Cronaca

Tassista accusato di minacce si
difende: "Io vittima del collega"

La “guerra” tra due tassisti che si sta celebrando nelle aule del tribunale di Cremona vede Marco, 45 anni, a processo con l’accusa di violenza privata nei confronti del collega Luca, 54 anni. Contro quest’ultimo, però, c’è una controquerela da parte di Marco, che respinge con forza l’accusa e che vuole dimostrare la sua estraneità ai fatti. Nel processo, Luca è parte civile attraverso l’avvocato Simona Bracchi, che in udienza ha proposto di chiudere la questione con la remissione di querela da parte di entrambi. Una proposta che ha trovato il consenso sia del pm che del giudice, e anche dello stesso Marco.

L’udienza è stata aggiornata al prossimo 15 ottobre, quando molto probabilmente le parti in causa rimetteranno le reciproche querele. Contro Luca, però, Marco, assistito dagli avvocati Guido Calatroni e Gabriele Civello, ha già sporto quattro denunce per molestie, convinto di essere vittima del collega. Secondo quanto denunciato da Luca, il 28 giugno del 2022 in via Dante l’imputato lo avrebbe minacciato, dicendogli “Ti ammazzo, ti spacco la faccia, io non sono come gli altri tassisti di Cremona”, puntandogli contro il viso il dito indice della mano destra. Minaccia è l’ipotesi di accusa contenuta nella denuncia.

Ma Marco è finito a processo per violenza privata, in quanto avrebbe impedito al collega di continuare la propria corsa, parandosi davanti a lui con il suo mezzo e ostruendogli la corsia di marcia. Un comportamento, però, non riportato nella querela di Luca, ma riferito, nel corso delle indagini, da un testimone, un altro tassista. La violenza privata, come sostenuto dalla difesa di Marco, non è mai stata oggetto di denuncia, eppure è finita nel capo di imputazione contestato dalla procura. A processo, il giudice ha rilevato l’eccezione di improcedibilità per immutazione del fatto storico materiale, dunque Marco deve rispondere solo dell’accusa di minaccia.

Ma cosa è successo quel pomeriggio ?. A bordo del taxi di Marco c’era una cliente, una donna che mezz’ora prima sarebbe salita sul taxi di Luca e che non gli avrebbe pagato 30 euro di chiamata e sosta. Il 54enne lo avrebbe riferito al collega, che però avrebbe avuto quella reazione nei suoi confronti.

Tutt’altra verità emerge dalla versione dell’imputato: quel pomeriggio, Marco, da quanto messo a verbale nella controdenuncia, si trovava in servizio in corso Campi quando era stato avvicinato da una sua abituale cliente che gli aveva chiesto se poteva raggiungerla a casa. Una volta libero dal precedente trasporto, si era portato in via Faerno, dove c’era la cliente, ma dove era presente anche il collega Luca.

Alla donna, Marco aveva chiesto se durante l’attesa avesse ritenuto di chiamare un altro tassista, ma lei gli aveva assicurato di non aver incaricato nessun altro. “Con non poco sconcerto”, aveva fatto verbalizzare Marco, “ho notato che il collega in un primo tempo ha cercato di impedire che la cliente potesse accedere alla pubblica via uscendo dalla porta carraia della propria casa, cercando poi di impedirle di salire sul mio taxi, inveendo contro la donna alla quale chiedeva il pagamento di 30 euro”.

La cliente aveva poi spiegato che in un primo tempo aveva chiesto l’intervento di un altro tassista, e che quando si era vista arrivare Luca si era rifiutata di servirsi del suo taxi, rifiutandosi di pagarlo. A quel punto Marco se ne stava andando, ma la cliente aveva preteso di essere accompagnata da lui, suscitando la reazione di Luca che, secondo il racconto del collega, “in uno stato di totale alterazione, con fare minaccioso”, si sarebbe posizionato davanti al suo taxi per non farlo partire, dopodichè, vistosi costretto a spostarsi per il passaggio di un altro veicolo, si sarebbe disteso a terra davanti all’auto, pretendendo dalla passeggera il pagamento di 30 euro.

Per non travolgere il collega, Marco era stato costretto ad uscire da via Faerno in retro. Tutto finito?. No. Transitando nei pressi della stazione ferroviaria con a bordo la cliente, Marco si era immesso in via Dante verso piazza Risorgimento, quando era spuntato di nuovo Luca, che in un momento di affiancamento dei due mezzi avrebbe minacciato di morte il collega, “tenendo fuori dal finestrino della propria auto la mano, mimando il gesto della pistola”.

La denuncia nei confronti di Luca per interruzione di pubblico servizio e per violenza privata è stata però archiviata. Le indagini, come riportato dalla motivazione del giudice, “non hanno consentito di accertare come si siano svolti realmente i fatti”. La cliente, l’unica testimone “chiave”, non è mai stata sentita, e in secondo luogo gli altri tassisti non hanno confermato. “Erano troppo lontani per vedere com’è andata”, sostiene la difesa di Marco.

Contro Luca, il collega ha sporto altre denunce per atti persecutori. Il 45enne lamenta di essere stato ingiuriato, diffamato, minacciato, provocato ed intimidito in diverse occasioni. Per queste accuse, il pm ha chiesto l’archiviazione, ma i difensori di Marco si sono opposti. L’udienza deve ancora essere fissata.

Sara Pizzorni

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