Tra letteratura e musica, al Cittanova l’Istituto “Beata Vergine” in uno spettacolo sui 150 anni dall’Unità d’Italia
“Dalla res pubblica litterarum alla res pubblica virorum”, questo il titolo dello spettacolo storico-letterario e musicale, in programma sabato 8 ottobre 2011 (ore 18) a Palazzo Cittanova, organizzato dall’Istituto “Beata Vergine di Cremona” con il patrovinio e la collaborazione del Comune di Cremona (Assessorato alle Politiche Educative) in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
Edgar Morin, in La testa ben fatta. Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero, scrive che «l’educazione deve contribuire all’auto-formazione della persona (apprendere e assumere la condizione umana, apprendere a vivere) e insegnare a diventare cittadino. Un cittadino, in una democrazia, si definisce attraverso la solidarietà e la responsabilità in rapporto alla sua patria. Il che presuppone il radicamento in lui della sua identità nazionale». Allora è fondamentale aiutare i giovani a sviluppare una coscienza storica, perché possa radicarsi in loro il concetto di identità nazionale e possano, quindi, assumersi consapevolmente la responsabilità in rapporto alla loro patria.
A conclusione dei festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, il Liceo Linguistico Europeo “Beata Vergine”, con la collaborazione e il patrocinio del Comune di Cremona (Assessorato alle Politiche Educative e della Famiglia), presenta lo spettacolo storico-letterario-musicale Dalla res publica litterarum alla res publica virorum, ideato, scritto e realizzato dalla Corale Polifonica e dall’Associazione Centro Artistico Giuseppe Verdi di Lenola, in provincia di Latina. Lo spettacolo si terrà sabato 8 ottobre 2011, alle 18, a Palazzo Cittanova. Un’occasione importante per giovani e adulti per comprendere l’importanza dell’insegnare riflettendo. Attraverso un percorso tra letteratura e musica sarà delineato il passaggio dall’idea di unità della nazione Italia, maturata originariamente in ambito linguistico e letterario, all’idea di unità con valenza politica e territoriale, realizzata dal sacrificio dei nostri eroi del Risorgimento. Un’iniziativa che prende spunto da un considerazione ormai assodata: grandi auctores della letteratura, della musica e dell’arte quali Virgilio, Dante, Petrarca, Machiavelli, Leopardi, Verdi, da cosa erano accomunati, se non dall’idea di appartenere ad una stessa “nazione”, l’Italia?
La cultura umanistica, intesa come cultura che fornisce le conoscenze, i valori, i simboli che orientano e guidano le nostre vite, è stata, rimane e deve divenire una preparazione alla vita per tutti.
Letteratura, poesia, musica, cinema devono essere considerati non solamente, né principalmente, come oggetti d’analisi grammaticale, sintattica o semiotica, ma come scuole di vita e questo in molteplici sensi: scuole della lingua; scuole della qualità poetica della vita, e quindi dell’emozione estetica e dello stupore; scuole della scoperta di sé, in quanto costituiscono esperienze di verità, dando forma e svelandoci una verità ignorata, nascosta, profonda, informe, che portiamo in noi; scuole della complessità umana, poiché la conoscenza della complessità umana fa parte della conoscenza della condizione umana.
È infatti nel romanzo, nel testo poetico, nell’opera teatrale, in quella cinematografica che l’esistenza manifesta la sua miseria e la sua tragica grandezza, con il rischio dello scacco, dell’errore, della follia. È in queste forme di arte che l’insegnamento sulla condizione umana può prendere forma vivente e attiva per illuminare ciascuno sulla propria vita.
Ed infine in scuole della comprensione umana. Letteratura, musica, cinema, storia, filosofia dovrebbero convergere per divenire scuole di comprensione. Con una pedagogia congiunta allora sì che si potranno imparare le lezioni fondamentali della vita, diventando “i poeti della nostra vita, e innanzitutto nelle più piccole cose”, come dichiara Nietzsche.
La scuola deve puntare all’interconnessione tra i saperi, con una rottura delle frontiere disciplinari, favorendo quell’apertura, ormai necessaria, perché l’alunno possa apprendere a vivere. In tal modo, l’oggetto dell’educazione non è dare all’allievo una quantità sempre maggiore di conoscenze, ma è costituire in lui uno stato interiore profondo. Imparare a vivere, infatti, richiede non solo conoscenze, ma la trasformazione, nel proprio essere mentale, della conoscenza acquisita in sapienza e l’incorporazione di questa sapienza per la propria vita.
Questa la finalità precipua sottesa alla promozione di occasioni culturali come questa, che possono essere colte e valorizzate nel loro aspetto sì edonistico, ma soprattutto didascalico.
prof.ssa Giovanna Longoni
(Dirigente Scolastico del Liceo Linguistico Europeo “Beata Vergine”)
prof.ssa Giusy Rosato