Gentile Assessore, a Casalmaggiore, tangenziale subito senza autostrada
Lettera aperta all’Assessore ai lavori pubblici della Provincia di Cremona Giovanni Leoni in risposta alle sue recenti dichiarazioni sulla stampa locale in merito alla tangenziale di Casalmaggiore.
Gentile Assessore,
la necessità di un nuovo tratto stradale a Nord di Casalmaggiore è riconosciuta da tempo e non viene messa in discussione nemmeno da chi scrive. E’ evidente che negli ultimi 30 anni vi è stato un abnorme sviluppo urbanistico a nord dell’Asolana e dobbiamo purtroppo constatare che l’incremento esponenziale del traffico non è stato sufficientemente governato con strumenti di natura urbanistica e trasportistica.
Se i 22.000 veicoli al giorno (che sembrano in calo per la recessione economica) sono veramente insostenibili, lo sono da tempo, con relativo inquinamento acustico e atmosferico e danni alla salute e alla qualità della vita di centinaia di casalesi. Pertanto il sollievo dalla morsa del traffico dovrebbe avvenire anche con strumenti immediati, “di emergenza”, compreso il dirottamento del traffico pesante su altre direttrici, soprattutto autostradali, in attesa dei tempi biblici della Politica e delle compensazioni promesse dai Concessionari in cambio di autostrade inutili. D’altro canto il Sindaco Silla (e prima il Sindaco Toscani) avevano dichiarato che se entro la fine del 2010 Autocisa non avesse dato certezze per la tangenziale, il Comune avrebbe cercato altre fonti di finanziamento. Quindi facciamo un appello per la Tangenziale subito e senza autostrada.
Quanto al tracciato, sarebbe un segno di grande visione politica il coinvolgimento del mondo ambientalista casalasco che da sempre ha sostenuto l’ipotesi di un tracciato più “basso” dell’abitato di Vicoboneghisio per evitare lo sfregio del territorio dei Lamari e di tutto il suo tessuto agricolo.
Sull’ineluttabilità della Ti-Bre, la sua valenza strategica sta nel perpetuare un modello di sviluppo senza prospettive per il futuro e in sostanza agire contro gli interessi della popolazione. Non vi sono infatti studi indipendenti che dimostrino benefici a medio-lungo termine sull’economia dei territori attraversati e sulla vita delle persone. Qualunque ulteriore sottrazione di terreno fertile determinerà danni irreversibili alla competitività dell’area e al benessere dei sui abitanti per tutte le generazioni a venire.
Più un territorio mantiene la sua biocapacità (terreni fertili e boschivi, risorse idriche, assorbimento di CO2 ed altri reflui) più è alto il suo valore ecologico e la sua competitività in un mondo avviato verso il limite dell’esaurimento delle risorse per la vita sul pianeta, compresa quella alimentare.
L’Italia nel suo insieme, e il Nord in particolare, è già in forte debito ecologico nei confronti del resto del mondo. Distruggendo progressivamente il proprio capitale naturale, non fa che indurre alti costi per la collettività per importare risorse dal mercato internazionale e costi per compensare le proprie emissioni di CO2. Non é possibile evitare il mercato globale ma vi è un beneficio indiscutibile nel ridurre la propria dipendenza.
A causa della crescita della popolazione e della riduzione dei terreni coltivati, se nel 1960 ogni abitante della terra disponeva di 0,6 ettari di terreno utile, ora ne ha solo 0,25. Le rese agricole sono al limite e sempre più gonfiate dal petrolio e dalla chimica, mentre 800 milioni di persone ancora soffrono la fame.
Il solo terreno dell’autodromo di San Martino (32 ettari) potrebbe nutrire 121 esseri umani invece che far correre bolidi.
Quanto vale ogni alternativa alla Tibre in termini di riequilibro dell’elevata impronta ecologica, cioè della “domanda di natura” della Provincia di Cremona e di giustizia planetaria? Quando la politica agirà per la preservazione, il restauro, il riequilibrio, la valorizzazione dell’esistente piuttosto che la distruzione e la cancellazione della biocapacità dei territori governati?
E’ tempo che la classe politica, nel suo complesso, prenda atto della attuale insostenibilità dello sviluppo umano e della ingiustizia sociale su cui si basa, della fragilità degli ecosistemi, della residua capacità della terra di dare sostentamento ai suoi abitanti e di resistere alle loro pressioni e, infine, di tutti i possibili scenari legati alla crescita esponenziale dell’economia e dei consumi. E che operi di conseguenza.
Angelo Angiolini
Medici per l’Ambiente – Cremona
Cesare Vacchelli
Coordinamento Comitati Contro le autostrade Cr-Mn e Ti-Bre