Cronaca

Condanna Guizzardi: Quel "processo
immaginario" contro i medici

La motivazione della sentenza di condanna dell'avvocato scrittore Andrea Guizzardi

L'avvocato Guizzardi

Il 26 febbraio scorso il giudice aveva emesso sentenza di condanna per l’avvocato cremonese Andrea Guizzardi, finito a processo per aver falsificato, tra il 2018 e il 2020, atti giudiziari, firme di giudici e di cancellieri del tribunale di Cremona e del palazzo di giustizia di Milano. Per l’imputato, a cui era anche contestato il reato di patrocinio infedele, pena di due anni e nove mesi di reclusione, con l’interdizione dall’esercizio della professione per la stessa durata della pena.

L’indagine su Guizzardi, avvocato con la passione per la scrittura, con all’attivo romanzi e diversi premi letterari vinti, risale al luglio del 2019, in seguito ad una denuncia presentata contro ignoti in procura a Cremona da una donna. In una causa civile per sfratto, la controparte le aveva prodotto una sentenza del tribunale di Cremona che le sembrava falsa.

A dicembre del 2020 gli agenti della Mobile avevano eseguito nello studio di Guizzardi una perquisizione domiciliare e una informatica, trovando nel suo computer, contenute in un documento word, intestazioni fittizie del tribunale di Cremona, le firme false delle toghe e dei cancellieri cremonesi e milanesi, decine di atti giudiziari, tra cui sentenze civili, atti di pignoramento, decreti ingiuntivi e, persino i verbali di sommarie informazioni testimoniali.

Le vittime, e cioè i clienti di Guizzardi, erano convinti di aver vinto le cause ed erano in attesa del risarcimento dei danni. Guizzardi, in qualità di avvocato, redigendo atti giudiziari falsi che consegnava ai propri assistiti, si era reso infedele ai propri doveri professionali, arrecando danno alle parti da lui assistite davanti all’autorità giudiziaria, rassicurandole sul buon andamento delle cause da lui patrocinate, quando in realtà tali cause non erano state instaurate o comunque avevano avuto un decorso completamente diverso rispetto a quanto prospettato dal legale.

Tra i clienti di Guizzardi, come si legge nelle 21 pagine della motivazione della condanna, ce n’era uno che in seguito ad un incidente stradale si era rivolto al legale per far causa alle strutture sanitarie che, a suo giudizio, non lo avevano curato adeguatamente. Dopo aver assunto il mandato, Guizzardi aveva riferito al cliente di avere instaurato più cause, ma non era vero.

Nel penale, come si legge nella motivazione, “in atti sono documentati una serie di verbali” a firma di un pm nei confronti di sette medici, per lo più radiologi e ortopedici, che hanno avuto in cura il paziente. “In atti sono documentati tre decreti di citazione diretta a giudizio per l’udienza del 31 maggio 2018 e per quelle successive” nei confronti di sei medici. Il pm li accusa di lesioni personali colpose. “Nell’immaginario processo incardinato nei confronti dei medici“, scrive il giudice, “Guizzardi predisponeva un atto datato 30 aprile 2019 con cui chiedeva al tribunale l’assegnazione di un acconto sul risarcimento del danno in prospettiva della propria costituzione di parte civile nell’interesse del cliente”.

Il giudice rinvia la prima udienza per consentire alle compagnie assicurative chiamate come responsabili civili, di costituirsi in giudizio. Tutto falso. Lo stesso giudice emette poi un provvedimento con cui si assegna al cliente di Guizzardi una provvisionale di 300mila euro. Tutto falso. C’è anche una falsa mail, inviata “apparentemente” dalla compagnia assicurativa all’avvocato Guizzardi per “confermare la disponibilità a pagare 100mila euro di acconto disposto con ordinanza del tribunale”. Il 12 dicembre il giudice condanna l’assicurazione a pagare una provvisionale di 450mila euro a favore del cliente di Guizzardi. E con provvedimento del 10 gennaio 2020, il tribunale condanna le compagnie assicurative a pagare al cliente 900mila euro. Tutto falso.

Nel civile, le assicurazioni hanno fatto ricorso contro le ordinanze del tribunale di Cremona e della Corte d’Appello di Brescia. Ma i giudici della Cassazione lo hanno respinto, “ordinando il pagamento mediante assegni circolari da versare nella cancelleria del tribunale di Cremona”. L’atto e le firme sono falsi. Nel frattempo il cliente ha cambiato avvocato, e nel febbraio del 2021 i due si presentano in cancelleria per incassare gli assegni sulla base di un provvedimento, emesso e firmato da un giudice l’anno precedente, con il quale vengono assegnate le somme pignorate a terzi: le banche di appoggio delle assicurazioni­ per 300mila euro a testa, più 10mila a favore del legale. Ma il giudice disconosce documento e firma.

L’utente privato“, si legge nella motivazione, “era in buona fede e non era certo in grado di valutare la corrispondenza o meno della copia ricevuta al modello tipico deIl’atto giudiziario, non disponendo di competenze specifiche; la stessa autorità del professionista e la fiducia in esso riposta inducevano nel caso specifico il cliente a ritenere scontato che la copia corrispondesse ad un atto esistente”.

Per il giudice, invece, “non c’è la prova che il movente della falsità accertata fosse il fine di profitto, dal momento che non sono documentati oltre ogni ragionevole dubbio pagamenti dei clienti in favore dell’avvocato Guizzardi così cospicui da valere il rischio di una condotta illecita tanto grave e, al contempo, destinata ad essere smascherata in tempi brevi”.

Sara Pizzorni

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