Cronaca

Ven-To: varata la ciclopedonale,
quasi pronto il tratto cremonese

Il ponte tra Crotta d'Adda e Maccastorna

Se ne parla da almeno 15 anni, ora la ciclovia “Vento” Venezia-Torino diventa realtà. AIPO sta realizzando la struttura in Piemonte, Emilia-Romagna e Lombardia. Il Veneto opera autonomamente perché il tratto finale abbandona l’argine maestro del Po e quindi esce dalla competenza Aipo. I cantieri sono tutti finanziati e stanno proseguendo velocemente come ci conferma l’ingegnere Gaetano La Montagna dirigente Aipo e responsabile dei cantieri “Vento”.  “Nel complesso stanno andando abbastanza bene – afferma – stiamo rispettando le tempistiche stabilite da Regione Lombardia“.

Il cantiere più avanzato è il tratto cremonese che collega San Rocco al Porto, nel lodigiano, a Stagno Lombardo, nel cremonese, 54 chilometri che attraversano Santo Stefano Lodigiano, Corno Giovine, Caselle Landi, Castelnuovo-Bocca d’Adda, Maccastorna, Crotta d’Adda, Spinadesco, Cremona, Gerre, Stagno Lombardo, La parte della ciclovia è praticamente terminata, aspetta solo di essere collaudata dal Ministero”.

In costruzione la passarella ciclo-pedonale sul ponte dell’Adda che collega Crotta a Maccastorna, un passaggio fondamentale. Il varo del manufatto si è concluso in questi giorni, il ponte è stato riaperto al traffico a senso unico alternato. Subito dopo Ferragosto tornerà il transito a doppio senso, ma per l’apertura della passarella ciclo-pedonale ci vorrà ancora qualche mese.

“La passarella è terminata – afferma La Montagna –  va collegata ovviamente al resto della ciclovia e poi va collaudata. Ora ci sono le finiture e le operazioni tecnico-burocratiche. Nel frattempo Regione Lombardia sta lavorando alla gestione della futura ciclovia. Per il collaudo finale di tutto il tratto serve ancora qualche mese”.

Intanto si lavora sugli altri tratti: “Da Stagno Lombardo a Piadena è quasi terminato, anche lì bisognerà poi collaudarlo. Mentre invece i tratti mantovani, sono in corso di esecuzione, servirà ancora oltre un anno di lavoro”.
Giovanni Palisto

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