La guerra nel commercio Mantovani diffidato da 15 associati Botteghe
Paolo Mantovani diffidato da 15 associati delle Botteghe del centro affinchè convochi un’assemblea ordinaria entro il 15 novembre, visto che è più di un anno che non ne vengono svolte e che da codice civile deve essere convocata. Lo stesso Mantovani (presidente Botteghe) che invece dirama una nota per la convocazione del Direttivo, da tenersi nell’arco delle successive 24 ore, presso la sede del Museo del Violino (dove si trova il bookshop di cui è contitolare). Alle rimostranze di alcuni membri, Mantovani rettifica giorno e sede: spostato di una settimana, il 28 ottobre, in via Porta Marzia 5. La rottura è completa tra alcuni storici componenti delle Botteghe, circa il rinnovo delle cariche e la strada da percorrere.
A prendere la parola oggi è un osservatore esterno ma ovviamente interessato alla questione ossia il quartier generale di Confcommercio, col suo presidente Fausto Casarin e il consigliere delegato ai Gruppi Stefano Arisi. Replicano, contestano e annunciano una possibile azione legale contro Mantovani, che in più di un’intervista ha detto che i dieci euro versati in più dai tesserati Confcommercio come quota annuale, destinati a finanziare le Botteghe del centro su un distinto conto concorrente, non sarebbero mai giunti a destinazione. “Questo – afferma Casarin – lascerebbe intendere che le quote associative delle Botteghe siano state non solo incassate, ma anche indebitamente incamerate da Confcommercio. Abbiamo ampia documentazione relativa a versamenti bancari che attesta che tale quota aggiuntiva, peraltro richiesta per iscritto dallo stesso Mantovani, è di pertinenza delle Botteghe e si riferisce alla loro quota associativa così come da consuetudine consolidatasi in anni e anni di vita dell’Associazione. Sono quindi soldi che sono andati direttamente alle Botteghe sul conto bancario a loro intestato. La Confcommercio ha svolto negli anni, e gratuitamente, un servizio di tesoreria occupandosi di riscuotere le quote per conto delle Botteghe ….”.
“Vuole tradire la storia e lo scopo per cui furono create le Botteghe; si fa portatore di un revisionismo a suo uso e consumo”, afferma Casarin, spalleggiato da un nome storico dell’associazione, Franco Stanga, in passato, al pari di Claudio Pugnoli, presidente delle Botteghe, poi della stessa Ascom / Confcommercio per una serie di mandati. Accanto a Casarin, l’avvocato Roberto Maria Dall’Olmo, in rappresentanza di 15 aziende associate a Botteghe del centro (ma sono una settantina quelle che hanno firmato un documento anti -Mantovani) che hanno chiesto la convocazione dell’assemblea. “Ordinaria, non straordinaria – precisa il legale – perchè ci sono tutti i presupposti normativi per richiederla, visto che da oltre un anno non viene convocata e occorre approvare il bilancio. I soci sono preoccupati del fatto che il loro presidente ammetta di non sapere quale sia la sua base associativa. Non basterebbe che a far fede fosse l’elenco di coloro che hanno pagato la quota? E’ un controsenso andare a chiedere ai soci, alcuni storici, di compilare il modulo di adesione, si tratterebbe di una re-iscrizione che non ha ragione di esistere”.
Evidente che Mantovani stia cercando di ampliare la base da portare in assemblea (ha già raccolto l’adesione di diversi tra commercianti, professionisti, operatori di servizi, anche appartenenti a sigle diverse da Confcommercio) ma, si chiedono i soci rappresentati da Dall’Olmo, “non sarebbe stato più opportuno condividere i cambiamenti che Mantovani vuole portare, con la base associativa?”. Sottolinea Paolo Regina, segretario generale Confcommercio: “La base associativa che Mantovani adesso disconosce è la stessa che lo ha eletto presidente. E’ sulla base di quell’elenco soci che venne eletto. Perchè adesso non va più bene?”
Una rottura definitiva, insomma, che sembra avere bisogno solo di un voto assembleare per essere formalizzata. Il fatto è che con o senza Confcommercio il suo gruppo Mantovani lo ha già costituito e – assicura – lavorerà per un nuovo concetto di rappresentanza nelle sedi istituzionali. Finiti i tempi delle grosse capacità di finanziamento degli eventi (sia da parte delle associazioni, sia da parte degli enti pubblici) sembra essere finito anche uno degli scopi delle associazioni del commercio.
g.b.
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