Cronaca

Il Giubileo degli insegnanti
Cura e speranza nell'educazione

Il pubblico in Seminario per il Giubileo degli insegnanti

La cura come gesto concreto e quotidiano che si muove nella libertà, la cura come incontro. Non c’è cura senza speranza e speranza senza cura: aspetti imprescindibili nell’educazione, grazie al grande lavoro fatto ogni giorno dai docenti.

In seminario si è tenuto l’incontro per il Giubileo degli Insegnanti, a cui poi è seguita la serata e la cena insieme al Vescovo Mons. Antonio Napolioni. A far riflettere sui concetti di cura e speranza è stata la relazione di Alessandra Carenzio, docente dell’Università Cattolica.

“Credo che la speranza sia uno degli ingredienti principali dell’insegnante e del lavoro di cura, di accompagnamento, di crescita. Un educatore e attivista politico brasiliano, Paulo Freire, diceva sempre che l’educatore, l’insegnante, se non ha speranza non può insegnare. Deve essere parte integrante della cartella, della casetta degli attrezzi.

Da questo punto di vista, la speranza non è un’attesa di qualcosa che verrà, ma è una partecipazione, è un lavoro contro lo stereotipo ed è un lavoro di attivazione del soggetto per riscoprire i suoi talenti e per garantire a tutti di crescere nel benessere e in armonia” sostiene Carenzio.

A rafforzare questo impegno anche il Dirigente scolastico del Liceo Aselli di Cremona Alberto Ferrari presente insieme ai 150 docenti: “E’ una sfida quotidiana che i docenti affrontano nella loro relazione con i ragazzi giorno per giorno. E i ragazzi, come sempre, ma forse oggi più di un tempo, hanno bisogno di vedere degli adulti che credono in se stessi, nel futuro e nel futuro di questi ragazzi. Costruire un mondo di relazioni, avendo cura di sé e cura delle relazioni, è la sfida di oggi“.

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