuta in mente la canzone di Renato Zero”. La ragione è semplice: “Quello che mi ha dato indietro la scuola è tantissimo, sia da parte dei colleghi che dei ragazzi. La loro forza mi ha aiutato anche in momenti difficili”.

Insieme a lei lascia la cattedra un’altra colonna delle discipline scientifiche del Torriani, la professoressa Claudia Bertozzi e anche a lei la scuola ha dedicato un post: un altro mito del Torriani, di dedizione assoluta all’insegnamento e attenzione per le persone, discreta e intelligente …sta per andare in pensione. La Matematica Torriani ha potuto contare su queste due colonne”. 

La prof Claudia Bertozzi

“E’ la mia collega del cuore – racconta Murianni – ma al Torriani lascio tutto un gruppo di lavoro molto affiatato non solo nella mia materia, e molto collaborativo. Ci sarà un bel turn over, avremo 6, 7 insegnanti giovani e preparati che si stanno abilitando”.

Come sono cambiati i ragazzi e l’insegnamento? “Tanto, ormai il distacco anagrafico si sentiva e la didattica è cambiata ma alla fine quello che conta è sempre il rapporto personale che si instaura con i ragazzi. Ci possono essere tutte le innovazioni tecnologiche possibili, ma l’importante è guardarli negli occhi quando qualcosa non va, chiedere qual è il problema, far loro capire che non li stai solo giudicando“.

Dice di aver iniziato a lavorare nella scuola un po’ per caso: “Sì, è stato mio padre (dirigente della Questura di Cremona, ndr) a instradarmi dopo la laurea, io avrei preferito restare nel settore applicativo, mi piaceva il lavoro in informatica. Invece ho iniziato all’Enaip e da lì ho capito che era quello che volevo fare”.

Poi varie supplenze, la prima cattedra al Pacioli di Crema dove è rimasta cinque anni, quindi il salto a Cremona. “All’inizio avevo timore di sbagliare, di non essere corretta … alla fine in questo lavoro conta studiare sempre, fino all’ultimo. L’improvvisazione in classe non esiste, e questo è bellissimo”. gb

 

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...