Cronaca

Rifiuti, piano provinciale: nel 2020 il 30% in meno di indifferenziata

Con l’approvazione all’unanimità in Giunta, la bozza di Piano Provinciale per i rifiuti giunge ad un primo step ufficiale, dopo un lungo iter avviato nel 2010 di consultazione con i Comuni, i gestori e altri soggetti territoriali. Una volta che i documenti saranno pubblicati sul Burl si apriranno i termini per la presentazione delle osservazioni (60 giorni). La revisione del Piano, che avviene di norma ogni cinque anni, quest’anno si interseca con il dibattito sul  futuro dell’inceneritore di Aem Gestioni, ritenuto da molti (il Pd, ma anche un assessore di parte politica opposta come Francesco Bordi) superato e da chiudere al più presto senza alcun intervento. Il Piano provinciale prospetta lo scenario impiantistico di cui il territorio avrà bisogno nei prossimi cinque anni e pur non prendendo posizione sulla chiusura di San Rocco è abbastanza chiaro: la quota di rifiuti indifferenziati che verranno prodotti andrà  progressivamente diminuendo, raggiungendo le 35mila tonnellate  all’anno nel 2020, il 30% in meno rispetto al 2011. Tale rifiuto  – si legge nel Piano – avrà un potere calorifico maggiore del 5%, rispetto al oggi, grazie alla selezione ottenuta tramite raccolta differenziata.  Il Piano “conferma l’attuale gestione (per il rifiuto indifferenziato residuo) e cioè l’avvio a trattamento termico con recupero energetico presso l’impianto Aem Cremona, inserito tra gli impianti di Piano del Prgr (piano regionale dei rifiuti), o presso un altro impianto di termovalorizzazione del bacino regionale. Si ribadisce tuttavia come, in considerazione della contrazione del quantitivo dei rifiuti, tale “trattamento sia sempre più marginale all’interno del sistema integrato provinciale della gestione dei rifiuti”.

Parole che vanno nella stessa direzione del documento approvato dal Consiglio Comuale di Cremona, di superamento progressivo dell’incenerimento, senza però scrivere una data certa per lo spegnimento dell’impianto (come richiesto dalle minoranze di Pd e, in maniera molto più drastica da Idv).

Nelle 250 pagine del documento di Piano c’è poi la previsione di un superamento di quota 90%, al 2020,  per quanto riguarda il recupero totale (sotto forma di energia o di materia) dei rifiuti. Fa poi cenno alla necessità di interventi migliorativi sull’inceneritore al fine di aumentare l’efficienza energetica (previsti dall’Aia 2012), e pone degli ulteriori obiettivi, sempre al 2020, “al fine di minimizzare ulteriormente lo smaltimento in discarica”: ad esempio il riciclaggio al 100% delle scorie e delle ceneri pesanti e dei torrami ferrosi (che sono meno dell’1% dei rifiuti in ingresso); il riciclaggio del 30% del quantitativo totale di ceneri leggere prodotte dall’incenerimento).

“E’ la prima bozza, migliorabile, ma è positivo che sia stata finalmente resa pubblica”, afferma Alessia Manfredini, consigliere comunale del Pd da sempre in prima linea sulle politiche ambentali. “Questo è un documento tecnico, in cui non si fa esplicito riferimento  al superamento dell’impianto di termovalorizzazione, ma si pongono notevoli limiti al suo utilizzo in futuro. Non si parla di revamping, ad esempio, tesi che circolava fino a qualche mese fa. E per la verità non si parla nemmeno di forme diverse di trattamento dell’indifferenziato, o frazione residua,  come il Tmb. Adesso è strategico il ruolo della politica e il Comune di Cremona deve procedere senza indugi, entro la scadenza di mandato,  alla formulazione delle proprie osservazioni. Il gestore va fortemente indirizzato”.

E d’altra parte il ruolo forte che dovrà giocare il Comune è specificato anche nella parte conclusiva del Piano: “Il presente Piano Provinciale conferma il ruolo dell’impianto per il trattamento del rifiuto residuo non altrimenti valorizzabile evidenziando peraltro i benefici in termini di sostenibilità ambientale associati al miglioramento delle sue prestazioni; saranno solo le decisioni dell’Amministrazione Comunale e della Regione (Autorità preposta al rilascio dell’Autorizzazione), ad orientare l’eventuale futuro sviluppo di tale situazione impiantistica. (…) Gli attori coinvolti (in primis Amministrazione Comunale e soggetto titolare e gestore dell’impianto) dovranno tener conto dei riferimenti e delle indicazioni fornite dal Piano Regionale (autosufficienza regionale del trattamento e smaltimento del rifiuto indifferenziato residuo facendo ricorso all’esistente rete impiantistica) e delle previsioni del presente Piano Provinciale che definisce i fabbisogni di trattamento del rifiuto indifferenziato emergenti dal territorio e ne prevede il soddisfacimento grazie al ricorso a soluzioni ambientalmente sostenibili nel rispetto del principio di prossimità. In sostanza, dal punto di vista delle esigenze della corretta pianificazione provinciale, si ritiene che siano perseguibili soluzioni alternative a quella delineata dal Piano, a condizione che ne sia dimostrata l’affidabilità e la continuità del servizio, la sostenibilità ambientale e l’economicità almeno nei termini prospettati dal Piano”.

Giuliana Biagi

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