82enne legato, incappucciato e derubato in casa di 60.000 euro. A giudizio i tre rapinatori
Il 6 settembre di quattro anni fa, Mario, un pensionato cremonese di 82 anni esperto nella riparazione di piccola gioielleria, era stato rapinato nella sua abitazione di Cavatigozzi. I malviventi erano riusciti ad entrare in casa sua con la scusa di fargli riparare un orologio, dopodichè lo avevano bloccato, legato ad una sedia e incappucciato. Liberi di girare nell’appartamento, i rapinatori avevano portato via 60.000 euro in contanti custoditi nella cassaforte e monili in oro per 15.000 euro.
Per l’accusa, gli autori materiali di quella rapina sarebbero il pluripregiudicato Mirko Maruti, 31 anni, di Soresina ma residente a San Daniele Po, tutt’ora in carcere, Maurizio Boccoli, 33 anni, di Milano ma residente a Cremona, e Yuri Loria, 27 anni, nato a Cremona e residente a Gabbioneta Binanuova. Per i tre imputati, difesi rispettivamente dagli avvocati Andrea Polara, Alessandro Betta e Paolo Rossi, il processo si è aperto oggi davanti al collegio dei giudici.
Durante le indagini, affidate ai carabinieri, erano emersi altri due nomi: quello di Francesco Cè, 30 anni, di Soresina e residente a Gadesco, e quello di Anna Salami, 56 anni, di Cremona residente a Spinadesco. Cè, difeso dall’avvocato Giovanni Bertoletti, è già stato condannato con il rito abbreviato davanti al gup, mentre la Salami, assistita dall’avvocato Cesare Gualazzini, è stata assolta sempre davanti al gup. Oggi, chiamata a testimoniare nel processo contro i presunti autori materiali della rapina, la donna si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Per l’accusa, sarebbe stata proprio lei l’ideatrice e la mandante della rapina, tutto in ragione di un ipotetico debito della vittima proprio nei confronti dell’imputata, ex dipendente di un compro oro di via Dante ora chiuso. Cè, invece, si era occupato di effettuare i sopralluoghi nelle giornate precedenti il colpo.
Dunque un’indagine complessa, come ribadito questa mattina in aula dal maresciallo dei carabinieri chiamato a testimoniare e a raccontare tutta l’inchiesta che aveva portato ai cinque arresti. Un’indagine che si è basata su racconti testimoniali, ma anche e soprattutto sullo studio minuzioso dei dati telefonici e sulle immagini delle telecamere che alla fine avevano portato all’identificazione della Ford Fiesta grigia usata per la rapina. Il mezzo, segnalato da alcuni testimoni, era stato ripreso dalla telecamera di un bar non lontano dalla casa della vittima. Nel video la targa non era leggibile, ma il particolare tipo di cerchi in lega montati sull’auto aveva aiutato a restringere il campo delle ricerche.
Per la prossima udienza, fissata al 20 febbraio del 2018, è previsto l’esame degli imputati e di altri testimoni.
Sara Pizzorni