Sentenza Protti: 'Ho avuto giustizia, ma sbagliato intitolare la via'
Egregio direttore,
Era stata avanzata nei miei confronti una querela da parte della famiglia Protti. Il gip Salvini ha deciso di archiviarla. Bene. Ho ottenuto giustizia. La famiglia Protti non aveva alcun motivo per querelarmi. Non ho mai offeso la persona di Aldo Protti. Sia perché non è mia abitudine offendere, sia perché nei suoi confronti provo solo un sentimento di indifferenza. Ne apprezzo le doti canore. Nient’altro.
La mia polemica si è sempre rivolta nei confronti del Comune di Cremona da quando, inopinatamente, nel luglio del 2009, ha deciso di dedicargli una via (con il voto favorevole, purtroppo, anche di due consiglieri comunali del partito al quale sono iscritto).
Non ho mai motivato questa mia posizione con una presunta presenza del Sergente Maggiore della GNR Protti alla strage del Colle del Lys. Che sia stato presente o no è assolutamente ininfluente. E non si troverà una riga scritta da me che dica il contrario. D’altra parte sono convinto che questa tesi è stata artatamente messa in campo e cavalcata dalla destra cremonese nella consapevolezza che nessuno avrebbe mai potuto provarla. Tesi che continua a dimostrarsi un vero e proprio “falso scopo”.
La ragione di fondo che, secondo me, dice no alla intitolazione della via è ben più fondata. Si riferisce al fatto concreto e provato che il Sergente Maggiore della Guarda Nazionale Repubblicana Aldo Protti, per un lungo periodo (luglio 1944 – aprile 1945) è stato presente ed operativo in Valle di Susa. In quegli stessi mesi nelle valli di Susa, Lanzo, Sangone e Chisone ebbero luogo decine di rastrellamenti nei quali vennero uccisi 2024 italiani combattenti per la libertà (vedi anche la consulenza storica del prof. Bruno Maida). Ben 14 furono i partigiani cremonesi caduti, operanti in Valle di Susa.
Nel suo decreto il Giudice Salvini dice, tra l’altro: “…‘in copertura dei reparti della GNR di frontiera, le compagnie OP del Comando Provinciale GNR di Como e di Cremona’, oltre a volontari dell’Europa orientale…… avevano un ruolo di copertura e non di partecipazione diretta all’operazione di rastrellamento”.
Il decreto del Giudice Salvini rafforza, dunque, il mio convincimento che rimane molto semplice: non si dedica una via cittadina a chi, per dieci mesi, in un periodo tanto tragico, ha operato inquadrato in un reparto militare che ha “…. svolto un ruolo di copertura (ma in cosa consiste tale ruolo?) alle operazioni di rastrellamento” condotte da SS tedesche ed italiane, da nazisti e da fascisti.
Credo che il decreto emesso dal Giudice Salvini e le argomentazioni che contiene siano un’ulteriore prova che dovrebbe suggerire al Comune di Cremona di rivedere la decisione assunta nel luglio 2009. Suggerimento che vale anche per il Partito Democratico di Cremona.
Mi spiace che per il giornalista Paolo Zignani la pratica non sia stata archiviata e gli auguro di poter dimostrare, in giudizio, la propria innocenza rispetto al capo di imputazione.
Deo Fogliazza
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