Cronaca

Referendum: Malvezzi: 'Vince il popolo', Piloni: 'Maggioranza dei lombardi non ha votato'

Il consigliere regionale di Forza Italia parla di successo: "Da oggi iniziamo a scrivere una nuova pagina della storia della nostra Regione e del nostro Paese", il segretario provinciale del Pd di "consultazione inutile, su cui si spera il sipario cali quanto prima e si affronti davvero il tema del regionalismo differenziato".

“Tre milioni di cittadini lombardi e tra questi il 40% degli elettori della Provincia di Cremona, hanno voluto dare allo Stato un segnale inequivocabile: chiudere la fase del centralismo e dare il via a un processo serio e indifferibile verso una maggiore autonomia per la Lombardia e per il Veneto, ed in futuro verso una riforma federale dello Stato”. Lo ha detto Carlo Malvezzi, consigliere regionale di Forza Italia, sull’esito del referendum del 22 ottobre.

“Questo popolo laborioso, intraprendente e solidale ha chiesto con forza più autonomia dallo Stato per quelle regioni che hanno dimostrato di saper utilizzare virtuosamente le risorse pubbliche – ha proseguito Malvezzi -. Da oggi iniziamo a scrivere una nuova pagina della storia della nostra Regione e del nostro Paese e lo faremo coinvolgendo gli enti locali e i soggetti economici e sociali che credono che i principi dell’efficienza, dell’efficacia e della buona amministrazione debbano diventare i criteri con i quali gestire l’Italia intera. Con i governatori della Lombardia Roberto Maroni e del Veneto Luca Zaia, predisporremo la richiesta di trasferimento di competenze per le 23 materie concorrenti previste dalla Costituzione e con esse anche la richiesta delle relative risorse. Tra queste ricordiamo l’università, l’istruzione, la tutela della salute, l’innovazione e la ricerca, la valorizzazione del patrimonio culturale ed artistico e le infrastrutture, competenze che, se ben gestite, possono migliorare significativamente la vita dei cittadini”.

Malvezzi ha ricordato che “nei prossimi giorni la Lombardia e il Veneto inizieranno una trattativa con lo Stato centrale che mi auguro possa portare ad una buona intesa, capace di dare risposte chiare ed esaustive alle giuste istanze dei cittadini veneti e lombardi. Nessuno pensi di poter ignorare la voce di 5 milioni di italiani tentando di derubricare questa consultazione ad un sondaggio di opinione: non sarà così”.

Una critica Malvezzi la riserva nei confronti della classe dirigente del PD: “Spiace dover rilevare come sia restata ferma al 4 dicembre 2016, non comprendendo che quella clamorosa sconfitta inflitta dal popolo italiano, portava con sé una richiesta di cambiamento che andava nella direzione opposta rispetto al modello centralista e statalista proposto da Renzi. Fatta eccezione per alcuni sindaci di centro-sinistra che si sono dichiarati a favore del sì, l’invito all’astensione, sostenuto dai vertici locali e nazionali del PD, è stato un atto di grave irresponsabilità che non ha premiato. Desidero ringraziare coloro che hanno lavorato generosamente in queste settimane per rendere più chiare le ragioni del SI e i tanti cittadini della Provincia di Cremona che con il loro voto hanno dato un contributo decisivo alle prospettive di cambiamento della nostra Regione e del nostro Paese. Continuiamo a lavorare insieme”.

Critico invece Matteo Piloni, segretario provinciale del Partito Democratico di Cremona che ha così commentato i dati referendari: “La possibilità di una maggiore Autonomia per le Regioni è una questione seria, e come tale va affrontata. Maroni, con il suo inutile referendum, ha svilito questo tema solo per avviare la propria campagna elettorale, nel tentativo di nascondere quanto nulla fatto in questi anni sull’argomento. Il tutto a spese dei lombardi: 55 milioni di euro. Recenti sondaggi ci dicono che il 70% dei lombardi è a favore di una maggiore autonomia. I risultati del referendum ci dicono che la maggior parte dei lombardi non ha voluto partecipare a questo consultazione inutile. Mi auguro che su questo referendum cali il sipario quanto prima e si affronti davvero il tema del regionalismo differenziato. Perché il tema c’è ed è serio”.

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