Bimba di 6 anni "abusata": "accuse
fragili", pm chiede l'assoluzione
A processo due amici di famiglia
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“Troppo fragile il quadro accusatorio”, per il pm Giannangelo Maria Fagnani, che oggi ha chiesto l’assoluzione per un 50enne e un 32enne nigeriani residenti nel cremonese finiti a processo per violenza sessuale commessa ai danni di una bimba di 6 anni. I due nigeriani, amici di famiglia ai quali i genitori affidavano la loro figlia, avrebbero approfittato delle varie occasioni per abusare della piccola vittima, oggi 13enne.
Il pm, nella sua requisitoria, ha parlato di “suggestionabilità” della bambina, di “incongruenze nei suoi racconti e di incompatibilità delle presunte violenze rispetto agli orari in cui si sarebbero verificate”.
I due imputati sono assistiti dagli avvocati Clara Carletti e Raffaella Parisi, che questa volta hanno seguito la linea dell’accusa: per loro, la versione della piccola “non è stata genuina, nè spontanea”. I legali della difesa hanno parlato di uno “scarso sviluppo della sfera emotivo-affettiva” della piccola, cosa che “ha minato la sua capacità interpretativa dei comportamenti altrui, con suggestioni e rielaborazioni“. “Non c’è poi alcun riscontro medico“, hanno aggiunto i due avvocati. “La mamma della bambina non si è mai accorta di nulla, in casa c’erano sempre altre persone, e a scuola la bimba è sempre stata tranquilla e serena”. “Il racconto della presunta vittima”, per le difese, “è apparso confuso, incoerente e contraddittorio“.
Nel processo, la mamma della ragazzina si è costituita parte civile con l’avvocato Giorgio Milanesi. “La bambina ha raccontato la verità“, ha invece sostenuto il legale di parte civile, che ha parlato di “traumi gravi”.
Oggi uno degli imputati, Micheal, il 50enne, si è difeso, negando con forza le accuse. Tra il 2020 e il 2021 Micheal, che aveva in custodia la bambina, avrebbe abusato di lei sia nel suo appartamento che in auto. In casa, con la scusa di fare “il gioco dello sparisci”, l’avrebbe attirata nella camera da letto, palpeggiata, violentata e infine minacciata, dicendole che se avesse rivelato quanto accaduto le sarebbero successe “cose brutte”.
La piccola si era confidata con un amichetto di scuola che aveva raccontato tutto alla mamma. Quest’ultima aveva avvicinato la maestra di prima elementare di matematica e scienze, che a sua volta aveva chiesto spiegazioni alla ragazzina. “In classe i compagni sapevano“, aveva spiegato in aula la maestra, “e la incitavano a parlare. Lei era una bimba molto timida, riservata, bene educata, rispettosa e affidabile. E’ sempre stata serena, non ha mai dato segni di disagio. All’inizio è stata vaga, non voleva parlare“. Poi però la ragazzina le aveva confidato di non voler andare a giocare a casa dell’amico di famiglia. “Con lui, faccio cose che non mi piacciono, ma ho paura a dirlo alla mamma perchè lei si arrabbia”. La maestra l’aveva rassicurata e si era messa in contatto con la mamma.
L’altro uomo finito sotto accusa, Jamil (assistito dall’avvocato Parisi), che è irreperibile, era un altro amico di famiglia. Secondo il racconto della bambina, il 32enne, tra il 2018 e il 2019, mentre i suoi figli dormivano e la moglie era indaffarata in un’altra stanza, dopo averla condotta nella propria camera da letto e aver chiuso la chiave, l’avrebbe toccata e violentata, mostrandole sul proprio cellulare materiale pedopornografico.
La sentenza sarà pronunciata il prossimo 20 gennaio.
Sara Pizzorni