Nocerino insediato al Ponchielli:
"Continuità ma anche idee nuove"
Parla il nuovo sovrintendente del Teatro di Cremona
Andrea Nocerino da oggi, 1 luglio, è il nuovo sovrintendente del teatro Ponchielli, succede ad Andrea Cigni che è stato nominato a Cagliari. Lo abbiamo incontrato nel suo primo giorno
E’ soddisfatto di questo incarico?
Sono molto onorato e grato al CdA della fiducia che mi ha rivolto e naturalmente della stima che tutta la città, tutti i miei amici e tutto questo teatro, il suo staff mi hanno rivolto in questo frangente.
Lei è il sovrintendente più giovane d’Italia, tra le altre cose è anche il suo primo incarico. Come sta affrontando sia artisticamente che emotivamente questa esperienza?
Non credo che la gioventù sia un tema in assoluto, penso che sia un punto di vista con cui guardare le cose, che pone degli interrogativi indubbiamente e un metodo di approccio. Dal mio punto di vista armonizzare una struttura che già è eccezionale e continuare un progetto, che è quello del project management all’interno della struttura, portando avanti sia delle visioni che abbiamo condiviso con la precedente sovrintendenza, sia quello che sono io e quella che è la mia sensibilità, ha molto a che fare non con la mia età ma con quello che sono.
Come è arrivato a Cremona e quando?
È una bellissima storia il rapporto con Cremona. Io arrivo qui nel 2011 per studiare musicologia e poi violoncello. Mi sono diplomato con Silvia Chiesa in conservatorio qui e la mia vita musicale come violoncellista ha fatto sempre riferimento a Cremona. Poi una certa spinta creativa molto forte mi ha portato a espandere il desiderio di competenze per poter crescere non solo come artista ma anche come, appunto, come project manager, come coordinatore. Questo mi ha portato a Roma in un bellissimo master che ho avuto alla Università Luiss che mi ha cambiato la vita in un certo senso, mi ha completamente cambiato la forma mentis che unendola alla mia storia di violoncellista mi ha reso quello che sono ora. Affiancando Andrea Cigni negli ultimi anni è nato in maniera spontanea il rapporto di grande amore con questo teatro.
Lei è stato eletto dal CDA all’unanimità. Cosa pensa abbia convinto il CDA a puntare su di lei?
Io credo che il tema della continuità gestionale e valoriale sia stato il motivo per cui mi hanno chiesto una disponibilità a essere valutato, a essere ascoltato.
Ma quello che veramente, nell’interlocuzione col CDA, voglio pensare che abbia avuto la parte da leone sia stato il mio progetto, sia stata la mia visione e quello che ho condiviso essere il modo di pensare questo teatro, la realtà cremonese e il contesto che ci circonda, culturale.
Per quanto riguarda la progettualità, come vede il futuro del Ponchielli?
Dobbiamo sempre crescere, dobbiamo sempre ampliare i nostri orizzonti come persone e come teatro ed è una forbice che si amplia verso l’esterno per rinforzare ciò che è interno. Quindi io vedo un teatro che deve sempre pensare in una maniera bilaterale al proprio centro, che è il proprio palcoscenico e al tempo stesso ai propri interlocutori, che sono gli spettatori ma anche tutti i nostri partner di rete che sono a Cremona ma anche in tutta Europa.
Lei suona il violoncello, quindi immagino che ascolti musica classica ma da spettatore lei che cosa ascolta? Che musica le piace?
Ascolto tutti i tipi di musica, sono curiosissimo. Tutti i tipi di danza, tutti i tipi di prosa e tutti i tipi di opera. Se potessi in un’altra vita imparare tutti gli strumenti e tutte le forme di spettacolo sarei la persona più felice del mondo, anche di tutte le lingue.
Chi guida il teatro non deve guardare solo alla parte più artistica ma si sa che i teatri sono delle vere e proprie imprese e alla fine del mese bisogna fare i conti. È già arrivato un contributo sostanzioso per il Festival , come ha intenzione di muoversi a livello sia ministeriale che di sponsor e sul territorio?
Questa è una domanda molto interessante. Il rapporto dell’impresa culturale con il sostegno economico diventa una parte identitaria da sempre, insomma, di quello che noi facciamo. Io credo che negli ultimi anni noi abbiamo raccontato un valore strumentale del teatro, cioè l’impatto che ha su un territorio, sul sociale e sulla comunità di riferimento. Oggi sono sicuro che i nostri sponsor, i nostri mecenati e il Ministero stesso siano pronti ad ascoltare quello che possiamo proporre come valore intrinseco, ovvero l’arte per l’arte, la creatività stessa come matrice originale di ciò che noi facciamo, di ciò che noi portiamo e di ciò che noi proteggiamo.
Quindi proseguirò un lavoro di interlocuzione con persone e con aziende e con istituzioni che hanno dimostrato una fiducia incredibile nel nostro lavoro che noi però abbiamo onorato con tantissimo, tantissimo impegno e passione.
Che cosa le piace di più di Cremona e che cosa si augura per questo teatro?
Io di Cremona amo l’understatement, mi piace moltissimo il fatto che ci siano delle perle che brillano ma al tempo stesso una rete sommersa di sociale, di culturale, di attivismo, di sport che non si mette in mostra ma che fa un lavoro invisibile e incredibile. Mi piacerebbe che questa istituzione, così rispondo alla seconda parte della domanda, aiuti tutto questo mondo sotterraneo non a esporsi di più ma a lavorare meglio e a mettersi in interconnessione con tutte le istituzioni e tutte le persone che possono trarne beneficio.
Silvia Galli