Cronaca

Juliette: 6 anni fa il pestaggio
Ma i testimoni fanno "scena muta"

A processo anche l'ex gestore del locale che avrebbe manomesso le immagini delle telecamere per eludere le indagini

Tutti quei “non so” e “non ricordo” hanno fatto drizzare le antenne al giudice: “Le ricordo che è sotto giuramento e che deve dire la verità“. Ma nulla è cambiato, tanto che il pm onorario è stata continuamente costretta, per cercare di far riaffiorare la memoria dei fatti, a leggere le dichiarazioni rese a suo tempo e messe nere su bianco dai carabinieri. C’è chi non se ne ricordava nemmeno, e chi molto poco. “E’ passato molto tempo, sei anni, ma se abbiamo detto così lo confermiamo“.

Il processo è contro quattro ex buttafuori del “Juliette 96”, locale nella frazione di San Felice, alle porte di Cremona, accusati di lesioni ai danni di Antonio, un 43enne magazziniere di Cinisello Balsamo. Un quinto imputato è l’ex gestore del locale, lui accusato di favoreggiamento personale: avrebbe “manomesso” le immagini per eludere le indagini, consegnando ai carabinieri una chiavetta contenente i video ripresi da un sola telecamera, e non permettendo di acquisire l’intera sequenza.

Oggi in merito è stato sentito il tecnico dell’azienda dei sistemi di sicurezza che aveva installato le telecamere al Juliette. “Il sistema video del locale è dotato di 16 telecamere“, ha detto il testimone, che ha ricordato di essere stato contattato al telefono dall’ex gestore dopo quanto accaduto. “Voleva recuperare le immagini della videosorveglianza e gli ho indicato le operazioni da effettuare”. Il tecnico  ha poi aggiunto che “il cliente è autonomo nella gestione del filmato” e che “è possibile eliminare uno o più file“, una volta salvati e trasferiti su una chiavetta.

L’avvocato Buondonno

Da quella serata, Antonio era uscito con un trauma cranico, il naso fracassato, una spalla e una mano fratturate, per una prognosi di trenta giorni.

Al Juliette, il 7 dicembre del 2019 c’era stata una cena aziendale, terminata con la festa in discoteca. Antonio, che era in compagnia della sua compagna, aveva bevuto. Tra i due era scoppiata una lite scatenata dalla gelosia. Il trambusto aveva fatto intervenire i buttafuori che avevano allontanato il cliente. Secondo l’accusa, nel parcheggio del locale, i quattro addetti alla sicurezza l’avrebbero aggredito, spintonato e colpito violentemente con calci e pugni. Il 43enne era finito in ospedale in coma farmacologico.

A processo, Antonio si è costituito parte civile attraverso l’avvocato Raffaella Buondonno, mentre i cinque imputati sono assistiti dagli avvocati Massimo Nicoli e Andrea Balzarini.

Oggi in aula ha testimoniato una compagnia di amici che al Juliette aveva trascorso la serata. “Non ricordo nulla”, ha detto una delle ragazze. “E’ passato tanto tempo, non ero coinvolta personalmente e quindi non so dire“. All’epoca, ai carabinieri aveva invece dichiarato di aver visto un “ragazzo sui 30/40 anni, di robusta costituzione, capelli corti, che perdeva sangue dal naso. Aveva sangue sul viso e sulla camicia bianca, ed inveiva contro un addetto alla sicurezza“, descritto “sui 40 anni, robusto, capelli neri, carnagione chiara, barba curata”. Oggi, però, buio totale. “Lei è stata contattata da qualcuno del Juliette?“, è stata la domanda del giudice. “No, sono persone che non conosco”, è stata la risposta.

Gli avvocati Nicoli e Balzarini

Pochi i ricordi dell’altro testimone, che ha solo riferito di aver visto all’uscita un ragazzo sdraiato a terra. “Non ricordo, altro, mi sono fatto gli affari miei“. Ai carabinieri aveva dichiarato che poteva avere circa 40 anni, “era pelato, corporatura normale, camicia bianca. Accanto a lui c’era un buttafuori”. Oggi non si ricordava, ma all’epoca i carabinieri avevano messo a verbale che il testimone aveva dichiarato di essersi acceso una sigaretta prima di prendere l’auto e andarsene, e di aver visto “il ragazzo inveire contro un altro buttafuori che gli diceva parolacce e lo insultava. Il giovane aveva la camicia bianca sporca di sangue ed era arrabbiato. Ha sputato addosso al buttafuori, un uomo alto, capelli neri con il codino e con un giubbotto scuro che lo ha allontanato, spingendolo“. Tutti particolari che oggi il testimone non ricordava. “Ricordo solo che le mie amiche erano spaventate“, ha detto in aula, senza però riuscire a spiegare il motivo. 

“Nell’uscire ho visto portare fuori una persona sorretta dai buttafuori”, è riuscita a ricordarsi un’altra della compagnia. Ai carabinieri aveva dichiarato di aver sentito trambusto e di aver visto a terra il ragazzo: robusto, pelato e con indosso una camicia bianca. “Ho visto che lo portavano verso il parcheggio“. Anche questa testimone, a domanda, ha negato di essere stata contattata da qualcuno del personale del Juliette.

“Durante la lite con la compagna”, secondo i legali della difesa, Antonio aveva rotto una bottiglia ed erano intervenuti i buttafuori per accompagnarlo all’uscita. “Era ubriaco, ha inciampato ed è caduto di faccia“. Per l’accusa, invece, dopo la caduta, l’azione sarebbe invece andata avanti, con la vittima aggredita e malmenata.

I restanti tre testimoni saranno sentiti nell’udienza del prossimo 14 novembre. Per quella data è prevista anche la sentenza.

Sara Pizzorni

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