Cronaca

Crisi, crescita e competitività lontane 'Non si vede ancora luce in fondo al tunnel'

Alcuni segnali di ripresa ma “non si vede ancora la luce in fondo al tunnel”. Si parla “più che altro di un lumicino”. Non è ancora abbastanza, chiaramente. “Crescita e competitività restano ancora lontane”. Sono le valutazioni della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa sui risultati dell’analisi relativa al II trimestre del 2013, in cui il dato principale che emerge “è la dinamica congiunturale positiva fatta registrare dalla produzione manifatturiera in Lombardia” (leggi l’articolo). “Questa dinamica positiva – si legge in una nota della Cna – sembra contrastare il dato pesantemente negativo fatto registrare nel I trimestre 2013, dopo che il IV trimestre del 2012 aveva già conosciuto un valore positivo. Una serie di altri indicatori punta nella stessa direzione. Il fatturato, gli ordini esteri, la quota di fatturato esportata, la capacità utilizzata, le ore di lavoro, la diminuzione delle scorte sono tutti elementi che concordano nel segno”.

“Ovviamente – prosegue la Cna – rimangono tre questioni di fondo. La prima fa riferimento al mercato del lavoro che, pur mostrando una percentuale di ore di CIG ordinaria sul monte ore in diminuzione, rimane sempre in uno stadio di occupazione decrescente. La seconda è che, pur essendo migliorato l’indice di diffusione, rimangono ancora larghe sacche di imprese, nei vari settori e nei diversi territori, in situazioni critiche. Infine, rimane la domanda di fondo sulla robustezza del risultato ottenuto”.

“Registriamo con soddisfazione alcuni segnali di ripresa, ma crescita e competitività restano ancora lontane – afferma Fausto Cacciatori, Presidente CNA Lombardia – Internazionalizzazione, aggregazione attraverso i contratti di rete e patrimonializzazione dei confidi per garantire liquidità sono tre linee di intervento che hanno ancora bisogno di sostegno per accompagnare le MPMI lombarde verso il recupero di livelli produttivi e di fatturato. Le Associazioni in questi anni hanno fatto molto per favorire la crescita. Per rendere ancora più incisivo il confronto sul territorio a sostegno delle imprese è nato pochi giorni fa il coordinamento regionale di Rete Imprese Italia con lo scopo di lavorare su un’agenda condivisa per il rilancio dell’economia regionale: fiscalità e credito, semplificazioni, innovazione e competitività, giovani e lavoro, Expo 2015”.

Bozzini

Sulla stessa lunghezza il commento del Presidente di Cna Cremona, Giovanni Bozzini: “Non parliamo ancora di vedere la luce in fondo al tunnel, più che altro è un lumicino. Le aziende continuano a chiudere, la disoccupazione aumenta, il debito pubblico cresce, la tassazione lievita, 9 milioni di cittadini sono al disotto della soglia di impoverimento. Il decreto del fare farà forse in autunno, le tassazioni slittano a fine anno, le banche non finanziano le Aziende, la pubblica amministrazione tarda i pagamenti e la burocrazia, non parliamone, complica la vita giornalmente. Non bastano i segnali positivi. Gli artigiani e gli imprenditori non sono economisti e non vivono nel mondo della finanza. Gli imprenditori passano giornalmente almeno 10/12 ore nei loro capannoni e non hanno dimestichezza la spending review, rating, spread, fiscal compact, eccetera. Loro toccano con mano il calo della domanda, la mancanza di lavoro, la disoccupazione, la banca che improvvisamente ti chiede di rientrare e spesso è la disperazione a farla da padrone. E’ necessario che chi è nelle posizioni di decidere produca finalmente e velocemente soluzioni che permettano alle aziende di smettere di pensare a ‘sopravvivere’”.

I DATI LOMBARDI RIASSUNTI DALLA CNA

Il secondo trimestre 2013 registra una nuova svolta congiunturale positiva della produzione industriale che cresce dell’1,2% (dato destagionalizzato), contro il -2,0% dello scorso trimestre, e una variazione tendenziale quasi nulla (+0,1%) contro il -3,4% dello scorso trimestre. Anche per le aziende artigiane manifatturiere il dato congiunturale è positivo (+0,9%) mentre la variazione tendenziale rimane negativa (-1,9%). L’indice della produzione industriale sale a quota 95,0 (dato destagionalizzato, base anno 2005=100). Per le aziende artigiane l’indice della produzione raggiunge quota 69, recuperando poco meno di un punto rispetto al trimestre precedente (dato destagionalizzato, base anno 2005=100).

La contrazione dei livelli produttivi non colpisce più tutti i settori industriali caratterizzando maggiormente le imprese legate all’edilizia (minerali non metalliferi -6,6%), dipendenti dai consumi delle famiglie (abbigliamento -3,4%), le industrie varie (-4,1%) e la carta-stampa (-1,9%). Resistono, contenendo la caduta, tessile e pelli-calzature (-0,5%), siderurgia (-0,2%) e legno-mobilio (-0,1%). Incrementano i livelli produttivi i mezzi di trasporto (+1,9%), la chimica (+1,3%), la meccanica (+0,8%), alimentari e gomma-plastica (+0,3%).

Anche le aziende artigiane intaccano l’uniformità negativa dell’andamento della produzione, con tre settori che svoltano nel quadrante positivo: pelli-calzature (+5,9%), abbigliamento (+0,9%) e legno-mobilio (+0,6%). Il dato va però analizzato con cautela perché si tratta di cosiddetti “rimbalzi” da situazioni molto compromesse. I settori caratterizzati dalle contrazioni più rilevanti per l’artigianato sono le manifatturiere varie (-14,7%), i minerali non metalliferi (-6,8%), e gli alimentari (-4,9).

Il tessile, già duramente colpito negli anni passati, registra questo trimestre un calo produttivo contenuto (-1,8%), seguito da gomma-plastica (-1,6%), meccanica (-1,2%) e siderurgia (-0,8%).

Il protrarsi della crisi colpisce diversamente le destinazioni economiche dei beni, con i beni di investimento nell’industria ancora negativi (-1,1%) e maggiormente sofferenti nell’artigianato (-3,1%); i beni intermedi praticamente stazionari nell’industria (+0,2%) e in contrazione nell’artigianato (-1,0%). Significativo l’incremento dei beni di consumo nell’industria (+0,8%), mentre nell’artigianato il comparto soffre ancora (-1,2%).

I dati sulla produzione presentano una divaricazione in base alla classe dimensionale d’impresa, con le più grandi con una variazione positiva significativa (+2,0%), le medie stazionarie e le piccole in contrazione (-1,1%).

Questo vale in parte anche per le imprese artigiane dove, a fronte di una caduta del 5,1% delle micro imprese e del 3,6% delle per la classe dimensionale 6-9 addetti, quelle di maggiore dimensione registrano un incremento del 2,4%.

A conferma del leggero miglioramento del clima congiunturale cresce la quota di aziende industriali che registra incrementi dei livelli produttivi (43% contro il 33% dello scorso trimestre). Diminuisce conseguentemente il numero delle aziende con variazioni negative (dal 53% dello scorso trimestre al 46%), che però rimangono una quota consistente. Si riduce anche la quota di aziende stazionarie, ora pari al 10%. Anche nell’artigianato, rispetto allo scorso trimestre, si assiste ad un incremento delle aziende che dichiaravano variazioni molto positive (dal 24% al 32%) compensato dalla riduzione della quota di aziende che dichiara variazioni molto negative (dal 49% al 43%). Rimangono costanti le quote di aziende senza variazioni o con variazioni minime, sia positive che negative.

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