Due dirigenti bancari finiscono a processo per truffa a due clienti

Devono rispondere dei reati di truffa e appropriazione indebita il direttore generale e il direttore della filiale di un istituto di credito del cremasco accusati di aver carpito la buona fede di due fratelli titolari di una società agricola, “approfittando della loro assoluta ignoranza in materia di contratti bancari e di derivati”. Il 15 ottobre del 2008 i due imputati avevano fatto sottoscrivere ai due fratelli un contratto di cessione di mutuo fondiario in favore della loro società per un valore di un milione e 400 mila euro, e successivamente, il 20 e il 21 ottobre dello stesso anno, un ulteriore contratto denominato ‘tasso fisso’, “avente ad oggetto strumenti derivati negoziati su mercati non regolamentati”. Per l’accusa, un contratto collegato in modo fraudolento a quello del mutuo fondiario, e della cui esistenza, sia i titolari della società che il loro delegato non sarebbero mai stati informati”. Alla data della stipula, i due imputati, che già avrebbero saputo, da “informazioni qualificate”, dell’imminente caduta del tasso Euribor, avrebbero praticato un tasso di interesse molto superiore, “inducendo quindi in errore le parti offese sulla natura e sui termini del contratto di mutuo” che i due responsabili della società credevano di aver stipulato. Così facendo, gli imputati si sarebbero procurati un profitto di 192.470,75 euro. Questo per quanto riguarda l’accusa di truffa. Per quella di appropriazione indebita, invece, i due imputati sono accusati di essersi indebitamente appropriati dal conto corrente della società dei due fratelli di un indennizzo di 180.000 euro prima, e di 145.000 euro dopo, relativo ad una polizza incendio. Davanti al giudice Francesco Sora, i due fratelli risultano parti offese e sono assistiti dall’avvocato Luigi Gritti. Non si sono costituiti parte civile in quanto è in corso una causa civile per il risarcimento del danno.
Sara Pizzorni