La truffa all'Onu e il giallo dei
soldi riciclati: imputato assolto
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“Assolto per non aver commesso il fatto“. Questa la decisione dei giudici nel caso di riciclaggio in cui era accusato un 60enne residente in provincia di Cremona, ex amministratore delegato di una società cooperativa italiana, titolare del conto corrente sul quale erano confluiti 182.000 euro, denaro corrisposto dal colonnello del battaglione Onu di stanza in Ghana che per conto dei suoi militari aveva ordinato mobili, congelatori, frigoriferi, cucine, lavatrici, al gruppo Ocean Overseas Srl di Varese, colosso nella produzione e vendita di elettrodomestici. Nel febbraio del 2017 la Ocean aveva inviato la fornitura, il pagamento era stato effettuato ma non era mai arrivato.
“I trasferimenti risultavano in regola”, aveva spiegato Bruno Sgarbi, general manager del gruppo Ocean. “Dopo la nostra denuncia alla polizia postale di Varese è emerso che il bonifico era finito su un conto corrente diverso dal nostro“. Il conto corrente acceso presso la Banca Popolare di Vicenza, filiale di Parma, era di Aspide, impresa di pulizie con sede a Ferentino, in provincia di Frosinone. “Lavoriamo da trent’anni con il Ghana e con altri paesi esteri”, aveva riferito il manager Ocean. “Con il colonnello avevamo fatto altre vendite, non riuscivamo a spiegarci come mai quei 182.000 euro erano confluiti sul conto corrente di quella società per poi sparire nel giro di pochi giorni”.

In aula avevano già parlato i due finanzieri che all’epoca dei fatti avevano svolto le indagini per ricostruire i movimenti che avevano portato il conto a svuotarsi: “65mila euro sono stati versati ad una società di arredi“, aveva spiegato uno dei militari, “53mila euro per l’acquisto di un immobile all’asta giudiziaria del tribunale di Cremona, 10mila euro alla nuova amministratrice delegata di Aspide a titolo di ‘compenso professionista’, 7.500 a titolo di acconto acquisto immobile, 16mila al figlio dell’imputato a titolo di ‘pagamento cessione quote’, e infine tre prelievi per la somma di 11.500 euro“.
In altri due procedimenti fotocopia per il reato di riciclaggio, la nuova amministratrice delegata della società cooperativa era stata condannata a tre anni e quattro mesi di reclusione, mentre il figlio dell’imputato aveva patteggiato. Il 60enne, però, come ha sottolineato oggi il pm Francesco Messina, che ne ha chiesto l’assoluzione, era amministratore solo formalmente, e non sono emerse prove a dimostrazione che sia stato lui ad effettuare prelievi e bonifici.
“Il nostro assistito”, hanno ricordato i legali della difesa, gli avvocati Luca Curatti e Giuliana De Nicola, “non era amministratore della società nel momento in cui la somma è arrivata sul conto corrente della Aspide, non vi è la prova che la somma sia passata nelle sue mani. L’imputato ha ricoperto la carica in un periodo antecedente l’accredito del 21 febbraio sul conto corrente”.
Sara Pizzorni