Un racconto di Angela Magro
Rimuginio
Un racconto di Angela Magro
La pioggia batte forte dietro le finestre. Lo scrosciare è confuso dal vento. Inizia un nuovo giorno. Sento un peso sullo stomaco, respiro profondamente per cercare di scacciarlo, ma l’angoscia mi prende. Sono sdraiata sul letto, mi giro e ti guardo. La nostalgia mi invade. Mi metto seduta, guardo fuori dalle persiane socchiuse. Ricordo quando mi accarezzavi i capelli dietro le orecchie, il mio cuore batteva forte, come questa pioggia. Con le dita sfioravi le mie braccia, come queste gocce che scivolano sui vetri. La tua bocca si avvicinava alla mia e il mio cuore palpitava, come queste foglie smosse dal vento. Mi sussurravi ti amo e il mio corpo sussultava, come mi scuote questo temporale.
Tu dormi, non voglio disturbarti, vado in cucina. Mi preparo un caffè, una caffettiera da tre tutta per me, tanto sarà già freddo quando ti alzerai, lo bevo io. Non ti sfuggiva nulla di me, di cosa dicevo, di ciò che facevo, ogni mio cambiamento di umore. Una porta sbatte all’improvviso, vado a controllare da dove proviene il botto, tu non ti sei mosso, hai il sonno profondo. Entro nel salone, vedo il nostro divano. Quanti segreti raccontati fino all’alba, abbracciati su quel divano. Mi amavi, e ora?
Su quel divano rimangono solo cuscini sgualciti, lasciati lì in disordine, le carte delle merendine che divoro per nervosismo, la cenere delle dieci sigarette che fumi in un giorno, eppure quando ci siamo sposati non fumavi e io non mangiavo schifezze. Un tuono rimbomba, questa pioggia mi infastidisce. Gironzolo per casa distratta, non ho voglia di pulire e riordinare. Passo dalla camera, mi soffermo e ti osservo. Stai dormendo sul fianco, con il braccio piegato verso l’alto e la mano rivolta sulla fronte, sembri disperato, scoraggiato, provato. Forse mi nascondi qualcosa, qualcosa ti turba e non lo dici. Certo, ora non sono più la tua confidente, ora mi vedi come una nemica, qualcuno da cui fuggire. Una volta dormivi stretto a me con il sorriso in volto, ora ti giri dall’altro lato, leggi un libro, guardi il cellulare, non mi parli, spegni la luce e ti addormenti senza neanche dirmi buonanotte. Soffro di questo tuo allontanamento. Ho sempre avuto paura di perderti, che un giorno mi dicessi Elena, mi sono innamorato di un’altra, forse è così, se solo ci penso mi sento morire. Scarto una brioche, mastico senza sentirne il sapore, sono avvilita, mi manchi.
Torno a letto, ti abbraccio alle spalle, ho bisogno di abbandonarmi a fianco a te. Respiro il tuo odore, mischiato al profumo di terra bagnata, ti amo. Sento vibrare il mio amore in petto, misto a risentimento. Trattengo il pianto, ti stringo più forte, tu non ti svegli. Piango in silenzio, paonazza in viso, appoggiata alla tua schiena. I miei occhi sono pieni di lacrime, i singhiozzi vogliono esplodere, non resisto, mi alzo, scappo via, piango forte. Mi affliggo per questo rapporto, la quotidianità ti spaventa, io invece l’adoro. Ritrovarci nel nostro piccolo mondo è l’essenziale per me. Il tuo telefonino squilla, non lo hai silenziato, è strano. Ho fatto il possibile per non svegliarti, d’istinto corro verso il comodino per zittirlo, chi può essere a quest’ora? Numero sconosciuto, non so se rispondere, tremo, prendo un respiro, non ho il coraggio, al diavolo, rispondo, percepisco un palpabile silenzio, mi si spezza il fiato, un lampo fende il cielo, una voce registrata dice qualcosa che neanche ascolto, cosa sono arrivata a pensare! Inspiro asciugandomi il sudore in viso, ti sento sopraggiungere, mi dici buongiorno, mi chiedi chi era, spam, rispondo, solo stupida spam.
