Autunno caldo per Sanità e Giustizia
Stato di agitazione e sciopero
Lunedì inzia una settimana problematica per i servizi pubblici, con due settori cruciali – la sanità e la giustizia – che subiranno le ripercussioni di agitazioni sindacali e scioperi.
Ad incrociare le braccia, martedi 16 settembre, dalle 10:00 a mezzogiorno, saranno i lavoratori precari del Tribunale, assunti con fondi del PNRR, pedine fondamentali della macchina della giustizia, in attesa di certezze da parte del Governo.
Al Tribunale di Cremona, il personale assunto con fondi PNRR rappresenta 20 lavoratrici e lavoratori, pari a circa un terzo dell’organico complessivo. “Senza di loro il sistema rischia il collasso”, spiega Luca Dall’Asta, Segretario Generale FP CGIL Cremona, “l’attività del Tribunale non sarebbe sostenibile. Non si può pensare di investire per anni sulla formazione e sul lavoro di queste persone e poi lasciarle nel limbo dell’incertezza. La giustizia ha bisogno di continuità e di organici adeguati, non di precarietà.”
Già oggi il Tribunale di Cremona è segnato da una grave carenza strutturale: manca il dirigente dal 2020 e la scopertura del personale è attorno al 40%. In questo quadro, i precari hanno garantito il funzionamento degli uffici e la continuità di un servizio pubblico essenziale, acquisendo competenze ed esperienze che non possono andare perse.
“Il Governo – afferma il sindacato – prevede la stabilizzazione solo per una parte del personale: su 12.000 assunti a livello nazionale, appena 3.000 hanno garanzie certe, altri 3.000 attendono la legge di bilancio, mentre per i restanti 6.000, tra cui molti dei lavoratori di Cremona, non c’è alcuna prospettiva. A giugno 2026, alla scadenza dei contratti, rischiano di essere mandati a casa, con gravi ripercussioni non solo per loro, ma per l’intero sistema giustizia.
“La FP CGIL Cremona, insieme alle delegate RSU, chiede con forza che vengano assunti provvedimenti immediati per garantire la stabilità lavorativa di tutte e tutti i precari, evitando di disperdere professionalità preziose e di aggravare i carichi di lavoro del personale di ruolo”.
Tensioni anche in ospedale, tra la dirigenza dell’Asst di Cremona e i sindacati FP CGIL, CISL FP, Nursing Up e Nursind, in stato di agitazione dall’11 settembre. “E’ stata una decisione ponderata, assunta dopo mesi di interlocuzioni che non hanno prodotto risposte adeguate alle criticità ormai evidenti. Abbiamo trasmesso la formale comunicazione alla Prefettura di Cremona e alla Direzione Generale dell’Azienda, con informativa all’Assessorato al Welfare di Regione Lombardia, chiedendo l’attivazione della procedura di raffreddamento e conciliazione prevista”, affermano in una nota i segretari di categoria Luca Dall’Asta, Fp Cgil; Roberto Dusi, CISL FP Asse del Po; Maria Grazia Bensi, Nursing Up Cremona; Vincenzo Trigila, Nursind Cremona.
“Ogni giorno vediamo reparti sotto pressione per una carenza strutturale di personale che si traduce in carichi di lavoro sempre più pesanti. In questo contesto, riteniamo inaccettabile la proposta di turni da dodici ore, avanzata senza un’adeguata valutazione dei rischi e senza un serio confronto sugli impatti organizzativi e sulla salute di operatrici e operatori. Allo stesso tempo, dopo la tragica esperienza pandemica ci saremmo aspettati un’evoluzione delle misure di lavoro agile e di flessibilità, anche a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori fragili; al contrario, continuiamo a registrare ritardi e resistenze che non rispondono ai bisogni reali dei servizi e delle persone.
“Vogliamo rimettere al centro il benessere organizzativo e la sicurezza, con il pieno coinvolgimento degli RLS, superando prassi e scelte sospettosamente unilaterali. Guardiamo con preoccupazione al rischio di ulteriori esternalizzazioni, in particolare nell’area casalasca (Ospedale Oglio Po), che potrebbero compromettere i livelli assistenziali e frammentare ancora di più le comunità di lavoro. Nel comparto operatorio, inoltre, assistiamo a un sovraccarico costante con ricorso alla pronta disponibilità per completare attività ordinarie. Non possiamo infine accettare pressioni o comportamenti che mortificano la rappresentanza sindacale e impediscono relazioni trasparenti e corrette.
“Chiediamo di ripristinare un tavolo di confronto vero”, continuano i sindacalisti, “fondato su dati, responsabilità e rispetto reciproco. Servono organici adeguati, turnazioni sostenibili, politiche di attrattività e di retention, regole chiare sull’utilizzo della pronta disponibilità, un piano condiviso per evitare le esternalizzazioni e valorizzare le competenze interne, un programma strutturato su benessere e sicurezza con il coinvolgimento degli RLS, e l’apertura a modelli di lavoro agile dove compatibili con l’organizzazione dei servizi. Il nostro obiettivo è semplice e ambizioso: garantire qualità e sicurezza dell’assistenza tutelando le lavoratrici e i lavoratori”.
“La proclamazione dello stato di agitazione è il primo passo di una mobilitazione più ampia se non arriveranno risposte concrete e tempestive. Siamo pronti a confrontarci seriamente lunedì 15 settembre nella sede prefettizia, con spirito costruttivo: vogliamo soluzioni praticabili, tempi certi e impegni verificabili. Le persone che ogni giorno tengono in piedi i servizi sanitari meritano ascolto, rispetto e scelte conseguenti dignitose”, concludono. gb