Più che un Consiglio comunale sembra una classe indisciplinata Reportage dalla seduta di ottobre
Sembra il balletto delle sedie il Consiglio comunale. E per una volta non è una questione politica, di destra o di sinistra. Ma a vederlo da fuori con gli occhi di cittadino, assomiglia non tanto a un dibattito politico, quanto a una classe di scuola indisciplinata.
Consiglieri e assessori che arrivano in ritardo, parlano al cellulare, consultano i-pod, i-pad e pc. Nel corso degli interventi, qualche membro della Giunta si alza e va a sedersi nei banchi vuoti del Consiglio (molti in questo incontro di ottobre viste le risicate presenze: 34 ad inizio seduta), a loro volta molti consiglieri si alzano e prendono posto tra il pubblico in fondo alla sala. E così via, si aprono le danze. Il dispenser dell’acqua è frequentatissimo (sete sacrosanta!), il via vai di persone su e giù dalla sala è incessante. Un consigliere democratico parla per venti minuti con il collega seduto dietro dando le spalle al sindaco che parla della riduzione del numero di assessori e ai compagni di partito che intervengono sul tema della sicurezza della città. Dopo un’ora e mezza dall’inizio della seduta, un consigliere della maggioranza entra in aula con una coppetta di gelato e la consuma in fondo alla sala mentre la discussione prosegue. Stando tra il pubblico, si capiscono poco i contenuti. Le sedie si svuotano e si riempiono in continuazione. Ad un certo punto, il presidente del Consiglio è costretto a richiamare l’ordine, chiedendo a un signore di allontanarsi dalla zona riservata al Consiglio. Probabilmente, spinto dall’euforia dei suoi politici si è sentito legittimato a varcare il limite per parlare con qualche consigliere. Durante l’assemblea, turisti a piccoli gruppi passano dalla sala per accedere all’esposizione di violini. Hanno un’aria un po’ perplessa, un po’ interrogativa: non capiscono bene cosa stanno interrompendo, ma si scusano con i presenti per il disturbo. Già, loro.
Non si tratta di essere bacchettoni. Non è che i consiglieri debbano stare sei ore attaccati alle sedie, è ovvio. Se hanno fame possono mangiare qualcosa, ma lo facciano fuori. Possono allontanarsi dalla sala, ma non per un’ora facendosi ripetutamente chiamare in aula per effettuare la propria votazione. Possono ricevere telefonate, ma non stare perennemente attaccati al cellulare. Possono consultarsi con i colleghi, ma non per venti minuti stando in piedi in mezzo alla sala. Piccole, ma preziose attenzioni che gioverebbero all’ascolto e alla discussione. Perché il Consiglio non diventi un “salotto” o una classe da cinque in condotta.
Greta Filippini
Nel video i primi quaranta minuti del Consiglio comunale di ottobre. Sotto alcune fotografie.
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