Sempre meno dipendenti pubblici:
a Cremona perso il 27% in vent'anni
Nei comuni della Lombardia, ma anche in Regione e nelle amministrazioni provinciali, ci sono sempre meno dipendenti.
E’ questo il dato che emerge dal rapporto sull’evoluzione del personale elaborato da UIL Lombardia e UIL FPL Lombardia: un’analisi che tiene conto del personale di Regione Lombardia, dei Comuni capoluogo di provincia e delle Amministrazioni Provinciali lombarde dal 2001 al 2023 ed è basato sui dati ufficiali del Conto Annuale della Ragioneria Generale dello Stato.
A riguardo del Comune di Cremona, i dati parlano di un calo del 26,9% in poco più di vent’anni: se infatti nel 2001 si contavano 831 dipendenti, 10 anni dopo il numero calava a 729, fino a toccare quota 607 nel 2023. Di questi la maggior parte, il 71,7%, sono donne.
Il tempo indeterminato costituisce il 94,3% dell’organico, mentre i contratti a tempo determinato (34 unità, 5,6%) hanno un peso maggiore rispetto ad altri capoluoghi e sono concentrati in larga misura sul personale femminile (29 su 34).
Il part-time interessa 81 unità, pari al 14% del totale dei tempi indeterminati, con una distribuzione quasi esclusivamente femminile: 74 donne contro soli 7 uomini. Anche qui la prevalenza è nel part-time lungo (>50%), che coinvolge 60 donne su 64 totali.
Riscontri analoghi anche per quanto riguarda l’ente Provincia, che fa registrare il peggior dato lombardo: -38% dal 2001 al 2023.
Nel 2023 la Provincia di Cremona dispone di 299 dipendenti, con una leggera prevalenza femminile (51,5% donne). Il tempo indeterminato costituisce la quota dominante (98,7%), mentre i contratti a tempo determinato sono residuali (4 unità).
Il part-time riguarda 43 unità (15% del totale dei tempi indeterminati), con una forte concentrazione femminile: 38 donne contro soli 5 uomini. In particolare, il part-time lungo (>50%) interessa 35 donne su 36 complessivi.
Sempre secondo il report, il personale complessivo degli enti locali a livello regionale è diminuito del 27,4% rispetto al 2001 e del 18,1% rispetto al 2011, con punte critiche nei Comuni di Lodi (–41,2%), Como (–35,7%), Pavia (–35,9%) e Varese (–32,3%).
Una situazione, quella della riduzione degli organici, che ha inciso direttamente sulla capacità degli enti di garantire servizi fondamentali: dai nidi d’infanzia alla polizia locale, dall’edilizia scolastica alla manutenzione stradale, fino alle funzioni di programmazione regionale. Colpa anche dei salari che sono cresciuti in maniera residuale rispetto al costo della vita e all’inflazione.
“I numeri – evidenzia il Segretario Confederale UIL Lombardia Salvatore Monteduro – parlano chiaro: il lavoro pubblico in Lombardia è stato trattato per anni come un costo da comprimere, anziché come una risorsa su cui investire. Ma senza personale sufficiente non si garantiscono servizi di qualità ai cittadini. Oggi più che mai serve un cambio di passo: il lavoro pubblico deve tornare al centro come leva di coesione sociale e sviluppo territoriale e soprattutto è necessario che i lavoratori vengano adeguatamente retribuiti anche pensando a soluzioni con una contrattazione decentrata o di secondo livello”.
Il Rapporto evidenzia inoltre come il personale degli enti locali sia sempre più orientato verso le donne (oltre il 60% degli organici) e sia caratterizzato da una forte incidenza del part-time, in larga parte utilizzato proprio dalle lavoratrici. Parallelamente, la dinamica retributiva 2011–2023 mostra un incremento nominale (+10,8%), che però non ha compensato l’inflazione, con conseguente perdita di potere d’acquisto.
“Questo Rapporto – commenta il Segretario Generale UILFPL Lombardia Daniele Ballabio – fotografa una situazione che le nostre lavoratrici e i nostri lavoratori vivono ogni giorno sulla propria pelle: meno personale significa più carichi di lavoro, meno possibilità di conciliazione e maggiore stress organizzativo. Con salari che non tengono il passo con l’inflazione, il rischio è che la pubblica amministrazione perda attrattività e non riesca ad attrarre giovani professionalità. Serve un rinnovo del CCNL che riconosca dignità e professionalità, e serve una svolta negli investimenti sul lavoro pubblico locale”.
Da parte di UIL Lombardia e UIL FPL Lombardia chiedono un deciso investimento nel lavoro pubblico, superando i vincoli di spesa e valorizzando il ruolo dei lavoratori degli enti locali come garanzia di servizi vicini ai cittadini e di sviluppo per l’intera comunità lombarda.