Cronaca

Botte al Juliette, buttafuori nei
guai. Accuse anche all'ex gestore

Quattro ex buttafuori del “Juliette 96”, il locale nella frazione di San Felice, alle porte di Cremona, sono finiti a processo con l’accusa di lesioni ai danni di Antonio, un 43enne originario di Cinisello Balsamo, magazziniere alla Walcor, azienda leader nel mercato del cioccolato con sede a Pozzaglio ed Uniti. Un quinto imputato è l’ex gestore del locale, lui accusato di favoreggiamento personale: avrebbe “manomesso” le telecamere per eludere le indagini. Da quella serata, Antonio era uscito con un trauma cranico, il naso fracassato, una spalla e una mano fratturate, per una prognosi di trenta giorni.

Al Juliette, il 7 dicembre del 2019, la Walcor aveva organizzato una cena aziendale, terminata con la festa in discoteca. Antonio, che era in compagnia della sua compagna, aveva bevuto. Tra i due era scoppiata una lite scatenata dalla gelosia. Il trambusto aveva fatto intervenire i buttafuori che avevano allontanato il cliente. Secondo l’accusa, nel parcheggio del locale, i quattro addetti alla sicurezza l’avrebbero aggredito, spintonato e colpito violentemente con calci e pugni. Il 43enne era finito in ospedale in coma farmacologico.

Il pm onorario Silvia Manfredi

A processo, Antonio si è costituito parte civile attraverso l’avvocato Raffaella Buondonno, mentre i cinque imputati sono assistiti dagli avvocati Massimo Nicoli e Andrea Balzarini.

“Durante la lite con la compagna”, hanno spiegato i due legali della difesa, “lui aveva rotto una bottiglia ed erano intervenuti i buttafuori per accompagnarlo all’uscita. Era ubriaco, ha inciampato ed è caduto di faccia“. Per l’accusa, dopo la caduta, l’azione sarebbe invece andata avanti, con la vittima aggredita e malmenata. Che Antonio fosse caduto da solo lo ha testimoniato anche la cameriera addetta alla cassa, quella sera posizionata all’ingresso del locale. “Quella persona”, ha ricordato la testimone, “l’ho vista inciampare davanti bancone. Cadendo, ha sbattuto il naso e sanguinava. Era ubriaco e agitato. Uno dei buttafuori lo ha aiutato a rialzarsi, mentre gli altri cercavano di tenerlo calmo. Nel giro di poco è arrivata la Volante”.

L’avvocato Buondonno

In un’indagine di questo genere, un ruolo fondamentale ce l’hanno le telecamere. E qui entra in gioco la figura dell’ex gestore, che avrebbe “manomesso” le immagini, consegnando ai carabinieri una chiavetta contenente i video ripresi da un sola telecamera, non permettendo di acquisire l’intera sequenza.

In aula sono state sentite le testimonianze del tassista che quella sera era stato chiamato dalla compagna della vittima, e tre clienti del locale. Tutti testimoni del pm onorario Silvia Manfredi. Moltissimi i “non so” e i “non ricordo”, cosa che ha reso necessario rileggere ai testi ciò che avevano dichiarato all’epoca dei fatti ai carabinieri. Nonostante ciò, è stato ricordato ben poco. Sia il pm che il legale di parte civile, giudice compreso, hanno ripreso i testimoni, invitandoli a dire la verità e sollevando dubbi sulla genuinità delle loro dichiarazioni, scatenando la reazione dei difensori. Scintille tra le parti.

Da sinistra gli avvocati Nicoli e Balzarini

Sentito all’epoca dagli inquirenti, il tassista, una volta arrivato al Juliette per accompagnare a casa la compagna del 43enne, aveva riferito di aver visto l’uomo con la camicia sporca di sangue inveire contro i buttafuori, cercando di avvicinarsi a loro con l’intento di avere un contatto fisico, mentre una delle testimoni, una giovane che aveva trascorso la serata con un gruppo di amici, oggi ha ricordato solo di aver visto delle persone che stavano litigando. “Ci siamo fermati poco, il tempo di raggiungere la macchina”, ha dichiarato. “Si sentiva urlare, c’era una persona visibilmente ubriaca e un buttafuori che con le mani cercava di fermarlo. Ma non ho visto aggredire nessuno”.

I restanti testimoni del pm, quelli della parte civile e della difesa saranno sentiti nell’udienza del prossimo 6 ottobre.

Sara Pizzorni

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