Pd Cremona e Crema: nervi tesi su area vasta, sanità, acqua e ora Camera di Commercio
Pd cremonese e cremasco sempre più distanti, quasi a prefigurare il ritorno a due federazioni diverse, com’era nel recente passato. Un tema che si lega agli sviluppi dell’Area vasta (il cremasco rivendica da sempre autonomia), alla nuova Ats sanitaria (Crema ha rivendicato e ottebuto autonomia da Cremona) e a molte altre questione. L’ultima occasione a Matteo Piloni (segretario provinciale dei Democratici ed assessore a Crema) per rimarcare la distanza da Cremona viene dalla vicenda delle aggregazioni delle Camere di Commercio, ma fortissimi attriti tra cremaschi e cremonesi c’erano stati anche poco prima di Natale sulle nomine per il Cda di Padania Acque. La candidatura alla fine rivelatasi vincente (grazie all’appoggio dei sindaci casalaschi) di Francesca Pontiggia ha fatto sì che nel Cda della società unica per l’acqua nata dall’aggregazione di patrimoniale e gestionale, siano finiti quattro cremonesi su cinque componenti: il presidente ‘di garanzia’ cremonese Claudio Bodini (indicato da Forza Italia, ma avvallato dal Pd), l’amministratore delegato Alessandro Lanfranchi (già sindaco di Ostiano), il vicepresidente cremonese Flavio Rastelli (Lega Nord), la cremasca Lucia Baroni (Pd) e, appunto, la cremonese Francesca Pontiggia, sempre Pd. Il cremasco ha accettato di buon grado il compromesso tra esigenze di governabilità di un’azienda che dovrà gestire i più importanti investimenti pubblici nel territorio, ma lo scontento del sindaco di Crema Stefania Bonaldi nell’ultima assemblea dei soci era palpabile. “Territorio sottorappresentato”, aveva detto, e di rincalzo era seguito un comunicato dello stesso Piloni che apprezzava la conclusione della vicenda Cda, ma evidenziava che certi strappi andavano ricuciti.
Dall’altra parte, le nomine nell’idrico hanno segnato una ritrovata coesione tra Pd cittadino e sindaco Galimberti, i cui rapporti hanno vissuto diversi alti e bassi nei quasi due anni di governo. Con notevole soddisfazione del segretario cittadino Roberto Galletti.
Ed ora la vicenda Camere di Commercio, un altro tassello e forse nemmeno il più significativo, ma che offre lo spunto a Piloni per rimarcare che le sempre più numerose collaborazioni istituzionali con i vicini di casa mantovani, ai cremaschi non piacciono. “Ho letto con piacere – scrive Piloni – la smentita del Presidente Auricchio rispetto al ventilato accordo per realizzare un’unica Camera di Commercio tra Cremona e Mantova.
Una smentita che non ritengo affatto formale, bensì di sostanza nel perseguire la strada per un’aggregazione tra Camere di Commercio molto più ampia rispetto alla sola Mantova.
I motivi sono molti, a partire dalla rete di più 100mila aziende presenti su questi tre territori (Cremona, Mantova, Pavia), ma è soprattutto la complessità territoriale della nostra provincia a dover convincere nel perseguire una soluzione che tenga conto di questa caratteristica e che possa rappresentarla al meglio.
Se è vero che il territorio cremonese, almeno in parte, già guarda al territorio mantovano con una serie di relazioni tra imprese, è altrettanto vero che una buona parte della nostra provincia, il Cremasco ma non solo, (che, va ricordato, rappresenta il 50% del Pil provinciale) è molto distante da Mantova, ed orbita su altri territori in termini di relazioni.
Mi auguro che l’interlocuzione con Pavia possa quindi proseguire, così come quella con altri territori, tra cui Lodi, provando a riprendere un confronto senza dare nulla per scontato.
L’unificazione con la sola Mantova sarebbe decisamente limitativa e certamente non rappresenterebbe quella visione d’insieme di cui i nostri territori necessitano.
Stesso ragionamento vale per l’Area Vasta. Pensare solo ed esclusivamente a Mantova renderebbe ancor più complicata la gestione dei nostri territori. Per Mantova è naturale ragionare in quest’ottica, non avendo altri territori confinanti (ad eccezione di Brescia), ma per la nostra Provincia ci sono altre possibilità ed altri ragionamenti da fare.
Come PD abbiamo preparato un documento con il quale, nei primi mesi del 2016, ci confronteremo con tutte le realtà economiche, sociali e amministrative dell’intera provincia, partendo dai territori e dalle loro specificità.
Ma il problema sta nel manico. Da un lato una Regione Lombardia completamente assente sulla partita della Riforma Costituzionale che definirà le cosiddette “Aree Vaste”, dall’altro l’evoluzione di altre aggregazioni (sanità, aler, trasporto pubblico locale, collegi elettorali, solo per citarne alcune) che in ogni passaggio hanno e stanno delineando assetti molto diversi tra loro.
C’è bisogno di una regia complessiva regionale forte, che tenga conto delle esigenze e delle specificità dei nostri territori. In questo la nostra Provincia, per la sua conformazione e la sua storia, vive una complessità maggiore, ma che è possibile gestire, evitando soluzioni di comodo e dimostrando maggior coraggio”.
Sul tema Area Vasta qualche ipotesi in Regione sta circolando, ad esempio la creazione di quattro macroaree che potrebbero vedere Cremona unita a Brescia, Bergamo e Mantova (ipotesi ‘Lombardia orientale’, caldeggiata dal presidente della Provincia di Brescia); oppure Cremona aggregata alle altre province del sud regione (Mantova, Lodi, Pavia). Aggregazioni in entrambi i casi molto vaste a cui si potrebbe tendere in prospettiva, attivando in prima battuta una collaborazione in gran parte già esistente con la sola Mantova: questa la linea espressa ad esempio dal presidente della Provincia Carlo Vezzini, espressione del Pd cremonese e certamente non condivisa da quello cremasco.
g.b.