Cronaca

Termocombustore, in calo i rifiuti bruciati 35 milioni di kg nel 2010

foto Sessa

“Se il Lazio chiede aiuto per lo smaltimento dei propri rifiuti, è doveroso che la Lombardia faccia la sua parte per prevenire l’emergenza ma con tempi e scadenze certe; la regione può farlo perché dispone di capacità di smaltimento che eccedono il nostro fabbisogno”. Così il presidente di Legambiente Lombarda, Damiano di Simine, ha commentato qualche giorno fa su Repubblica, la notizia che proprio nella nostra regione potrebbero arrivare rifiuti dalla Capitale. Un rischio che a Cremona non dovremmo correre, perchè il termocombustore di Aem ‘è calibrato sulle esigenze di Cremona e del suo bacino’, assicura il presidente di Aem Spa Franco Albertoni. Non potrebbe cioè smaltire più di quanto non faccia attualmente, con le sue due linee attive.

Secondo gli ambientalisti, i gestori di impianti di smaltimento rifiuti sono i meno interessati al potenziamento della differenziata perchè quest’ultima sottrae calorie ai forni di incenerimento che per essere redditizi devono funzionare a pieno regime. ‘Guardiamo a quanto succede nel nord Europa – afferma il presidente della ex municipalizzata – dove la differenziata funziona benissimo, ma degli impianti di termocombustione non si può fare a meno’. Fa da contraltare quanto afferma ancora  Di Simine nella citata intervista: ‘Del resto la Lombardia deve fare i conti con il numero eccessivo dei suoi 13 impianti di incenerimento rifiuti. La regione dispone di una capacità di impianti di smaltimento, per il rifiuto urbano residuo, prossima ai 3,5 milioni di tonnellate all’anno (gran parte dei quali in inceneritori), ma ne produce meno di 3 milioni, grazie ai crescenti livelli di riciclaggio, e l’evoluzione delle raccolte differenziate è destinata a far scendere di molto la produzione di rifiuti da avviare a smaltimento’.

E allora quali sono i dati reali? Quelli più facilmente disponibili, tratti dal Piano provinciale rifiuti, risalgono al 2011. Negli ultimi dieci anni presi in esame, emerge che la produzione di rifiuti è calata a livello provinciale solo nel periodo 2010 – 2011, mentre nel corso del decennio precedente è andata sempre aumentando, anche  in base all’aumento della popolazione residente (leggi articolo). Da un’altra fonte, l’Osservatorio rifiuti provinciale, che raccoglie i dati dal 1997 al 2010 (ultimo resoconto disponibile on line) si deduce che l’utilizzo del termocombustore è andato modificandosi  negli ultimi anni, di pari passo con il progressivo potenziamento dell’impianto. Nel 2005, ad esempio, i rifiuti indifferenziati che vi sono finiti ammontavano ad appena 16 milioni di kg, per balzare a 45,7 l’anno successivo. Stazionaria la situazione tra 2007,  con 47.5 milioni e 2008, con una punta massima di 50,2 milioni di kg bruciati. Poi, dall’anno successivo, si assiste ad una diminuzione: 35,4 milioni di Kg di rifiuti smaltiti nel 2009, più o meno lo stesso nell’ultimo anno disponibile, il 2010.

Nel capoluogo attualmente la raccolta differenziata secco/umido è ferma a circa il 16% e l’assessore all’Ambiente Francesco Bordi vorrebbe estenderla a tutta la città entro la fine dell’anno. Un progetto che era entrato nel vivo a inizio anno e che si è scontrato da subito con due problemi: gli alti costi di realizzazione, visto che Aem Gestioni non è più disponibile ad accollarsi la differenza tra costo del servizio e tariffa pagata dagli utenti (circa 1,5 milioni l’anno); e i continui cambi di rotta normativi della Tares, la nuova tassa sui rifiuti che sarebbe dovuta entrare in vigore dal 1 luglio, e i cui effetti sembrano invece essere slittati all’anno prossimo.

g.b.

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