Canile, in aula la funzionaria del Ministero della Salute: 'Elevatissima mortalità'

In seguito a segnalazioni arrivate dalle associazioni animaliste sul caso del canile di Cremona, nell’aprile del 2009, dopo un incontro di coordinamento organizzato a Roma dal Ministero della Salute, la funzionaria Rosalba Matassa, dirigente veterinario, era stata inviata a Cremona per svolgere un’indagine sulla struttura comunale di via Casello. Al termine, la responsabile aveva stilato una relazione che ora è agli atti del processo sulle uccisioni e maltrattamenti che sarebbero avvenuti al canile di Cremona. Cinque gli imputati a giudizio davanti al collegio presieduto dal giudice Pio Massa con a latere i colleghi Andrea Milesi e Francesco Sora. Si tratta dell’ex presidente e dell’ex vice presidente dell’Associazione Zoofili cremonesi, passata gestione (dal 2004 al 2008), Maurizio Guerrini e Cheti Nin, delle due volontarie Laura Gaiardi ed Elena Caccialanza e della veterinaria dell’Asl Michela Butturini.
LA FUNZIONARIA DEL MINISTERO DELLA SALUTE: “PRESCRIZIONI ENORMI DI FARMACI EUTANASICI, 239 FLACONI DI TANAX DAL 2002 AL 2007, QUANTITATIVO SUFFICIENTE A SOPPRIMERE PIU’ DI MILLE CANI DI TAGLIA GRANDE”.
Oggi, davanti al collegio, la testimone Rosalba Matassa ha illustrato gli esiti della sua relazione stilata proprio mentre era in pieno svolgimento l’indagine della procura sulla struttura comunale. “Nel nostro sopralluogo”, ha riferito, “non abbiamo riscontrato problematiche su animali o particolari problemi nutrizionali, ma c’era un problema di sovraffollamento. Abbiamo acquisito documenti da cui sono emerse irregolarità nella gestione della struttura, scarsa tracciabilità, incongruenze nei registri, nessuna registrazione di microchip, mancate corrispondenze numeriche con una differenza sostanziale di 100/150 cani, problemi nel registro delle eutanasie con una elevatissima percentuale di mortalità non nella norma in un canile che ospita 300/ 350 cani”. “Abbiamo anche riscontrato”, ha aggiunto la funzionaria del Ministero, “annotazioni su malattie infettive, ma mai con il supporto di alcuna valenza scientifica. In più conseguenze di aggressioni e sbranamenti che in una struttura ben gestita costituiscono eventi rarissimi”. La Matassa, infine, ha riscontrato “prescrizioni in quantitativo enorme” dei farmaci eutanasici Penthotal Sodium e Tanax. “Un quantitativo non compatibile con una struttura come quella di Cremona”. La funzionaria ha parlato di “239 flaconi di Tanax, pari a 11.950 millilitri di farmaco utilizzati in sette anni, un quantitativo sufficiente a sopprimere più di mille cani di taglia grande”. “A livello veterinario non c’è stata una vigilanza completa”, ha poi aggiunto la testimone, che al termine del sopralluogo al canile aveva chiesto più controlli, l’ordine dei registri e la modifica delle modalità di gestione degli animali. “I box di isolamento erano inadeguati, anche come dimensioni, e poi c’era il grosso problema del gattile posto proprio nelle vicinanze”.
PARLANO I DIPENDENTI DEL CANILE: “CHETI NIN FACEVA LE PUNTURE. CUCCIOLI UCCISI CON SIRINGHE NEL CUORE, CANI IN SALUTE TROVATI MORTI, LA CELLA FRIGORIFERA PIENA DI CARCASSE”
Dopo la testimonianza della Matassa, il collegio ha poi sentito diversi dipendenti e volontari che avevano lavorato al canile, tra cui Enrica, dal 2006 volontaria e poi dipendente del rifugio. “Ho visto Cheti Nin sopprimere cuccioli con il Tanax ed altre cucciolate uccise con siringhe di Penthotal conficcate nel cuore”. “Tutti cani”, ha riferito la testimone, “che apparentemente sembravano in salute. I cuccioli che nascevano internamente, però, non potevano essere tenuti, Cheti me lo diceva sempre”. La dipendente, che in un momento della sua testimonianza si è lasciata andare alla commozione, ha anche aggiunto che “solo i cani destinati alle adozioni erano microchippati dalla dottoressa Butturini, mentre gli altri venivano inseriti in malo modo e spesso si doveva intervenire perché si trovava qualche cane sbranato. Cheti mi ha detto di non parlare a nessuno di queste cose”. “Al canile”, ha concluso Enrica tra le lacrime, “vedevo cani perfettamente sani che il giorno prima correvano e che il giorno dopo non c’erano più. Trovavo tanti cani morti, troppi”.
Anche Rita, che ha lavorato al canile nel marzo del 2008 come dipendente, è stata chiamata a testimoniare. “I primo cane morto che ho visto era un meticcio, non si sentiva bene. Ho chiamato la Cheti e poi mi sono allontanata per poco. Quando sono tornata ho trovato l’animale morto con una siringa a fianco”.
Giuseppe, nel 2007 dipendente del canile, ha dichiarato di aver visto fare punture, “ma a me veniva detto che erano antibiotici per cani”. “Ho visto Cheti Nin fare le punture”, ha raccontato il teste, “le ho viste fare anche dalla signora Laura (Gaiardi, ndr) e dalla dottoressa Butturini. Lei arrivava alle 19,30 quando noi dipendenti smontavamo”. E ancora: “ai cani venivano fatte le punture e il giorno dopo non c’erano più. La cella frigorifera, grande ad occhio e croce quattro metri per due e mezzo, era piena di cani morti”. Per Giuseppe, che ha risposto ad una domanda del pm Fabio Saponara, era la stessa Cheti Nin a gestire anche il denaro del canile.
Infine l’ultima testimonianza, quella di Giuseppe, che nel 2008 al canile ci è stato solo due mesi. “Ero in prova, poi non mi hanno fatto il contratto”. “Davanti a me ne hanno ammazzati tre”, ha detto il teste. “La Cheti e la Elena (Caccialanza, ndr) decidevano chi andava soppresso e chi no”. Giuseppe ha raccontato di aver visto da uno spioncino alcuni cani liberi addosso ad un cagnolino. “Era mattina. La sera prima lo avevo detto alla Elena di rinchiuderlo. Ho chiesto che chiamassero la veterinaria ma mi hanno risposto che era irreperibile, così l’ho chiamata io. Quando è arrivata ha estratto una siringa e dopo cinque minuti il cane era morto”.
La prossima udienza per altri testimoni è stata fissata al 25 marzo.
Sara Pizzorni
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